sabato 31 maggio 2025

Spiritualità Laica come componente dell'Ecologia Profonda...

 


Ho ricevuto tempo addietro  un'email da una persona che dice di interessarsi alla "spiritualità laica" e mi chiede ragguagli su questo tema:

"....mi chiamo Marina,  da molti anni leggo gli articoli che lei scrive nel suo blog di Treia, per prima cosa, quindi, la ringrazio per gli spunti interessanti di riflessione e di azione che promuove. Soprattutto le scrivo perché spero mi possa aiutare ad orientarmi in una tematica interessante quanto complessa di cui lei è indubbiamente un conoscitore profondo e sensibile: la spiritualità laica.  Essendomi da poco laureata (con una tesi in sociologia della conoscenza), vorrei presentare un progetto di ricerca per il dottorato che possa indagare, comprendere e divulgare filosofia e pratiche di una spiritualità affrancata dalla religione. Ovviamente, è un argomento che mi appassiona e mi affascina individualmente e sociologicamente. credo che questa ricerca potrà essere un'opportunità interessante per mettermi in gioco e, magari, contribuire alla promozione di una cultura a cui oggi mi sento vicina e solidale. Ho parlato con vari professori, che pur condividendo l'interesse per il progetto non sanno come aiutarmi a definirlo. così, mi rivolgo a lei nella speranza che la sua sensibilità sia, ancora una volta, d'ispirazione. in particolare: - ha una bibliografia da consigliarmi per introdurmi all'argomento? libri, film, articoli.... - conosce gruppi, aggregazioni di persone -o anche singoli individui- che si riuniscono per condividere questa sensibilità spirituale in Italia o all'Estero? se si, crede che sarebbero aperti a condividere la propria esperienza? Resto in attesa di una sua risposta e la ringrazio in anticipo per la collaborazione."




Mia rispostina: "Gentile Marina, sono lieto del suo interesse per l'argomento della spiritualità laica, di cui mi occupo da tanti anni, non è poi così difficile risalire al significato ed all'origine dell'uso e della pratica di questa Libera espressione spirituale. Alcune risposte alla sua domanda può reperirle qui:  https://www.google.it/search?rls=aso&client=gmail&q=spiritualit%C3%A0+laica+paolo+d%27arpini&authuser=0&gws_rd=cr&ei=NRhMV9SNOIPIsQHcwKPwBQ#q=spiritualit%C3%A0+laica+paolo+d%27arpini&authuser=0&start=0. Ho inoltre pubblicato un libro "Bioregionalismo, ecologia profonda e spiritualità laica" (edizioni Tracce) del quale ho ancora qualche copia con me. Altri libri sono: Compagni di Viaggio (Edizioni OM), Vivere, parlare, pensare senza dire io" (Edizioni PeSaggistica), Chi sei tu? (Edizioni Ephemeria).

Diversi anni fa a Calcata fondammo anche un comitato per la Spiritualità Laica, una sorta di coordinamento di cercatori spirituali che fanno riferimento a questa forma di "riconoscimento della propria natura spirituale".  (https://www.spiritual.it/it/cultura/spiritualita-laica-come-e-quando-e-stato-coniato-questo-neologismo,3,107225)

Molti altri  articoli sul tema dell'ecologia profonda e della spiritualità laica  si possono trovare in questo blog: http://riciclaggiodellamemoria.blogspot.it/. Altri articoli può reperirli in questo sito     https://bioregionalismo.blogspot.com/ . 

 Cordiali saluti, Paolo D'Arpini




Per contatti personali: o733/216293 - spiritolaico@gmail.com


La Rivoluzione Nonviolenta. Principi e Metodi...

 


Una rivoluzione nonviolenta si fonda sull'analisi dei rapporti di forza e sul ritiro del consenso popolare. Sharp cataloga 198 metodi di lotta nonviolenta (protesta, non cooperazione, intervento) e ne sottolinea la necessità strategica: identificare le fonti del potere avversario, pianificare le azioni, mantenere la disciplina nonviolenta e prepararsi alla repressione, trasformandola in vantaggio. Navarra, nel solco di Cassola e L'Abate, enfatizza l'antimilitarismo radicale, l'obiezione alle spese militari e la difesa civile nonviolenta, connettendo le lotte per la pace, la giustizia sociale e climatica.

Strategia e Momento Insurrezionale
La rivoluzione nonviolenta è un processo strategico che prevede: analisi del contesto, mobilitazione, diversificazione delle azioni (ritiro del consenso, proteste, creazione di alternative), disciplina e pressione sui sostenitori esterni del regime. L'obiettivo è un cambiamento radicale e duraturo.

Il testo introduce la pertinenza di Lenin e Gramsci. Per Lenin, la "situazione rivoluzionaria" emerge da crisi "dall'alto" (incapacità del potere) e "dal basso" (volontà delle masse), con la mobilitazione e la guida di un "partito" (o movimento organizzato nonviolento). Gramsci, con la "guerra di posizione", evidenzia la necessità di erodere l'egemonia culturale del potere, costruendo un "blocco storico" alternativo nella società civile, tramite "intellettuali organici". La nonviolenza è per natura una "guerra di posizione", mirata a delegittimare il potere e costruire consenso.

