sabato 3 settembre 2016

Ascoltando in silenzio la natura... s'impara.


Risultati immagini per muretto coperto di rovi

C'era, ogni volta che salivo la collina, la sensazione che dall'altra
parte di essa vi fosse un mondo misterioso e sconosciuto, del tutto
diverso dal nostro...


Non so neanch'io spiegarmi perché. Forse davo retta a quelle bizzarre
voci che talvolta assalgono l'animo, lo assediano con una frenesia di
immagini e fantasticherie, lo travolgono con bagliori di straordinarie
percezioni, di inconsuete - seppur stranamente familiari - scene di
vita che ci sembra vissuta da un'altra parte di noi, invisibile eppur
presente, perché radicata in un angolo tanto sconosciuto alla mente
quanto noto all'immutabile essere che la abita da sempre.


Così mi avvicinavo quasi furtivo alla sommità del colle, aspettandomi
chissà che. Eppure tutto, lassù, e dall'altra parte,era normale,come
sempre: campi arati e più in là, sul pascolo, qualche mucca
scodinzolante soddisfatta della sua pastura. Cespugli di more, funghi,
forse, e chissà anche fragole. Niente di più.


Finché un giorno, che scendendo giù mi ero avvicinato di più alla
forra che fiancheggiava il ruscello, mi resi conto che c'era, coperto
e nascosto dai rovi, un muro. Uno di quei bei muretti a secco, tanto
comuni una volta, prima dell'avvento delle recinzioni di filo spinato.
Sembrava che dicesse: "e adesso che fai, non mi pulisci?" Come se
volesse essere liberato di un peso oltraggioso, di tutte le scorie
accumulatevi da anni, forse secoli di incuria, di tutto il sovrappiù
che gli impediva di assorbire liberamente la luce.


Mi fece pena. Si può dire di un muretto? Non so.... però fu il
sentimento che mi ispirò.


Un bel giorno mi armai di guanti, pazienza e cesoie, e feci ciò che mi
chiedeva- o almeno così mi sembrava.


Finita la faticaccia feci qualche passo indietro per ammirare il mio
lavoro. Adesso sì che si ragionava!


Ma.... ma....


Mi stropicciai gli occhi. Lo vedevo pulsare di luce? No, follia,
assurdità, scherzo dei sensi affaticati.Guardai meglio. Tutto
regolare.


Va bene, adesso potevo anche andare. Sentivo però.... e che
sentivo? Difficile da capire: calore, energia, affetto.... Può un
muretto provare affetto?


Hai le traveggole, ragazzo, mi dico mentre mi allontano svelto di là,
senza voltarmi.


E' notte, non riesco a dormire. I grilli sembrano concentrare tutto il
loro frinire in questa notte di Luglio, umido sentore di campi bagnati
dall'afa sbadigliante distesa a pelo d'erba; erba alta, quasi pronta
per il taglio, brulicante dell'estrema vitalità quella che precede la
caduta.Tanto rialzerà la testa all'indomani, proterva e invitta,
stupita e compiaciuta del suo stesso risorgere rigoglioso.


Comunque eccomi qua, finestre spalancate su un boccone d'aria che non
c'è. Mi alzo, svogliato di dormire quanto lo sono infastidito dal non
poterci riuscire. Lei si è coricata di là, dov'è più fresco, sul
divano: ha caldo, e il suo corpo nudo, bello, invitante, riluce di
piccole goccioline, che la fanno girare e rigirare inquieta, seppur
dormiente. La voglio, cioè, la vorrei... ma so che non è serata. Se la
svegliassi so che lei... ma lasciamo stare, non voglio prevaricare sul
suo caldo, sul suo sudore, sul suo domani salutato da una notte già
così poco riposante. E anch'io sono troppo inzuppato dal sudore
per....


Scendo giù, la luna è piena, sembra di essere di giorno: il prato
sbiancato nel blu della notte ammutolisce ai miei passi, tutte le
creature che lo popolano per un attimo sospendono il loro
corteggiarsi, romantico o meno che sia.
Una volta assodato che non c'è
niente da temere, riprende il concertino,quasi fragoroso:ci danno
dentro che è un piacere. Inseguo i miei passi, non so dove vado. Non è
vero:sì che lo so. Vado al ruscello.


Salgo la collina. Al di là di essa si ammucchiano mondi e universi di
realtà possibili e tutte affaccendate a esistere: da qualche tempo, in
qualche parte, e da nessuna parte, in un non-tempo. Sembra persino, da
qua, di coglierne il festoso tumultuare, o lo scorrere silenzioso e
musicale, sbalorditivo e del tutto normale, proiettato dentro il cuore
dalla freccia dell'esistenza stesa al di là di ogni confine. Freccia
d'amore sublime, di certezza rassicurante e dolce, quanto non lo
immaginate. O forse sì?


Eccolo là, tutto bello e pulito come uno scolaretto il primo giorno di
scuola. Mi sorride, persino; mi verrebbe voglia di accarezzarlo. Mi
limito a salutarlo con un sorridente cenno del capo, e a raccogliere il
suo invito, accogliente come un abbraccio, a superare i suoi ora
immensi e rilucenti portali.

Simon Smeraldo 


(da "Gli incantatori di serpenti" in pubblicazione a Settembre)

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