sabato 31 maggio 2025
Spiritualità Laica come componente dell'Ecologia Profonda...
La Rivoluzione Nonviolenta. Principi e Metodi...
Una rivoluzione nonviolenta si fonda sull'analisi dei rapporti di forza e sul ritiro del consenso popolare. Sharp cataloga 198 metodi di lotta nonviolenta (protesta, non cooperazione, intervento) e ne sottolinea la necessità strategica: identificare le fonti del potere avversario, pianificare le azioni, mantenere la disciplina nonviolenta e prepararsi alla repressione, trasformandola in vantaggio. Navarra, nel solco di Cassola e L'Abate, enfatizza l'antimilitarismo radicale, l'obiezione alle spese militari e la difesa civile nonviolenta, connettendo le lotte per la pace, la giustizia sociale e climatica.
Strategia e Momento Insurrezionale
La rivoluzione nonviolenta è un processo strategico che prevede: analisi del contesto, mobilitazione, diversificazione delle azioni (ritiro del consenso, proteste, creazione di alternative), disciplina e pressione sui sostenitori esterni del regime. L'obiettivo è un cambiamento radicale e duraturo.
Il testo introduce la pertinenza di Lenin e Gramsci. Per Lenin, la "situazione rivoluzionaria" emerge da crisi "dall'alto" (incapacità del potere) e "dal basso" (volontà delle masse), con la mobilitazione e la guida di un "partito" (o movimento organizzato nonviolento). Gramsci, con la "guerra di posizione", evidenzia la necessità di erodere l'egemonia culturale del potere, costruendo un "blocco storico" alternativo nella società civile, tramite "intellettuali organici". La nonviolenza è per natura una "guerra di posizione", mirata a delegittimare il potere e costruire consenso.
Un momento insurrezionale nonviolento può essere il culmine dell'azione di massa, con l'assedio fisico e simbolico dei palazzi del potere. Questo paralizza il regime, lo delegittima, esercita pressione psicologica e crea una nuova sovranità popolare. Tuttavia, è cruciale valutare il "momento giusto": l'azione è efficace solo se il potere è già indebolito e diviso ("crisi dall'alto"). Il rischio di un "assalto" prematuro, come Piazza Tienanmen, dimostra la necessità di una lucida analisi delle condizioni oggettive.
La saggezza strategica della nonviolenza impone di agire quando la forza del numero e della determinazione pacifica trova un terreno fertile per il successo.
Il saggio in costruzione esamina la rivoluzione nonviolenta, integrando le visioni di Gene Sharp e Alfonso Navarra, con spunti da Lenin e Gramsci, secondo le indicazioni di Alberto L'Abate e Carlo Cassola.
giovedì 29 maggio 2025
Carta zodiacale della Repubblica Italiana...
mercoledì 28 maggio 2025
Simbologie ed analogie tra natura e arte...

Spesso quel che è rappresentato nella natura trova anche una sua corrispondenza nella coscienza dell’uomo, infatti l’atto creativo, sia esso ascritto a un Dio od a Madre Natura, è stato spesso paragonato a quello di un artista che produce la sua opera.
Ciò avviene poiché nel Logos del mondo manifesto si riconosce un disegno od uno scopo ed è esattamente quel che avviene con la produzione artistica. Ma potrebbe essere notata una differenza essenziale, infatti nel caso del lavoro artistico, come ad esempio la pittura, vi sono molte cause distinte. La materiale: le tele, il colore, etc. La formale: la configurazione, etc. L’efficiente: l’artista, il pennello, etc. E la finale: l’onorare qualcuno, guadagnarsi da vivere, etc. Ma nel caso della manifestazione del mondo non vi sono cause distinte, essendo l’originale una sola, sia essa definita Energia naturale o Dio.
“Egli dipinse il quadro dell’esistente in se stesso e su se stesso, con il pennello della sua volontà, e fu subito lieto” Afferma una antica scrittura indiana riferendosi al Creatore. Ma anche in altri testi filosofici e scientifici spesso la pittura è usata come esempio per significare la progressiva capacità realizzatrice della vita.