Un momento insurrezionale nonviolento può essere il culmine dell'azione di massa, con l'assedio fisico e simbolico dei palazzi del potere. Questo paralizza il regime, lo delegittima, esercita pressione psicologica e crea una nuova sovranità popolare. Tuttavia, è cruciale valutare il "momento giusto": l'azione è efficace solo se il potere è già indebolito e diviso ("crisi dall'alto"). Il rischio di un "assalto" prematuro, come Piazza Tienanmen, dimostra la necessità di una lucida analisi delle condizioni oggettive. 

La saggezza strategica della nonviolenza impone di agire quando la forza del numero e della determinazione pacifica trova un terreno fertile per il successo.



Il saggio in costruzione esamina la rivoluzione nonviolenta, integrando le visioni di Gene Sharp e Alfonso Navarra, con spunti da Lenin e Gramsci, secondo le indicazioni di Alberto L'Abate e Carlo Cassola.

giovedì 29 maggio 2025

Carta zodiacale della Repubblica Italiana...


“L’Italia è una Repubblica dal 2 giugno del 1946. Questa data è come un atto di nascita ed è possibile stabilire le qualità insite nella fondazione del nuovo Stato partendo dalle qualità temporali della sua fondazione. L’aspetto più evidente, dal punto di vista dello zodiaco occidentale, è che l’Italia manifesta tutte le caratteristiche dei Gemelli. Il 2 giugno rientra nel secondo decano, quindi nella pienezza degli aspetti “gemellari”. Castore e Polluce ci sono entrambi, ed è forse per questa ragione che l’Italia ha avuto, ed ha, un destino sia artistico, culturale e poetico che truffaldino, speculativo e corrotto. 
In particolare si può dire che la Repubblica Italiana manifesta capacità di cambiamenti rapidi ed una quantità di talenti. Benedetta dalle qualità del “divo nato” la nostra patria rappresenta la personificazione caratteriale dell’uomo di spettacolo, una specie di prestigiatore Houdini o –al meglio- un accorto Disraeli. Lo spirito mercuriale dei gemelli predispone la Repubblica Italiana a trasformazioni repentine, cambiamenti di scena e facili entusiasmi. In tal modo si può perdere di vista la necessità contingente ed infatti la vita privata degli italiani -in generale- ne soffre, anche se nel pubblico tutti cercano di essere brillanti….
Nel calendario romano il 2 giugno era indicato come il “quarto giorno prima delle none. Fasto. Sacro a Marte, alla Dea Carna ed a Giunone Moneta” Secondo Microbio Carna è la divinità tutelare della parti vitali del corpo, forse questa la ragione per cui gli italiani sono così amanti della buona tavola e delle “rotondità” femminee. Il termine invece affibbiato a Giunone, “Moneta”, significa “l’Avvertitrice” e le venne conferito in occasione del celebre episodio dell’assalto dei Galli al Campidoglio, sventato dalle oche sacre del tempio di Giunone. L’attributo passò poi ad indicare la moneta (in senso di denaro) poiché la zecca si trovava nei pressi del tempio della Dea.
Questo particolare della “difesa” fatta dalle oche può servire da introduzione al contenuto semantico e zodiacale connesso all’oroscopo cinese. Infatti l’anno 1946 è quello del Cane di Fuoco. Il cane è animale da guardia per antonomasia ed il Fuoco rappresenta la vista, da cui se ne deduce che l’Italia è un paese che si guarda attorno e cerca di adeguarsi alle regole secondo termini di giustizia condivisa. Questa è una chiara immagine del dharma del nostro paese. In aggiunta il 2 giugno rientra nella stagione del Cavallo, simbolo della libertà e della leggerezza, da cui se ne deduce che il motto più vicino alla realtà ideale della nostra Repubblica, secondo i cinesi, sarebbe “giustizia e libertà”. Ed effettivamente, malgrado i grandi difetti, queste aspirazioni sono nel cuore di tutti gli italiani…..
Buon Anniversario della Repubblica a tutti quanti! 
Paolo D’Arpini

mercoledì 28 maggio 2025

Simbologie ed analogie tra natura e arte...

 


Spesso quel che è rappresentato nella natura trova anche una sua corrispondenza nella coscienza dell’uomo, infatti l’atto creativo, sia esso ascritto a un  Dio od a Madre Natura, è stato spesso paragonato a quello di un artista che produce la sua opera.

Ciò avviene poiché nel Logos del mondo manifesto si riconosce un disegno od uno scopo ed è esattamente quel che avviene con la produzione artistica. Ma potrebbe essere notata una differenza essenziale, infatti nel caso del lavoro artistico, come ad esempio la pittura, vi sono molte cause distinte. La materiale: le tele, il colore, etc.  La formale: la configurazione, etc. L’efficiente: l’artista, il pennello, etc. E la finale: l’onorare qualcuno, guadagnarsi da vivere, etc. Ma nel caso della manifestazione del mondo non vi sono cause distinte, essendo l’originale una sola, sia essa definita Energia naturale o Dio.

