Uno studio del CNR contribuisce a fare chiarezza su cosa accade ai tessuti sintetici e misto sintetico durante la fase di lavaggio in una normale lavatrice di tipo domestico. Gli scarichi della lavatrice sono stati collettati e le acque filtrate da una sequenza di filtri con porosità diversa e decrescente per definire con maggiore esattezza la quantità e la dimensione delle microfibre rilasciate.
I risultati dello studio italiano mostrano che, durante un normale lavaggio in lavatrice, vengono rilasciate da 124 a 308 mg per kg di microfibre tessili, questo range è influenzato dal tipo di indumento lavato, in particolare della natura del filato e dalla torsione dello stesso.
Diversi studi in questo ambito evidenziano come l’inquinamento marino dovuto alle microfibre tessili di tipo sintetico incida per il 35%. Non vi è da stupirsi se si considera che l’utilizzo di microfibre sintetiche costituisce il 60% delle materiale utilizzato dall’industria tessile e moda, che ogni anno ne utilizza 69,7 Mt., mentre, i lavaggi a livello domestico si aggirano, su scala globale, intorno a 840 milioni con un consumo di 20 km cubi di acqua e 100 TWh di energia.
Pensando a questi dati si comprende come il problema sia rilevante. Le mircofibre tessili si creano a seguito sia di uno “stress” chimico che meccanico del materiale tessile durante il processo di lavaggio in lavatrice, per questo molte ricerche cercano di capire come intrappolare, con appositi filtri, la maggiore quantità di fibre in modo che non risultino una fonte di inquinamento per il nostro ambiente.
Queste, infatti, possono finire sia nel suolo attraverso i fanghi di depurazione, spesso utilizzati anche in agricoltura, sia nei nostri mari, dove, inevitabilmente, vengono ingerite dai pesci e dai molluschi, finendo nella catena alimentare, e mettendo a repentaglio la stessa sopravvivenza di alcune specie ittiche.
In questo studio, pubblicato su Nature, sono state utilizzate 4 differenti magliette (T-shirt) due di poliestere al 100%, con strutture simile ma non identiche, una di poliestere ma con il 65% di materiale riciclato ed infine una con materiali misti: poliestre, cotone e modal.
Queste magliette sono state sottoposte a normali lavaggi in lavatrice da 2 - 2,5 kg di carico con uso del detergente ma allo scarico della lavatrice sono stati apposti dei filtri di diverse dimensioni per intrappolare le fibre rilasciate.
Lo studio riporta gli esiti dopo il primo lavaggio, e nei lavaggi successivi, con riferimento ai diversi tessuti impiegati.
Dopo il primo lavaggio emerge che
- le maglie in poliestere al 100% (identificate con le sigle BT e RT nell’immagine che segue) rilasciano una quantità similare di microfibre, perché hanno una struttura e un filato con caratteristiche simili; rispettivamente BT rilascia 1,1000,000 microfibre mentre RT 770,000
- la maglia contenente poliestere riciclato (contrassegnata dalla sigla GB) si comporta diversamente dalle precedenti, rilasciando una minore quantità di particelle tessili, ovvero 640,000
- la maglietta con materiali diversi, poliestere, cotone e modal (contrassegnata dalla sigla GT), risulta quella con il maggior numero di microfibre rilasciate, pari a 1,500,000.
Per quanto riguarda i filtri, quello che trattiene maggiormente le microfibre, in fase di lavaggio dei tessuti, risulta quello con porosità 60 micrometro. Per tutte le 4 magliette, infatti, questo si mostra in grado di trattenere ii 75-80% del totale delle microfibre rilasciate.
Nei lavaggi successivi, sono state utilizzate solo due diverse magliette: quella in poliestere al 100% (con sigla BT) e quella con materiale misto, poliestere, cotone e modal (con la sigla GT).
Verificando e confrontando il comportamento di questi diversi tessuti nei lavaggi successivi emerge che:
- dopo il 4° o 5° lavaggio, le microfibre rilasciate dalla maglietta in 100% poliestere (BT) tendono a stabilizzarsi mentre quelle della maglietta connotata dalla sigla GT tendono a diminuire.
Lo studio, in conclusione, conferma che il lavaggio dei tessuti sintetici in lavatrice contribuisce all’inquinamento delle acque superficiali e marine. Le microfibre rilasciate dai diversi indumenti utilizzati vanno da un range di 124 a 308 mg per kg che corrisponde ad un numero di fibre da 640,000 a 1,500,000.
Fonte primaria: "The contribution of washing processes of synthetic clothes to microplastic pollution"
Fonte secondaria: http://www.arpat.toscana.it/notizie/arpatnews/2020/046-20/tessuti-sintetici-e-rilascio-di-microfibre-durante-i-lavaggi-in-lavatrice
Commento di Marinella Correggia:
RispondiElimina"Ciao Paolo grazie! Hai segnalato un'ennesima fonte di patologie, l'inquinamento chimico. E adesso che mi pare nel Lazio, vogliono "igienizzare" le strade con ipoclorito di sodio (anche se l'Ispra Piemonte dice che è dannoso), sarà sempre peggio. Poi, se il mondo intero si convertirà a guanti e mascherine usa e getta, sai quanti miliardi di tonnellate di rifiuti? Questa crisi e le misure anti-Covid, porteranno il mondo verso più saggezza o no?..."
Commento di Luigi Caroli:
RispondiElimina"molto bello l'articolo sulle fibre che si sfibrano nelle lavatrici e ... finiscono in mare.
I pesci le mangiano e noi, mangiando i pesci, ci infibriamo.
Sapevo già del problema avendo acquistato recentemente
due libri molto interessanti sulla plastica che è ormai il
materiale più usato (per cui sarà difficile limitarne l'uso).
1) "La plastica nel piatto" di Silvio Greco - editore GIUNTI
2) "La guerra della plastica" di Guido Fontanelli - editore HOEPLI
Quelli che studiano seriamente e avvertono la comunità dei pericoli ci sono. Ma ... le multinazionali non hanno cuore.
Non solo se ne fregano, pensano solo ai loro straguadagni.
Strapagano gli scienziati famosi perché, raccontando menzogne, mettano in cattiva luce coloro che hanno fatto le giuste considerazioni.
In Italia abbiano un esempio clamoroso. La senatrice a vita
fa la propaganda per gli O.G.M.
Ciao. Luigi"