Seguendo il concetto dei tre stadi successivi della manifestazione cosmica, osserviamo che all’inizio vi è la “latenza” o “energia causale” poi subentra il “sottile” o “forma pensiero” ed infine il “grossolano” o “materia”. Questi stadi vengono comparati con 1) lo schiarimento delle tele ed il rafforzarle con l’amido; 2) lo schizzo dei contorni delle figure sulla tela; 3) riempitura delle immagini con il colore.
La “coscienza” o volontà creatrice è la causa coefficiente dell’opera, che è come la tela sbiancata; la “capacità” operativa è la causa sottile, rappresentata dalle sembianze appena schizzate ma presenti nella fantasia dell’autore, come è presente il feto nell’utero materno; ed infine la forma finale che è come la nascita o apparizione manifesta e si può paragonare alla pittura finita.
Dobbiamo però ricordare che queste funzioni creatrici, nel caso della “creazione dell’universo” appartengono tutte alla medesima Forza o capacità espressiva. L’artista, il materiale, l’opera, il critico, il cliente.. etc. sono originati tutti dalla stessa Energia primordiale (o Dio).
“L’immagine di nome e forma, l’osservatore, lo schermo sul quale egli vede, e la luce per la quale egli vede… tutti questi sono Egli stesso” (Ramana Maharshi)
Paolo D’Arpini - Rete Bioregionale Italiana
martedì 27 maggio 2025
Nemesi alimentare. Di bene in meglio o di male in peggio..? -
La lunga lista di salutisti trova al primo gradino la macrobiotica per passare ai vegetariani, da questi ai vegani, poi ai crudisti, ai fruttariani, ai melariani per arrivare ai respiriani. E speriamo che non si aggiungano alla lista anche coloro che rifiutano di respirare per non sentirsi in colpa di inquinare l’aria del pianeta. Insomma un arcipelago di persone che insegnano cosa mangiare per nutrirsi correttamente a seconda delle proprie convinzioni dietologiche. Tanto per dirne una, la filosofia vegan ha come obiettivo la crescita integrale della persona e fonda le sue radici sul pensiero, la spiritualità e la scienza dei grandi illuminati il cui principio base è l’amore ed il rispetto per la vita in tutte le sue manifestazioni: non solo fa riferimento alle leggi naturali, le quali prevedono che l’alimentazione per gli umani sia quella per cui sono stati anatomicamente ed emotivamente progettati, ma ritiene che si debba considerare l’evoluzione cui sono soggette tutte le cose. Questo processo evolutivo del pensiero e della coscienza umana, pur facendo riferimento alle suddette leggi naturali, necessita che gli umani arrivino per sensibilità e compassione, all’alimentazione etica, a non sacrificare non solo gli animali ma nemmeno le piante, anch’esse sensibili e portatrici di vita. Se dunque la motivazione dei crudisti, fruttariani, melariani, respiriani ecc. rientrano in quest’ottica sono senz’altro componenti del così detto Movimento Universalista, diversamente se lo scopo dominante è il benessere fisico, mentale, emozionale o spirituale fine a se stesso, non rientrano nei principi che caratterizzano il Movimento i cui benefici sono conseguenti ad una scelta altruistica, non lo scopo. |
lunedì 26 maggio 2025
Torino. Città Metropolitana ed opere dannose per l'ambiente...
Il Coordinamento No gronda – No tangest (di Torino) è contrario a un’opera dannosa e molto costosa sul territorio tra San Raffaele Cimena e Santena, passando per Gassino e Chieri, che viene definita “Gronda”. Il termine, più che alludere allo “scaricamento di traffico”, serve a depistare l’immaginario, dopo gli ingenti soldi sprecati in decenni di inutili studi di fattibilità di una tangenziale, nell’illusione di limitato impatto ambientale.