“Egli dipinse il quadro dell’esistente in se stesso  e su se stesso, con il pennello della sua volontà, e fu subito lieto” Afferma una antica scrittura indiana riferendosi al Creatore. Ma anche in altri testi filosofici e scientifici spesso la pittura è usata come esempio per significare la progressiva capacità realizzatrice della vita.

Seguendo il concetto dei tre stadi successivi della manifestazione cosmica, osserviamo che all’inizio vi è la “latenza” o “energia causale” poi subentra il “sottile” o “forma pensiero” ed infine il “grossolano” o “materia”. Questi stadi vengono comparati con 1) lo schiarimento delle tele ed il rafforzarle con l’amido; 2) lo schizzo dei contorni delle figure sulla tela; 3) riempitura delle immagini con il colore.

La “coscienza” o volontà creatrice è la causa coefficiente dell’opera, che è come la tela sbiancata;  la “capacità” operativa è la causa sottile, rappresentata dalle sembianze appena  schizzate ma presenti nella fantasia dell’autore, come è presente il feto nell’utero materno; ed infine la forma finale che è come la nascita o apparizione manifesta e si può paragonare alla pittura finita.

Dobbiamo però ricordare che queste funzioni creatrici, nel caso della “creazione dell’universo” appartengono tutte alla medesima Forza o capacità espressiva. L’artista, il materiale, l’opera, il  critico, il cliente.. etc. sono originati tutti dalla stessa Energia primordiale  (o Dio).

“L’immagine di nome e forma, l’osservatore, lo schermo sul quale egli vede, e la luce per la quale egli vede… tutti questi sono Egli stesso” (Ramana Maharshi)

Paolo D’Arpini - Rete Bioregionale Italiana



martedì 27 maggio 2025

Nemesi alimentare. Di bene in meglio o di male in peggio..? -

 


La lunga lista di salutisti trova al primo gradino la macrobiotica per passare ai vegetariani, da questi ai vegani, poi ai crudisti, ai fruttariani, ai melariani per arrivare ai respiriani. E speriamo che non si aggiungano alla lista anche coloro che rifiutano di respirare per non sentirsi in colpa di inquinare l’aria del pianeta.

Insomma un arcipelago di persone che insegnano cosa mangiare per nutrirsi correttamente a seconda delle proprie convinzioni dietologiche.

Tanto per dirne una, la filosofia vegan ha come obiettivo la crescita integrale della persona e fonda le sue radici sul pensiero, la spiritualità e la scienza dei grandi illuminati il cui principio base è l’amore ed il rispetto per la vita in tutte le sue manifestazioni:  non solo fa riferimento alle leggi naturali, le quali prevedono che l’alimentazione per gli umani sia quella per cui sono stati anatomicamente ed emotivamente progettati, ma ritiene che si debba considerare l’evoluzione cui sono soggette tutte le cose.

Questo processo evolutivo del pensiero e della coscienza umana, pur facendo riferimento alle suddette leggi naturali, necessita che gli umani arrivino per sensibilità e compassione, all’alimentazione etica, a non sacrificare non solo gli animali ma nemmeno le piante, anch’esse sensibili e portatrici di vita.

Se dunque la motivazione dei crudisti, fruttariani, melariani, respiriani  ecc. rientrano in quest’ottica sono senz’altro componenti del così detto  Movimento Universalista, diversamente se lo scopo dominante è il benessere fisico, mentale, emozionale o spirituale fine a se stesso,  non rientrano nei principi che caratterizzano il Movimento i cui benefici sono conseguenti ad una scelta altruistica, non lo scopo.

Stralcio di un articolo di  Franco Libero Manco




lunedì 26 maggio 2025

Torino. Città Metropolitana ed opere dannose per l'ambiente...



Il Coordinamento No gronda – No tangest (di Torino) è contrario a un’opera dannosa e molto costosa sul territorio tra San Raffaele Cimena e Santena, passando per Gassino e Chieri, che viene definita “Gronda”. Il termine, più che alludere allo “scaricamento di traffico”, serve a depistare l’immaginario, dopo gli ingenti soldi sprecati in decenni di inutili studi di fattibilità di una tangenziale, nell’illusione di limitato impatto ambientale.

Gli amministratori favorevoli all’opera sostengono che si tratti di una magica soluzione di sviluppo economico e di (esagerati) problemi di traffico, peraltro continuamente enfatizzati senza aver visionato lo studio di pre-fattibilità, in quanto ancora in fase di elaborazione e/o secretato. Nel 2024 la Città Metropolitana di Torino ha affidato questa indagine allo studio Meta di Monza (già redattrice del Piano Urbano per la Mobilità Sostenibile, il testo guida generale) sostenendo un costo di 100.000 euro, a cui si aggiungerebbero altri 750.000 euro di fondi regionali qualora lo studio andasse avanti.  

