martedì 26 luglio 2022

Sopravvivenza Bioregionale Sopravvissana dai Monti Sibillini

 



Un'altra giornata di pascolo torrido un'altra giornata di pascolo secco, più secco del fieno.

Una giornata in cui sono rimasta col naso in aria e una certa preoccupazione, dati gli incendi vicini di Abeto e Saccovescio. L'odore del fuoco ha la capacità di mettere tutti in allerta, uomini e animali.

E poi l'erba, l'erba che si sbriciola al passaggio delle pecore, polverizzandosi, ormai secca all'inverosimile. 

Eppure guardo le nostre pecore, che ormai hanno assunto il colore dell'altopiano:  bionde. Bionde come nella celebre poesia Dannunziana. 

Le guardo e le vedo rientrare allo stazzo, alla sera, ugualmente ed incredibilmente sazie, soddisfatte nonostante la stagione pessima, e provo un moto impressionante di orgoglio di fronte al successo di un recupero della razza così dannatamente reale e concreto delle caratteristiche ancestrali di razza, che consente a questi animali di vivere bene l'estate, le stagioni, nonostante tutto. Orgoglio, commozione e profonda soddisfazione. 

Orgoglio, perché questa sarà la tipologia di animali che dovremo allevare noi e tanti colleghi, da qui in avanti. Non intendo proprio la Sopravissana, ma la biodiversità locale. Ognuno la propria, inevitabilmente. 

Le razze iperproduttive, le "macchine" da latte e da carne che finora hanno popolato gli allevamenti, diventeranno poco convenienti con l'aumentare delle temperature, la riduzione della disponibilità di foraggi e l'aumento dei costi, e si dovrà inevitabilmente tornare ad allevare biodiversità locale. 

Perché? Perché l animale che è stato forgiato nei secoli dall'ambiente in cui è nato, è diventato "adatto" a popolarlo. 
Un animale nato, vissuto e selezionato da generazioni in un dato ambiente, meglio si adatterà alle variazioni che questo subisce e potrà subire. Indubbiamente meglio di una razza selezionata a "stabulazione fissa", senza mettere il naso fuori dalla stalla e, peggio ancora, che non conosce pascolo vero.

La biodiversità produrrà indubbiamente meno in termini quantitativi, ma sarà comunque in grado di produrre comunque il suo quantitativo con una certa costanza, contrariamente ad animali più esigenti che, selezionati per produrre abbondantemente, continueranno a necessitare di iper alimentazione e soprattutto alimenti con caratteristiche iper energetiche per poter produrre un certo, elevato standard.

La natura ci sta dando una lezione che difficilmente dimenticheremo... quella di imparare ad accontentarsi, quella di produrre il minimo indispensabile senza arraffare troppo dall'ambiente che ci circonda, quella di avere animali antichi che si accontentano di ciò che l'ambiente offre. 

Ci sta insegnando a rispettare il passato. Quello stesso passato che avevamo gettato nel dimenticatoio, in virtù di un consumismo che aveva solo uno slogan: produrre, produrre, produrre - a qualsiasi costo. A costo di far diventare mucche delle pecore, a costo di far arrivare grano e soia dall'altra parte del mondo per alimentarle. 

Ecco, ci stiamo rendendo conto che è poco conveniente farlo, e soprattutto dover dipendere da come "persone terze" poggiano i piedi in terra al mattino... e se scendono dal letto col piede sbagliato, poi...

L'Italia ha talmente tanta biodiversità da preservare e da cui attingere, che potrebbe viverci tranquillamente. 
Lo farà? Non è ancora dato sapere, ma di certo gli ultimi avvenimenti stanno dando uno "scossone" all'intero settore.

Cerchiamo di non rimanere indietro.


Silvia Bonomi dell'azienda. Agr. Sopravvissana dei Monti Sibillini





Nessun commento:

Posta un commento