Gli amministratori favorevoli all’opera sostengono che si tratti di una magica soluzione di sviluppo economico e di (esagerati) problemi di traffico, peraltro continuamente enfatizzati senza aver visionato lo studio di pre-fattibilità, in quanto ancora in fase di elaborazione e/o secretato. Nel 2024 la Città Metropolitana di Torino ha affidato questa indagine allo studio Meta di Monza (già redattrice del Piano Urbano per la Mobilità Sostenibile, il testo guida generale) sostenendo un costo di 100.000 euro, a cui si aggiungerebbero altri 750.000 euro di fondi regionali qualora lo studio andasse avanti.
L’opera, grossolanamente stimata e senza dettaglio di costi, è prevedibile che costerà oltre un miliardo di euro, mentre gli amministratori locali che, in modo sbrigativo, sono stati coinvolti e hanno manifestato contrarietà o talora dubbi e richieste, ne restano all’oscuro. La nostra opzione zero dell’opera non è stata minimamente considerata e siamo costretti a basarci su ciò che è trapelato come informazione dietro alle cortine fumogene dei presentatori.
La Gronda Est dovrebbe collegare le Autostrade A21 e A4, attraversando la collina del chierese e del gassinese, prevedendo gallerie e viadotti e, ove possibile, un allargamento fino a 20 metri della provinciale 122, con 2 corsie separate da spartitraffico e una terza corsia per veicoli lenti in salita, più due strade laterali per immettere i veicoli dagli attuali accessi, che verrebbero chiusi con allungamento della percorrenza fino allo svincolo più vicino. Ciò comporta sicuramente svariati espropri di terreni e abitazioni, mentre due paesi, uno di fronte all’altro relativamente alla provinciale (i confinanti Montaldo e Pavarolo), rimarrebbero divisi da una rilevante trincea stradale.
Il traffico che la gronda in esame toglierebbe all’attuale tangenziale è stato stimato al massimo in un 3%, che si ridurrebbe ancor più con la prossima apertura della Asti-Cuneo; e non sono attendibili le valutazioni sul traffico locale, in quanto non tengono conto della crescente diffusione dello smartworking e di soluzioni alternative all’uso dell’auto, così come della riduzione del traffico in atto, legata alla deindustrializzazione e a diverse forme di logistica.
I cantieri per la costruzione di queste cinque corsie d’asfalto e per erigere viadotti (che in talune località si è calcolato possano raggiungere 17 metri di altezza), la costruzione di almeno due gallerie e, di conseguenza, i decenni da mettere in conto per il completamento dell’opera, più eventuali possibili ritardi, per finire con il problema dello smaltimento del materiale degli scavi: tutto ciò devasterebbe in profondità un territorio che ha ottenuto, anni fa, il riconoscimento di area Mab Unesco. Il risultato finale aggraverebbe ulteriormente il quadro, perché vedrebbe aumentata la percorrenza di mezzi pesanti (approssimata tra i 20.000 e i 40.000 veicoli al giorno) e una trasformazione del nostro prezioso territorio in una periferia di Torino, in un’area non dissimile a quelle adiacenti all’attuale tangenziale.
Altro che diminuzione del traffico locale, soprattutto di camion! Questo rappresenta uno dei principali argomenti cavalcati da chi è favorevole all’opera. Ma Torino è una delle città più inquinate d’Europa e tale incremento di traffico intaccherebbe l’ultimo rilevante polmone verde che la circonda. Chi abita nelle vicinanze dovrà mettere in conto anche l’inquinamento acustico e l’accrescimento del rischio di incidenti derivanti dal riversamento di rifiuti tossici e dai trasporti legati alla militarizzazione del territorio e radioattivi: tutti scenari possibili.