L’opera, grossolanamente stimata e senza dettaglio di costi, è prevedibile che costerà oltre un miliardo di euro, mentre gli amministratori locali che, in modo sbrigativo, sono stati coinvolti e hanno manifestato contrarietà o talora dubbi e richieste, ne restano all’oscuro. La nostra opzione zero dell’opera non è stata minimamente considerata e siamo costretti a basarci su ciò che è trapelato come informazione dietro alle cortine fumogene dei presentatori.

La Gronda Est dovrebbe collegare le Autostrade A21 e A4, attraversando la collina del chierese e del gassinese, prevedendo gallerie e viadotti e, ove possibile, un allargamento fino a 20 metri della provinciale 122, con 2 corsie separate da spartitraffico e una terza corsia per veicoli lenti in salita, più due strade laterali per immettere i veicoli dagli attuali accessi, che verrebbero chiusi con allungamento della percorrenza fino allo svincolo più vicino. Ciò comporta sicuramente svariati espropri di terreni e abitazioni, mentre due paesi, uno di fronte all’altro relativamente alla provinciale (i confinanti Montaldo e Pavarolo), rimarrebbero divisi da una rilevante trincea stradale.

Il traffico che la gronda in esame toglierebbe all’attuale tangenziale è stato stimato al massimo in un 3%, che si ridurrebbe ancor più con la prossima apertura della Asti-Cuneo; e non sono attendibili le valutazioni sul traffico locale, in quanto non tengono conto della crescente diffusione dello smartworking e di soluzioni alternative all’uso dell’auto, così come della riduzione del traffico in atto, legata alla deindustrializzazione e a diverse forme di logistica.

I cantieri per la costruzione di queste cinque corsie d’asfalto e per erigere viadotti (che in talune località si è calcolato possano raggiungere 17 metri di altezza), la costruzione di almeno due gallerie e, di conseguenza, i decenni da mettere in conto per il completamento dell’opera, più eventuali possibili ritardi, per finire con il problema dello smaltimento del materiale degli scavi: tutto ciò devasterebbe in profondità un territorio che ha ottenuto, anni fa, il riconoscimento di area Mab Unesco. Il risultato finale aggraverebbe ulteriormente il quadro, perché vedrebbe aumentata la percorrenza di mezzi pesanti (approssimata tra i 20.000 e i 40.000 veicoli al giorno) e una trasformazione del nostro prezioso territorio in una periferia di Torino, in un’area non dissimile a quelle adiacenti all’attuale tangenziale.

Altro che diminuzione del traffico locale, soprattutto di camion! Questo rappresenta uno dei principali argomenti cavalcati da chi è favorevole all’opera. Ma Torino è una delle città più inquinate d’Europa e tale incremento di traffico intaccherebbe l’ultimo rilevante polmone verde che la circonda. Chi abita nelle vicinanze dovrà mettere in conto anche l’inquinamento acustico e l’accrescimento del rischio di incidenti derivanti dal riversamento di rifiuti tossici e dai trasporti legati alla militarizzazione del territorio e radioattivi: tutti scenari possibili.

Nel nostro territorio il settore più promettente di ulteriore sviluppo è quello del turismo di prossimità, capace di coniugare agricoltura, storia, cultura e fruizione paesaggistica d’eccellenza, punto di giunzione tra collina torinese, chierese, gassinese e Monferrato, che rigenera il terziario e supera la deindustrializzazione. Abbiamo urgenza di servizi di trasporto pubblico, ma efficienti ed ecosostenibili, che utilizzino energie rinnovabili, come è avvenuto, ad esempio, a Friburgo. Occorrono treni efficienti e autobus collegati alla metropolitana per diminuire il traffico automobilistico pendolare per e da Torino, una metropolitana leggera lungo l’asse Chivasso-Torino, il completamento della metro di Torino, il potenziamento del trasporto GTT verso le stazioni ferroviarie e sarebbe utile una stazione fra Settimo e Brandizzo.

La scarsità di risorse per il trasporto pubblico contrasta con lo spreco enorme per la TAV che, se da un lato riduce il traffico su gomma (confermando le nostre previsioni), dall’altro spreca denaro pubblico in modo scellerato per quest’opera, che ha già ampiamente sforato i limiti delle previsioni di spesa e pone problemi gravi; come la destinazione dello smarino, l’inquinamento dell’aria e dell’acqua (con il tasso record di PFAS registrato a Bussoleno).

In generale si sta diffondendo la tendenza ad accentrare i processi decisionali nelle giunte o, addirittura, nella sola figura del sindaco e di alcuni assessori più influenti di altri. Del resto, a livello nazionale, è ormai consuetudine l’uso del disegno di legge come strumento per scavalcare il parlamento e bypassare vincoli paesaggistici e altre garanzie procedurali. Così è per il disegno di legge sul nucleare, oppure per la recentissima decretazione sulla sicurezza, tesa a colpire il dissenso politico e la libertà di opinione.

