È fresco di stampa il nuovo saggio di Lorenzo Merlo, giornalista e fotografo, da sempre molto attento alle tematiche ambientali e umanistiche. Il suo “Vivere, parlare, pensare, senza dire Io” esce per la collana saggistica di Primiceri Editore e affronta il tema della riscoperta della autentica natura dell’uomo e del liberarsi da orgoglio e dal culto dell’Io.
Per affrontare una tematica così rilevante, oggetto di riflessione di numerosi filosofi nella storia, Merlo si avvale della collaborazione di tre pensatori umanistici di diversa estrazione culturale: Palo D’Arpini, Marco Baston e Paolo Lissoni.
L’orgoglio, o importanza personale, nonostante siano valori nella nostra egocentrica cultura, sono una delle origini di sofferenze e malattie. Esse sottintendono un’identificazione di noi stessi con il ruolo che stiamo sostenendo momento per momento. Emanciparsi dal loro dominio, ovvero dal culto dell’io, tende a liberare la nostra autentica natura e creatività, a fare di noi persone compiute. Tutti possiamo evolvere, ovvero trovare la nostra via al nostro centro, indipendentemente da quanto penalizzante sia il punto di partenza della risalita verso noi stessi.
Il libro si compone di due interviste e una postfazione. Tre espressioni, dicevamo, del pensiero di altrettanti ricercatori umanistici, rispettivamente: induista-taoista-orientale per Paolo D’Arpini; mesoamericana-tolteca-castanedica per Marco Baston; scientifico-cristica per Paolo Lissoni. Al di là di ognuna, liberandosi dalle differenze formali, rilevandone il valore simbolico, si coglie tanto la comune esigenza di fondo che sospinge la loro ricerca, quanto il fine dedicato al recupero e alla valorizzazione delle doti estetiche, dei sensi tralasciate, quando non denigrate, dalla cultura razionalista, materialista, positivista. La particolare Introduzione (in tre parti) è dedicata ad orientare la lettura con una doppia mira: una, senza alcun intento proselitico, è rivolta agli scettici, coloro i quali, oltre la dimensione della cosiddetta oggettività dei fatti e della materia, vedono solo ciarlatani. Nonostante le apparenze, l’esperienza non è trasmissibile, dunque ognuno dovrà compiere da sé la propria via; il secondo intento è quello di narrare in cosa consista l’incarnazione e perciò la ricreazione di quanto emerge dalle Interviste e dalla Postfazione. Di andare oltre lo sterile mito del semplice Capire, dimensione intellettuale frivola, volatile e sopravvalutata.
Senza dire io è anche un crogiuolo nel quale sono stati mescolati elementi provenienti da differenti stirpi evolutive. Vi si può riconoscere come differenti Tradizioni sapienziali d’Oriente e d’Occidente – quasi avessero operato insieme in una squadra mondiale composta da tutte le generazioni – abbiano le doti per proporre agli uomini e alla storia una via di salute e bellezza.
Marta Ferrari
Fonte: https://leggeretutti.eu/vivere-parlare-pensare-senza-dire-io/
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