Nel nostro territorio il settore più promettente di ulteriore sviluppo è quello del turismo di prossimità, capace di coniugare agricoltura, storia, cultura e fruizione paesaggistica d’eccellenza, punto di giunzione tra collina torinese, chierese, gassinese e Monferrato, che rigenera il terziario e supera la deindustrializzazione. Abbiamo urgenza di servizi di trasporto pubblico, ma efficienti ed ecosostenibili, che utilizzino energie rinnovabili, come è avvenuto, ad esempio, a Friburgo. Occorrono treni efficienti e autobus collegati alla metropolitana per diminuire il traffico automobilistico pendolare per e da Torino, una metropolitana leggera lungo l’asse Chivasso-Torino, il completamento della metro di Torino, il potenziamento del trasporto GTT verso le stazioni ferroviarie e sarebbe utile una stazione fra Settimo e Brandizzo.
La scarsità di risorse per il trasporto pubblico contrasta con lo spreco enorme per la TAV che, se da un lato riduce il traffico su gomma (confermando le nostre previsioni), dall’altro spreca denaro pubblico in modo scellerato per quest’opera, che ha già ampiamente sforato i limiti delle previsioni di spesa e pone problemi gravi; come la destinazione dello smarino, l’inquinamento dell’aria e dell’acqua (con il tasso record di PFAS registrato a Bussoleno).
In generale si sta diffondendo la tendenza ad accentrare i processi decisionali nelle giunte o, addirittura, nella sola figura del sindaco e di alcuni assessori più influenti di altri. Del resto, a livello nazionale, è ormai consuetudine l’uso del disegno di legge come strumento per scavalcare il parlamento e bypassare vincoli paesaggistici e altre garanzie procedurali. Così è per il disegno di legge sul nucleare, oppure per la recentissima decretazione sulla sicurezza, tesa a colpire il dissenso politico e la libertà di opinione.
La devastazione prodotta della Gronda Est potrebbe far perdere alla nostra zona il riconoscimento Unesco, la cui richiesta di rinnovo dovrebbe partire nei prossimi mesi: e tutto questo nella sostanziale impreparazione degli attori interessati e nella scarsa consapevolezza dell’importanza di questo riconoscimento. Il presidente del Mab Unesco è la medesima persona che presiede la Città Metropolitana di Torino e siamo preoccupati del silenzio in merito a tale richiesta…
Da un recente studio sulla libertà di informazione, l’Italia è slittata dal 46° al 49° posto, ultima nel contesto europeo. Constatiamo ogni giorno come, in tutto il nostro Paese, la diffusione del saccheggio dell’ambiente mette a profitto speculazioni locali, attraverso l’inarrestabile consumo di suolo e l’utilizzo sbagliato di fondi del PNRR. Tranne alcune denunce mediatiche e interventi sporadici di singoli amministratori, i cittadini sono soli: come dimostra, ad esempio, lo scempio in atto nell’area naturale protetta del Parco del Meisino a Torino, sotto gli occhi di tutti.
I cittadini sono i veri esclusi dalla personalizzazione, esternalizzazione e privatizzazione della nostra politichetta quotidiana. Eppure nel 2001 all’interno della Costituzione è stato introdotto il principio di sussidiarietà orizzontale. La partecipazione è la leva in nostro possesso per una trasformazione sociale che sostituisca l’abitudine alla delega. Le opere calate dall’alto per i profitti di pochi e i danni per la moltitudine sono ormai insostenibili. A partire dal locale si può dare il proprio contributo a un’utopia concreta (o eu-topia) attraverso la mobilitazione cognitiva, che riconosce le positività del luogo in cui si vive, e la motivazione affettiva a sentire il luogo come proprio, meritevole di cura e aperto alla fruizione altrui e alla relazione di diversità e biodiversità.
Claudio Viano (Coordinamento No gronda – No tangest)
domenica 25 maggio 2025
L’uomo è ad un bivio…
*
L’uomo nel corso della sua breve storia ha enormemente trasformato la faccia della Terra, perché egli può deliberatamente modificare quasi tutto quel che costituisce il suo ambiente naturale e controllare quel che cresce e vive in esso.