La devastazione prodotta della Gronda Est potrebbe far perdere alla nostra zona il riconoscimento Unesco, la cui richiesta di rinnovo dovrebbe partire nei prossimi mesi: e tutto questo nella sostanziale impreparazione degli attori interessati e nella scarsa consapevolezza dell’importanza di questo riconoscimento. Il presidente del Mab Unesco è la medesima persona che presiede la Città Metropolitana di Torino e siamo preoccupati del silenzio in merito a tale richiesta…

Da un recente studio sulla libertà di informazione, l’Italia è slittata dal 46° al 49° posto, ultima nel contesto europeo. Constatiamo ogni giorno come, in tutto il nostro Paese, la diffusione del saccheggio dell’ambiente mette a profitto speculazioni locali, attraverso l’inarrestabile consumo di suolo e l’utilizzo sbagliato di fondi del PNRR. Tranne alcune denunce mediatiche e interventi sporadici di singoli amministratori, i cittadini sono soli: come dimostra, ad esempio, lo scempio in atto nell’area naturale protetta del Parco del Meisino a Torino, sotto gli occhi di tutti.

I cittadini sono i veri esclusi dalla personalizzazione, esternalizzazione e privatizzazione della nostra politichetta quotidiana. Eppure nel 2001 all’interno della Costituzione è stato introdotto il principio di sussidiarietà orizzontale. La partecipazione è la leva in nostro possesso per una trasformazione sociale che sostituisca l’abitudine alla delega. Le opere calate dall’alto per i profitti di pochi e i danni per la moltitudine sono ormai insostenibili. A partire dal locale si può dare il proprio contributo a un’utopia concreta (o eu-topia) attraverso la mobilitazione cognitiva, che riconosce le positività del luogo in cui si vive, e la motivazione affettiva a sentire il luogo come proprio, meritevole di cura e aperto alla fruizione altrui e alla relazione di diversità e biodiversità.  

Claudio Viano (Coordinamento No gronda – No tangest)




domenica 25 maggio 2025

L’uomo è ad un bivio…

 

Il Bivio | Liberi di Essere

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L’uomo nel corso della sua breve storia ha enormemente trasformato la faccia della Terra, perché egli può deliberatamente modificare quasi tutto quel che costituisce il suo ambiente naturale e controllare quel che cresce e vive in esso.

La trama della vita è però tanto delicata e tanto interconnessi  sono tra loro il clima, il terreno, le piante e gli animali, che se una componente di questo complesso viene violentemente modificata, se alcuni fili vengono tagliati all’improvviso, l’intero complesso subisce una modificazione. 

Per centinaia di anni -e soprattutto nell’ultimo secolo- l’uomo è stato la causa di deturpazioni, stermini ed alterazioni profonde… e questo malgrado la sua contemporanea capacità di creare abbellimento ed armonia. Il potere intellettivo che consente all’uomo di progettare e costruire è lo stesso che gli consente di distruggere. Con l’aumento smisurato della popolazione umana la capacità di procurare danni materiali è cresciuta esponenzialmente.

Purtroppo questa nostra Terra non è un Paese di Bengodi od un corno dell’eterna abbondanza… le risorse del pianeta, pazientemente accumulate e risparmiate nel suo ventre, sono ora in fase di esaurimento. La biodiversità e la purezza del genoma della vita sono sempre più a rischio… molte specie animali  e vegetali resistono solo negli zoo o nei giardini botanici. In tutto il mondo moderno ogni nuova impresa economica e scientifica viene seguita da peste e malanni, lo sviluppo continuo equivale al consumo accelerato dei beni, nella incapacità di recupero ambientale e ripristino da parte della natura.

Occorre da subito e con la massima serietà e determinazione fermare la caduta, preservando le risorse residue e quel che rimane della vita selvatica, non solo per il mantenimento della bellezza naturalistica ma soprattutto perché l’armonia complessiva, cioè la reale sopravvivenza della comunità dei viventi (e dell’uomo stesso) dipende da quelle componenti.

Il futuro dell’umanità, infatti, non resta nella sua colonizzazione di altri pianeti del sistema solare bensì nella sua abilità di conservare la vita sul pianeta Terra.

Paolo D’Arpini – Rete Bioregionale Italiana 

Il giornale lacitta.eu chiude le pubblicazioni, scrive Paolo D'Arpini

sabato 24 maggio 2025

Friuli e Venezia Giulia vogliono un futuro di pace! No alla militarizzazione del porto di Trieste...



In uno scenario infuocato di scontro globale e di terremoto geopolitico, il piano annunciato di riarmo europeo da 800 miliardi di euro, denominato ReArm Europe, e il contestuale aumento delle spese militari nazionali, prevedibilmente a discapito delle spese pubbliche sociali, non possono che rappresentare una sinistra minaccia, un preludio ad un nuovo grande conflitto.

D'altronde le armi sulle quali ora si investono fiumi di miliardi dovranno pur essere utilizzate?

