mercoledì 2 dicembre 2020

Ecologia sociale. Il ritorno ai piccoli borghi...



L'anno del "contagio"  ha ulteriormente messo in evidenza gli impatti negativi della inarrestabile urbanizzazione degli ultimi decenni, assunta globalmente come paradigma inevitabile e con la previsione che il genere umano nel 2050  per il 70%  avrebbe potuto concentrasi nelle aree urbane. L'immediato forzoso diffondersi delle nuove tecnologie che hanno accelerato homeworking, educazione a distanza, telemedicina, acquisti online, etc. ha accelerato in pochissimi mesi processi che si prevedevano a regime non prima di 15/20 anni. 

Questi cambi, riducendo la necessità di molti spostamenti fisici, influisce sull'intero modello della vita quotidiana nei grandi agglomerati urbani (nella stessa New York interi grattacieli di uffici si sono spopolati ) e sono arrivati per rimanere. Le preoccupazioni sanitarie, la necessità di alloggi più grandi, di maggiore spazi verdi, di luoghi di aggregazione accessibili e quant'altro stanno spingendo in tutto il mondo quote crescenti di "cittadini" ad allontanarsi dai grandi centri e cercare nuove alternative di localizzazione. La possibilità di risiedere altrove, riducendo l'attuale gap di servizi ed accessibilità grazie agli avanzamenti tecnologici, sta rivalutando il ruolo del borghi e centri rurali per ridivenire poli di aggregazione sociale a scala umana con una migliore qualità di vita. 

L'Italia per le sue caratteristiche geografiche, sociali e storiche dispone di un numero assai rilevante di centri e borghi, di cui oltre 5800 con meno di 5000 abitanti, può in tempi brevi avviare una riduzione sostanziale dei fenomeni di urbanizzazione, favorendo come alternativa l'adeguamento, recupero e riutilizzo di questi insediamenti. Il turismo responsabile rivisto con un modello rispettoso di ambiente, patrimonio e tradizioni può essere un importante elemento per lo sviluppo dei borghi, inteso non come soltanto seconde residenze temporanee, ma integrato nella economia locale e interagire con le comunità ospitanti in un rapporto diretto e senza le molte intermediazioni attuali. Ma si tratta di avviare un profondo cambiamento dell'intero modello di sviluppo territoriale, non solo per gli aspetti insediativi, ma di molti altri come: ambientali, sociali, economici, infrastrutturali, produttivi, turistici e così via . 

Serve quindi un approccio olistico con la partecipazione di tutti gli attori ed, a mio avviso, in tempi ravvicinati per poter in qualche modo gestire e direzionare una crescente domanda attuale e potenziale. 
 
Arch. Paolo Motta  
















Stralcio tratto da AK Informa N.41  

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