La trama della vita è però tanto delicata e tanto interconnessi sono tra loro il clima, il terreno, le piante e gli animali, che se una componente di questo complesso viene violentemente modificata, se alcuni fili vengono tagliati all’improvviso, l’intero complesso subisce una modificazione.
Per centinaia di anni -e soprattutto nell’ultimo secolo- l’uomo è stato la causa di deturpazioni, stermini ed alterazioni profonde… e questo malgrado la sua contemporanea capacità di creare abbellimento ed armonia. Il potere intellettivo che consente all’uomo di progettare e costruire è lo stesso che gli consente di distruggere. Con l’aumento smisurato della popolazione umana la capacità di procurare danni materiali è cresciuta esponenzialmente.
Purtroppo questa nostra Terra non è un Paese di Bengodi od un corno dell’eterna abbondanza… le risorse del pianeta, pazientemente accumulate e risparmiate nel suo ventre, sono ora in fase di esaurimento. La biodiversità e la purezza del genoma della vita sono sempre più a rischio… molte specie animali e vegetali resistono solo negli zoo o nei giardini botanici. In tutto il mondo moderno ogni nuova impresa economica e scientifica viene seguita da peste e malanni, lo sviluppo continuo equivale al consumo accelerato dei beni, nella incapacità di recupero ambientale e ripristino da parte della natura.
Occorre da subito e con la massima serietà e determinazione fermare la caduta, preservando le risorse residue e quel che rimane della vita selvatica, non solo per il mantenimento della bellezza naturalistica ma soprattutto perché l’armonia complessiva, cioè la reale sopravvivenza della comunità dei viventi (e dell’uomo stesso) dipende da quelle componenti.
Il futuro dell’umanità, infatti, non resta nella sua colonizzazione di altri pianeti del sistema solare bensì nella sua abilità di conservare la vita sul pianeta Terra.
Paolo D’Arpini – Rete Bioregionale Italiana
sabato 24 maggio 2025
Friuli e Venezia Giulia vogliono un futuro di pace! No alla militarizzazione del porto di Trieste...
In uno scenario infuocato di scontro globale e di terremoto geopolitico, il piano annunciato di riarmo europeo da 800 miliardi di euro, denominato ReArm Europe, e il contestuale aumento delle spese militari nazionali, prevedibilmente a discapito delle spese pubbliche sociali, non possono che rappresentare una sinistra minaccia, un preludio ad un nuovo grande conflitto.
D'altronde le armi sulle quali ora si investono fiumi di miliardi dovranno pur essere utilizzate?
In questo contesto di corsa al riarmo, militarizzazione e conflittualità globale si inseriscono pure i piani geostrategici che prevedono il coinvolgimento della città di Trieste nell'Imec (India-Middle East - Europe Corridor, ora commercialmente denominata "Nuova via del cotone" o "Via dell'oro") e nella Three Seas Initiative.
L'IMEC
L'Imec è la risposta americana alla Via della Seta cinese, una tratta tramite la quale collegare Europa ed India, passando per il Medio Oriente, per fare così concorrenza al famoso piano commerciale cinese.
Questa “Via dell'Oro”, come viene da poco chiamata l'IMEC, viene spacciata da think thank e governo (il governo italiano ha ripetutamente dichiarato di voler aderire al corridoio, tant'è che ha appena nominato l'ex ambasciatore presso la Nato Francesco Talò come inviato speciale per l'Imec [1]) come un corridoio commerciale dalle grandiosi opportunità. Tuttavia, oltre a non presentare realmente buone prospettive economiche, non è nemmeno realizzabile nel breve periodo in quanto dovrebbe passare per un'area quanto mai instabile: la Palestina occupata ed il Medio Oriente.