In questo contesto di corsa al riarmo, militarizzazione e conflittualità globale si inseriscono pure i piani geostrategici che prevedono il coinvolgimento della città di Trieste nell'Imec (India-Middle East - Europe Corridor, ora commercialmente denominata "Nuova via del cotone" o "Via dell'oro") e nella Three Seas Initiative.


L'IMEC


L'Imec è la risposta americana alla Via della Seta cinese, una tratta tramite la quale collegare Europa ed India, passando per il Medio Oriente, per fare così concorrenza al famoso piano commerciale cinese.

Questa “Via dell'Oro”, come viene da poco chiamata l'IMEC, viene spacciata da think thank e governo (il governo italiano ha ripetutamente dichiarato di voler aderire al corridoio, tant'è che ha appena nominato l'ex ambasciatore presso la Nato Francesco Talò come inviato speciale per l'Imec [1]) come un corridoio commerciale dalle grandiosi opportunità. Tuttavia, oltre a non presentare realmente buone prospettive economiche, non è nemmeno realizzabile nel breve periodo in quanto dovrebbe passare per un'area quanto mai instabile: la Palestina occupata ed il Medio Oriente.


Uno dei centri più importanti dell'intero corridoio, che si vorrebbe mettere in diretto collegamento marittimo proprio con Trieste, è nientemeno che il porto israeliano di Haifa (uno dei porti nei quali Israele riceve le sue armi provenienti dall'estero). Da questo ne consegue pure che l'effettiva realizzazione dell'Imec comporterebbe necessariamente l'instaurarsi di un rapporto stretto e diretto dello Stato italiano e della città di Trieste con lo Stato sionista, ovvero l'avamposto imperialista in Asia Occidentale responsabile di un genocidio tuttora in corso.


La verità è che questo piano partorito a Washington non è una semplice iniziativa commerciale, come viene presentata al pubblico, bensì è un programma che cela risvolti geo-strategici ed interessi militari di Usa, Nato e Israele. Tale verità è stata accennata dallo stesso Il Piccolo (giornale mainstream e ufficiale di Trieste), che in un suo articolo del 18 febbraio 2025 scrisse apertamente: “l’Imec è infatti il corollario commerciale di considerazioni strategiche di ordine militare”.

Fronte della Primavera TriestinaCoordinamento No Green Pass e Oltre TriesteInsieme LiberiTavola per la Pace FVGMultipopolarePartito ComunistaSOCIT – Socialismo ItalicoPartito dei CARC


 coordinamentonazionalenonato@lists.riseup.net


Articoli esplicativi:

[1] https://formiche.net/2025/04/litalia-nomina-lambasciatore-talo-come-inviato-per-imec/#content

[2] https://www.atlanticcouncil.org/blogs/new-atlanticist/bridging-the-baltic-black-and-adriatic-seas-europe-nato/

https://nationalinterest.org/feature/its-time-reaffirm-american-trust-trieste-212321

https://nationalinterest.org/feature/why-one-italian-port-central-indo-pacific-competition-210313#:~:text=Ultimately%2C%20Trieste's%20geographical%20and%20geopolitical,and%20the%20engine%20driving%20IMEC

https://www.limesonline.com/rivista/trieste-via-dell-oro-via-del-cotone-imec-trimarium-india-adriatico-18076761/

[3] https://formiche.net/2025/04/summit-imec-a-trieste-lannuncio-di-tajani-da-new-delhi/#content

[4] https://formiche.net/2025/04/summit-imec-a-trieste-lannuncio-di-tajani-da-new-delhi/#content

[5] https://www.huffingtonpost.it/politica/2025/04/18/news/trieste_via_cotone_meloni-18993734/

[6] https://www.rtvslo.si/capodistria/radio-capodistria/notizie/italia/gli-usa-hanno-inviato-i-nuovi-armamenti-nucleari-ad-aviano-e-ghedi/738842

[7] https://www.triesteprima.it/attualita/carri-armati-monfalcone-porto-non-potrebbe-accoglierli.html

https://www.triesteprima.it/attualita/indipendentisti-denunciano-presenza-mezzi-militari-porto-trieste.html

[8] https://www.triesteprima.it/cronaca/accordo-leonardo-baykar-ronchi.html


venerdì 23 maggio 2025

Bitonto. Estirpazione olivicola per far posto al fotovoltaico a terra...

 


“Nella terra dell’olio si fa scempio degli ulivi e, con l’autorizzazione della Regione Puglia e col placito assenso del Comune di Bitonto, gli oliveti secolari e ben 1950 alberi di olivo vengono espiantati, sradicati. Si tratta di piante sanissime, ma in Puglia adesso non si espianta solo per la Xylella, ma anche per lasciare il posto a una enorme macchia nera, un impianto fotovoltaico che si estenderà per 14,85 ettari. Tutto questo è assurdo, è una vergogna”.

