domenica 17 giugno 2018

Pianeta Terra in agonia - Prosegue la distruzione delle foreste pluviali e l'estinzione degli animali selvatici a causa del consumismo


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Le foreste pluviali della Terra, da quelle dell’Africa  equatoriale, all’Indonesia fino all’America del Sud in 100 anni si sono ridotte a meno della metà, riducendo drasticamente l’apporto di ossigeno nell’atmosfera e nel contempo non assorbendo più il principale gas serra che è la CO2. 

Tutto questo in nome di un consumismo sfrenato, a beneficio economico di pochi, che ha avviato il più grande disboscamento dell’Amazzonia per creare pascoli per bovini la cui carne poi finisce negli hamburger delle grandi catene alimentari USA. Mucche che a loro volta producono il CH4, ossia metano, 22 volte più potente della CO2. Sempre per lo stesso scopo si è pensato “bene” di massacrare le ultime foreste pluviali del pianeta per produrre biocombustibili (ricavati dall’olio di palma idrogenato, colza, soia, girasole e anche da mais, frumento, canna da zucchero o barbabietola da zucchero) e non solo. 

Alcuni anni fa Accademia Kronos organizzò una spedizione per verificare lo scempio che l’uomo stava e sta perpetuando nella foresta amazzonica solo per ricavare pascoli per i bovini destinati poi a diventare hamburger.  

Evo Morales, che anni fa ricevette da Accademia Kronos il riconoscimento “Un Bosco per Kyoto” perché nella costituzione della Bolivia aveva introdotto un articolo rivoluzionario, ossia: “Il diritto della Madre Terra di esistere”, può insegnarci molto nel rapporto uomo natura. Contestato dall’occidente perché troppo tollerante con la coca, noi l’abbiamo apprezzato invece per la sua profonda sensibilità verso l’ambiente naturale. 

Tre anni fa, quando ancora era vivo il nostro responsabile scientifico, Roberto Minervini, in occasione della visita in Italia di Morales, grazie agli amici dell’ambasciata della Bolivia, avemmo la fortuna di intervistarlo. Questo un passaggio della sua intervista: “...fin quando prevarrà sulla Terra il capitalismo selvaggio che foraggia la classe politica più potente di sempre, poco o nulla si potrà fare per fermare la sistematica distruzione di Madre Terra.  Quando si capirà che anche loro saranno le vittime di un mondo devastato, sarà ormai troppo tardi…“. Un quadro sconcertante presentato da un indios presidente di una nazione dell’America del Sud che conserva ancora una porzione della Selva Amazzonica. 

E come non dargli ragione dopo che alcuni giorni fa in TV è uscito un servizio sulla distruzione dell’ultima foresta pluviale del Borneo, dove si sono visti (sconcertante) oranghi che cercavano di fermare i bulldozer intenti a buttare giù gli alberi. Una scena raccapricciante che ci fa capire quanto avesse ragione in quella intervista Evo Morales. Parlando degli oranghi, primati estremamente mansueti e riservati, in nome dell’olio di palma gli scienziati ci dicono che sono ormai in via d’estinzione, in 16 anni sono stati uccisi circa 150.000 esemplari. Al momento si calcola che in vita ne siano restati poco più di 70 mila. A questo punto abbiamo chiesto aiuto ad alcuni amici ambientalisti che da oltre un decennio vivono ad Auroville (Vogliamo ricordare che il vecchio Kronos 1991 aveva sempre sostenuto Auroville, partecipato, seppur in piccolo, alla sua realizzazione) a loro abbiamo chiesto di fornirci qualche informazione più diretta su questa drammatica situazione. Ecco la risposta: “Caro Ennio, la questione non è semplice, non basta dire fermatevi o riflettete, perché sull’olio di palma ci vivono migliaia di persone e famiglie le quali se tutto si fermasse morirebbero di fame. Questa, purtroppo, è la forza di alcune multinazionali criminali su cui poggiano il loro comportamento distruttivo nei confronti della foresta e dei suoi animali. Abbiamo anche incaricato alcuni amici del Borneo di intervistare le persone che lavorano per produrre ed esportare olio di palma, hanno tutti risposto che conoscono il problema, ma che non ci possono fare nulla…". 

Paradossalmente sembra di vivere all’epoca di Sodoma e Gomorra, quando Dio rivelò ad Abramo che stava per distruggere le due città, perché il loro peccato era molto grave. Abramo cercò di evitare tale distruzione dicendo a Dio che in queste città c’erano ancora persone sagge e giuste, Dio gli rispose che non le avrebbe distrutte se avesse incontrato almeno 10 persone giuste per città… Sapete bene poi come è finita. Nel nostro caso Dio potrebbe essere Madre Terra, ma chi dovrebbero essere le persone sagge e giuste? Ovviamente i “grandi del pianeta”, quelli che decidono sul futuro dell’umanità. 

Ma, rifacendoci all’intervista di Evo Morales, fin quando l’ossessione del profitto a tutti i costi impererà nelle menti dei potenti, vane saranno le nostre aspettative per un mondo sereno e vivibile. Sul frontespizio del nostro notiziario ”AK Informa” riportiamo sempre una profezia dei Cree, indiani d’America, che ben si colloca in questo nostro servizio: “Quando avrete inquinato l'ultimo fiume, catturato l 'ultimo pesce, tagliato l'ultimo albero, capirete solo allora, che non potrete mangiare il vostro denaro.” 

Cosa fare allora? Arrenderci all’evidenza, rassegnarci e accettare passivi la tanto temuta ecocatastrofe? No, questo proprio no, se non vogliamo essere anche noi complici di questa nefasta prospettiva, almeno per i nostri figli e nipoti dobbiamo fare qualcosa, anche una piccola cosa, agendo per coscienza e per il bene della Terra e della vita in essa presente. 

Certamente non possiamo cambiare le cose da soli, ma almeno ridurre la nostra impronta ecologica negativa sull’ambiente. Quindi applicarci anche in piccole cose, e se un giorno tutti facessero la loro parte per l’ambiente, allora potremmo sperare d’invertire questa pazza corsa verso l’ecocatastrofe. 

Stiamo parlando di una rivoluzione culturale? Ma certo, questa potrebbe essere la soluzione, a patto però che tutti iniziassero ad attivarsi. Per scendere nel dettaglio che cosa ognuno di noi potrebbe fare per l’ambiente? Riportiamo alcuni suggerimenti: Ad esempio, se sappiamo che le stoviglie di plastica alla fine finiscono in mare, avvelenando così l’ambiente e i pesci, da oggi non compriamole più. 

Se mangiamo carne, soprattutto trattata come hamburger, dobbiamo sapere che partecipiamo, anche se in minima parte, alla devastazione dell’Amazzonia e all’immissione in atmosfera di gas serra, quindi potremmo iniziare a limitarne in consumo. 

Se confezioni di creme di nocciola, merendine ed altri dolciumi contengono olio di palma, anche se certificato “sostenibile”, evitiamo di acquistarle. Se le nostre città sono avvelenate da particolato e gas di scarico delle auto, potremmo cominciare ad usare di più i mezzi pubblici e, se proprio non possiamo farlo, almeno orientarci verso vetture ibride o elettriche. 

E infine cerchiamo di convincere parenti e amici a fare anche loro “LA LORO PARTE”. E’ giunto il momento in cui ognuno di noi prenda coscienza della situazione e del proprio contributo verso la causa comune, anche se può essere minimo, non aspettando domani, ma iniziando subito. Questo ce lo chiede MADRE TERRA e l’UMANITA’ DI DOMANI. 

Filippo Mariani  - Accademia Kronos

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