giovedì 21 novembre 2019

Il bioregionalismo e le dimensioni del mondo... Ma è tutta "scena"


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Caro Paolo, ...resettiamo il centro del mondo: in questi giorni mi chiedo spesso quante sono le dimensioni del mondo, se penso alle classiche misure che sono le leggi della prospettiva classica di Leon Battista Alberti, altezza larghezza e profondità,  mi viene da pensare al cubo e ai suoi sei lati, una scatola scenica come quella teatrale: pavimento, cielo, due quinte laterali, scena di fondo e spazio aperto verso il pubblico. 

Se penso alla realtà che mi circonda senza dimensioni metriche istintivamente la mia mente va subito alla sfera dove il centro è dappertutto e la circonferenza da nessuna parte. ecco quando scrivo vorrei trasmettere questa idea di realtà senza dimensioni, allora passeggio sulla spiaggia in cerca delle nuove dimensioni per spostare o resettare il centro non dico del mondo almeno del mio mondo. 

La fonte principale di ispirazione per me è sempre Freud e anche maestro, ha vissuto tutta la sua vita con un foglio bianco e una penna in mano a prendere appunti delle storie raccontate dai suoi pazienti, io lo emulo e porto sempre con me quaderno e penna per prendere appunti, di quel che mi succede attorno o di quel che le mie antenne percepiscono e mentre scrivo e prendo appunti mi astraggo e le dimensioni scompaiono o si sovrappongono: il cubo e la sfera, lo spazio e il tempo e dalla loro unione nasce il concetto di durata. quindi prima dimensione: il tempo, il cubo e la terra; seconda dimensione: lo spazio e il cosmo; terza dimensione: durata e infinito. Sarà così? boh! 

Lo chiedo anche a te, quante sono le dimensioni del mondo?

Ferdinando Renzetti


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Caro Ferdinando,  secondo me c'è poco da resettare, in noi stessi o nel  mondo. Le ultime battute della mia commedia sono: "In questo palcoscenico che è la vita, non possiamo né contrastare né favorire. Possiamo solo essere presenti ed agire come ci viene..."

Le dimensioni del mondo corrispondono alle dimensioni della vita. Sono passato dall'utero materno, all'infanzia, alla giovinezza, alla maturità ed ora -finalmente- sono in vista del traguardo finale!  A 75 anni suonati sono ufficialmente entrato nella dimensione dell'anzianità. 


Osho disse: "Se stai invecchiando, ricorda che la vecchiaia è il culmine della vita. Ricorda che la vecchiaia può essere l’esperienza più bella. Il vecchio si trova nello stesso stato di quiete dopo una tempesta, quando prevale il silenzio. Quel silenzio può avere una bellezza immensa, una profondità e una ricchezza incredibili. Se il vecchio è realmente maturo, allora diventa bello. Cresci, matura interiormente, diventa più attento e consapevole. La vecchiaia è l’ultima opportunità che ti viene concessa."

Ovviamente sono d'accordo con lui  e mi godo questa dimensione con grande calore e soddisfazione, anche perché ho avuto la fortuna di trovare, proprio in tarda età, una compagna adatta al mio percorso: Caterina Regazzi.

Ma tu  intendi le dimensioni come "luoghi", vero? Bene anche in questo caso posso dire di sentirmi fortunato. Vivo in un paese, Treia,  dove sono praticamente un "forestiero"  e  questa condizione mi da gioia perché mi fa sentire libero di esprimermi senza complimenti o riserve. 


Ieri sera, ad esempio, incamminandomi verso il  teatro comunale, dove alle 21,  avevo le prove della prossima commedia, Caba-Zen, che andiamo a recitare il 30 novembre 2019, mi sono agghindato di tutto punto con gli abiti di scena, compreso il poncho di lana di cammello ed un grezzo bastone da passeggio. La gente per strada mi guardava, un  cane sembrava preoccupato dalla mia "mise" ed il padrone l'ha stretto a sé, qualcuno che mi conosceva mi ha salutato con un sorriso, come dire "tanto lo so che fai l'alternativo". 

Finite le prove mi sono avviato, con la stessa "mise", verso casa e Stefano, un grafico che  ha realizzato la brochure  sul gruppo "il teatro delle immagini parlanti", mi ha chiesto: "che fai torni a casa vestito così?", ed io: "per me non esistono abiti di scena o da passeggio, resto come sono perché tutto è scena e tutto e passeggio".  

Insomma stare qui o stare altrove, giovane o vecchio, bello o brutto, felice od infelice, amato od odiato, cosa cambia?  

D'altronde è d'accordo con me lo stesso Leon Battista Alberti, che disse:"Bellezza è ragionevole armonia di tutte le membra in guisa composta che non si possa aggiungere o togliere nulla se non in peggio".

Paolo D'Arpini

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Caba-Zen - Teatro  delle immagini parlanti

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