Ci va giù duro Gennaro Sicolo, senza giri di parole. Il vicepresidente nazionale e presidente regionale di CIA Agricoltori Italiani di Puglia mette nel mirino il grande impianto fotovoltaico che sta per sorgere in agro di Bitonto, in località Pozzo delle Grue, per opera della società GDR SOLARE S.R.L.

L’impianto che sta per sorgere è denominato “Torre delle Grue”. Produrrà una potenza nominale prevista pari a 11,9712 MWe. Nel cuore del territorio bitontino, alla fine dei lavori di realizzazione, l’infrastruttura si caratterizzerà per un’estensione di quasi 15 ettari di pannelli e cemento. “E poi si parla di fermare il consumo di suolo”, aggiunge Sicolo. “Gli espianti sono iniziati e vi assicuro che non è uno spettacolo piacevole: olivi secolari vengono disastrati, sembra il luogo in cui è accaduto un disastro naturale, e invece questo disastro è tutta opera dell’uomo e della politicaÈ questo il futuro che vogliamo dare a territori come quello di Bitonto?”.

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OLIVI ESPIANTATI PER IL FOTOVOLTAICO, FRACCHIOLLA: “COSÌ SI SRADICA CIÒ CHE CI IDENTIFICA”

del Bio-Distretto delle Lame – Comunicato del 16.05.2025

Il Bio-Distretto delle Lame (https://www.distrettobiolame.it/) è un progetto che unisce gli ambiti territoriali di quattro comuni a forte vocazione agroalimentare: Ruvo di Puglia, Bitonto, Corato e Terlizzi. Mette insieme coltivatori diretti e imprese agricole, cooperative e aziende di trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli, attività della ristorazione e dell’accoglienza turistica, associazioni e gruppi di persone che animano il tessuto creativo del territorio promuovendo la fruizione dell’immenso patrimonio agroalimentare, ambientale, storico e culturale di quest’area della Puglia. Come Bio-Distretto, a proposito della famigerata vicenda dei circa 2mila olivi espiantati a Bitonto per far posto a un parco fotovoltaico di quasi 15 ettari, e più in generale riguardo a tutte le iniziative similari, restiamo basiti e disorientati. Ci chiediamo quale senso possa avere la trasformazione dei nostri paesaggi, da secoli dominati dalla millenaria cultura e coltura dell’ulivo, in una tetra e nera distesa di pannelli tra plastica, silicio, vetro e cemento.

Ai rappresentanti delle istituzioni, inoltre, poniamo una domanda: nell’avallare un numero crescente e sempre più invasivo di impianti cosiddetti “agri-voltaici”, con tutto il consumo di territorio che ne deriva, si sono chiesti quali possano essere i costi reali di una siffatta “mutazione genetica” del nostro territorio? Chiediamo e ci domandiamo, inoltre, se sia giusto che i terreni agricoli, un tempo primariamente deputati alla produzione agroalimentare, diventino ora semplicemente delle superfici da occupare con migliaia di neri pannelli. Non stiamo alienando soltanto delle superfici, poiché assieme ad esse stiamo alienando anche la nostra capacità di coltivare con passione, sapienza e intelligenza un sistema biologicamente e culturalmente complesso rappresentato dalla terra. Sia ben chiaro: noi non rinunciamo affatto alla modernità o alla necessità di utilizzare ricerca scientifica, tecnologie e competenze più avanzate per innovare la nostra capacità produttiva. Il nostro piano di sviluppo è intimamente ispirato e connesso alla sostenibilità, inoltre riconosciamo che la disponibilità di energie da fonti rinnovabili è un fattore importante di questo processoTuttavia, crediamo che la tutela della biodiversità e il rispetto delle vocazioni produttive e delle caratteristiche ambientali di un territorio non possano conciliarsi con lo sradicamento delle radici culturali, economiche e perfino biologiche (materiali) che caratterizzano le nostre aree rurali, le nostre campagne, le distese di olivi che da sempre sono la quintessenza della nostra identità e storia collettiva. Sradicando quegli olivi sanissimi si toglie il terreno sotto i piedi su cui poggia la nostra identità. Questo significa sprofondare. Crediamo che queste riflessioni debbano essere un monito per le istituzioni e le amministrazioni di tutti i livelli, dal locale al regionale e al nazionale.

La Regione Puglia, il suo territorio e la sua storia sono intimamente, profondamente e indissolubilmente legate alla cultura che forgia la nostra agricoltura e il suo immenso patrimonio. Il simbolo stesso della Regione Puglia è un olivo. Si può sradicare, idealmente e materialmente, un emblema che ci identifica? Per questo, ci interroghiamo e chiediamo quale sia la visione degli Enti di Governance territoriale che da una parte favoriscono e normano iniziative come il nostro Bio-Distretto, e dall’altra gli sottraggono il substrato per svilupparsi coerentemente con i suoi obiettivi autentici.

Benedetto Fracchiolla, presidente Bio-Distretto delle Lame



giovedì 22 maggio 2025

Andamento di sistema "sostenibile"...