Uno dei centri più importanti dell'intero corridoio, che si vorrebbe mettere in diretto collegamento marittimo proprio con Trieste, è nientemeno che il porto israeliano di Haifa (uno dei porti nei quali Israele riceve le sue armi provenienti dall'estero). Da questo ne consegue pure che l'effettiva realizzazione dell'Imec comporterebbe necessariamente l'instaurarsi di un rapporto stretto e diretto dello Stato italiano e della città di Trieste con lo Stato sionista, ovvero l'avamposto imperialista in Asia Occidentale responsabile di un genocidio tuttora in corso.
La verità è che questo piano partorito a Washington non è una semplice iniziativa commerciale, come viene presentata al pubblico, bensì è un programma che cela risvolti geo-strategici ed interessi militari di Usa, Nato e Israele. Tale verità è stata accennata dallo stesso Il Piccolo (giornale mainstream e ufficiale di Trieste), che in un suo articolo del 18 febbraio 2025 scrisse apertamente: “l’Imec è infatti il corollario commerciale di considerazioni strategiche di ordine militare”.
Fronte della Primavera Triestina, Coordinamento No Green Pass e Oltre Trieste, Insieme Liberi, Tavola per la Pace FVG, Multipopolare, Partito Comunista, SOCIT – Socialismo Italico, Partito dei CARC
coordinamentonazionalenonato@ |
Articoli esplicativi:
[1] https://formiche.net/2025/04/
https://nationalinterest.org/
[3] https://formiche.net/2025/04/
[4] https://formiche.net/2025/04/
[5] https://www.huffingtonpost.it/
[7] https://www.triesteprima.it/
[8] https://www.triesteprima.it/
venerdì 23 maggio 2025
Bitonto. Estirpazione olivicola per far posto al fotovoltaico a terra...
“Nella terra dell’olio si fa scempio degli ulivi e, con l’autorizzazione della Regione Puglia e col placito assenso del Comune di Bitonto, gli oliveti secolari e ben 1950 alberi di olivo vengono espiantati, sradicati. Si tratta di piante sanissime, ma in Puglia adesso non si espianta solo per la Xylella, ma anche per lasciare il posto a una enorme macchia nera, un impianto fotovoltaico che si estenderà per 14,85 ettari. Tutto questo è assurdo, è una vergogna”.
Ci va giù duro Gennaro Sicolo, senza giri di parole. Il vicepresidente nazionale e presidente regionale di CIA Agricoltori Italiani di Puglia mette nel mirino il grande impianto fotovoltaico che sta per sorgere in agro di Bitonto, in località Pozzo delle Grue, per opera della società GDR SOLARE S.R.L.
L’impianto che sta per sorgere è denominato “Torre delle Grue”. Produrrà una potenza nominale prevista pari a 11,9712 MWe. Nel cuore del territorio bitontino, alla fine dei lavori di realizzazione, l’infrastruttura si caratterizzerà per un’estensione di quasi 15 ettari di pannelli e cemento. “E poi si parla di fermare il consumo di suolo”, aggiunge Sicolo. “Gli espianti sono iniziati e vi assicuro che non è uno spettacolo piacevole: olivi secolari vengono disastrati, sembra il luogo in cui è accaduto un disastro naturale, e invece questo disastro è tutta opera dell’uomo e della politica. È questo il futuro che vogliamo dare a territori come quello di Bitonto?”.
————————
OLIVI ESPIANTATI PER IL FOTOVOLTAICO, FRACCHIOLLA: “COSÌ SI SRADICA CIÒ CHE CI IDENTIFICA”
del Bio-Distretto delle Lame – Comunicato del 16.05.2025
Il Bio-Distretto delle Lame (https://www.distrettobiolame.it/) è un progetto che unisce gli ambiti territoriali di quattro comuni a forte vocazione agroalimentare: Ruvo di Puglia, Bitonto, Corato e Terlizzi. Mette insieme coltivatori diretti e imprese agricole, cooperative e aziende di trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli, attività della ristorazione e dell’accoglienza turistica, associazioni e gruppi di persone che animano il tessuto creativo del territorio promuovendo la fruizione dell’immenso patrimonio agroalimentare, ambientale, storico e culturale di quest’area della Puglia. Come Bio-Distretto, a proposito della famigerata vicenda dei circa 2mila olivi espiantati a Bitonto per far posto a un parco fotovoltaico di quasi 15 ettari, e più in generale riguardo a tutte le iniziative similari, restiamo basiti e disorientati. Ci chiediamo quale senso possa avere la trasformazione dei nostri paesaggi, da secoli dominati dalla millenaria cultura e coltura dell’ulivo, in una tetra e nera distesa di pannelli tra plastica, silicio, vetro e cemento.