Risultati immagini per sistema "sostenibile" treia


Come noto, attorno agli anni Ottanta (nel cosiddetto “rapporto Brundtland”) è stato definito “sviluppo sostenibile” (espressione contraddittoria) quello che soddisfa le esigenze dell’umanità presente senza compromettere la possibilità di soddisfare i bisogni delle generazioni future. Tale definizione è decisamente insufficiente e completamente antropocentrica: considera soltanto “i bisogni” della nostra specie come se fosse staccata dal Complesso dei Viventi.

Mi sembra invece molto migliore l’espressione seguente: "L’andamento di un sistema è “sostenibile” se può durare a tempo indefinito senza alterare in modo apprezzabile l’evoluzione del sistema più grande di cui fa parte".  
  Tale definizione è priva di riferimenti antropocentrici e tiene conto della vita (o del funzionamento) dell’Ecosfera, che comprende anche la nostra specie.

Guido Dalla Casa - Movimento per l'ecologia profonda



mercoledì 21 maggio 2025

Sono un po' maceratese anch'io...?

 

Macerata. Via Padre Matteo Ricci (dove abitava mio padre)

Lo scritto che segue fa parte di una raccolta di  racconti, considerazioni, poesie, etc. di mio padre: Aldo D'Arpini. Poco dopo la sua morte avendo "ereditato" la cassetta contenente i suoi scritti, lo inviai a mo' di "ad memoriam" alla rivista Alfa Zeta, di matrice cristiana, che lo pubblicò.  Sì perché mio padre gli ultimi anni della sua vita si scoprì  universalista "cristiano".

Egli inoltre divenne vegetariano, per conto suo senza che nessuno glielo consigliasse.  Abitò per parecchi anni a Macerata dove aveva gestito un albergo prima di andare definitivamente in pensione. E lì nel capoluogo lasciò il corpo che è oggi sepolto nel cimitero comunale.  


Quindi -in un certo senso- sono un po' maceratese anch'io. Ed è bene che sia venuto a Treia, ormai in età avanzata, così potrò forse anch'io lasciare il corpo qui nelle Marche. 

Evidentemente questo fa parte del nostro destino di famiglia, evidentemente dal punto di vista karmico qui c'è una nostra radice. Però oggi non voglio dilungarmi su questo tema... Vorrei solo confermare il detto "buon sangue non mente" e che non c'è bisogno di andare  in giro a far proselitismo. 

L'evoluzione quando il momento è giunto ci fa compiere i passi necessari alla nostra crescita. Perciò, pur mantenendo in vita una delle associazioni vegetariane più vecchie d'Italia Il Circolo vegetariano VV.TT.,  difficilmente faccio opera di apostolato. Mi limito a raccontare la mia esperienza e se qualcuno sente una risonanza, buon per lui! 

Paolo D'Arpini

L'autore davanti la sede del Circolo Vegetariano di Treia


Macerata. Un tamburino di Treia con l'autore



Verso una comunità umana ideale...

La crescita in tenerezza ed in maturità sono i veri segni del successo verso l’umanità e la creazione tutta.  Il grande errore di ogni etica è stato quello di immaginarsi di avere a che fare con i soli rapporti fra uomo ed uomo. Invece il vero problema riguarda la sua attitudine verso il mondo, verso tutta la vita che entra nel rapporto d’azione. 

Un uomo è morale soltanto quando considera la vita nel suo insieme, quella delle piante e animali come quella dei suoi simili, e quando si dedica ad aiutare disinteressatamente ogni altra vita che ha bisogno. 

Soltanto l’etica universale che sente la vicinanza di tutto ciò che vive, in una sfera sempre più ampia, soltanto quell’etica è fondata sul ‘pensiero’. L’etica del rapporto fra uomo ed uomo non è in verità un qualcosa a parte, è solo un
rapporto particolare che deriva dall’universale. 

L’etica del rispetto per la vita comprende  quindi tutto ciò che può essere rappresentato come amore, devozione e comprensione. Nella gioia, nella sofferenza e nella fatica. 

In un giorno a venire tutte le forze della natura si uniranno intelligentemente per raggiungere lo scopo finale, senza diffidenza, né ostilità reciproca, ma nel riconoscimento universale della fratellanza, di cui tutti facciamo parte 
essendo figli dello stesso padre. 

Cerchiamo allora ognuno nella nostra piccola cerchia di attività di preparare e prepararci a questa era di pace e
di amore. Sia questo il desiderio ardente, il sogno di tutti gli uomini riflessivi e sinceri.


Possiamo ben fare un piccolo sacrificio per avvicinare l’umanità  verso un glorioso avvenire. Purifichiamo i nostri pensieri e le nostre azioni assieme al nostro alimento.

Con l’esempio e la parola  facciamo tutto quello che dipende da noi per diffondere l’evangelo di compassione e di amore, per far cessare il regime della brutalità e per affrettare l’avvento del grande regno di giustizia nel quale la volontà del padre nostro sarà fatta nella terra come in cielo.


Settembre 1992:   Aldo D’Arpini - Alfa Zeta