Ai rappresentanti delle istituzioni, inoltre, poniamo una domanda: nell’avallare un numero crescente e sempre più invasivo di impianti cosiddetti “agri-voltaici”, con tutto il consumo di territorio che ne deriva, si sono chiesti quali possano essere i costi reali di una siffatta “mutazione genetica” del nostro territorio? Chiediamo e ci domandiamo, inoltre, se sia giusto che i terreni agricoli, un tempo primariamente deputati alla produzione agroalimentare, diventino ora semplicemente delle superfici da occupare con migliaia di neri pannelli. Non stiamo alienando soltanto delle superfici, poiché assieme ad esse stiamo alienando anche la nostra capacità di coltivare con passione, sapienza e intelligenza un sistema biologicamente e culturalmente complesso rappresentato dalla terra. Sia ben chiaro: noi non rinunciamo affatto alla modernità o alla necessità di utilizzare ricerca scientifica, tecnologie e competenze più avanzate per innovare la nostra capacità produttiva. Il nostro piano di sviluppo è intimamente ispirato e connesso alla sostenibilità, inoltre riconosciamo che la disponibilità di energie da fonti rinnovabili è un fattore importante di questo processo. Tuttavia, crediamo che la tutela della biodiversità e il rispetto delle vocazioni produttive e delle caratteristiche ambientali di un territorio non possano conciliarsi con lo sradicamento delle radici culturali, economiche e perfino biologiche (materiali) che caratterizzano le nostre aree rurali, le nostre campagne, le distese di olivi che da sempre sono la quintessenza della nostra identità e storia collettiva. Sradicando quegli olivi sanissimi si toglie il terreno sotto i piedi su cui poggia la nostra identità. Questo significa sprofondare. Crediamo che queste riflessioni debbano essere un monito per le istituzioni e le amministrazioni di tutti i livelli, dal locale al regionale e al nazionale.
La Regione Puglia, il suo territorio e la sua storia sono intimamente, profondamente e indissolubilmente legate alla cultura che forgia la nostra agricoltura e il suo immenso patrimonio. Il simbolo stesso della Regione Puglia è un olivo. Si può sradicare, idealmente e materialmente, un emblema che ci identifica? Per questo, ci interroghiamo e chiediamo quale sia la visione degli Enti di Governance territoriale che da una parte favoriscono e normano iniziative come il nostro Bio-Distretto, e dall’altra gli sottraggono il substrato per svilupparsi coerentemente con i suoi obiettivi autentici.
Benedetto Fracchiolla, presidente Bio-Distretto delle Lame
giovedì 22 maggio 2025
Andamento di sistema "sostenibile"...

Mi sembra invece molto migliore l’espressione seguente: "L’andamento di un sistema è “sostenibile” se può durare a tempo indefinito senza alterare in modo apprezzabile l’evoluzione del sistema più grande di cui fa parte".
mercoledì 21 maggio 2025
Sono un po' maceratese anch'io...?
rapporto particolare che deriva dall’universale.
di amore. Sia questo il desiderio ardente, il sogno di tutti gli uomini riflessivi e sinceri.
Con l’esempio e la parola facciamo tutto quello che dipende da noi per diffondere l’evangelo di compassione e di amore, per far cessare il regime della brutalità e per affrettare l’avvento del grande regno di giustizia nel quale la volontà del padre nostro sarà fatta nella terra come in cielo.