sabato 24 settembre 2016

Il bioregionalismo in Lessico del XXI Secolo dell'enciclopedia Treccani


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Il movimento bioregionalista si è diffuso in tutto il mondo a partire dagli Stati Uniti e con un particolare rilievo in Canada, Messico e Italia. Il termine b. fu coniato negli anni Settanta del 20° sec. da Peter Berg per indicare una ricerca che puntasse sulla dimensione pratica e individuale dell’ambientalismo. Il problema non era più semplicemente lottare contro leggi sbagliate e manifestare il proprio dissenso, ma coinvolgere direttamente stili di vita e scelte del singolo. Il b. si propone dunque come pratica quotidiana, unendo l’amore per la propria terra alla critica fattiva dei modelli di consumo dominanti. 

Oggi il bioregionalismo può contare su personalità come Edward Goldsmith, mentre in Italia uno dei punti di riferimento è Eduardo Zarelli. Uno dei concetti fondamentali del b. è l’armonia, dal punto di vista sia critico sia propositivo. La mancanza di armonia nel rapporto uomo-ambiente ha condotto alla grave compromissione dell’ecosistema e solo ritrovandola sarà possibile porre fine al processo distruttivo in atto. La ricerca dell’armonia avviene a livello locale, dove si trova la bioregione, definita dalle caratteristiche uniche, sia naturali sia antropiche, che si ritrovano nel luogo. 

L’omogeneità nella diffusione di alcune caratteristiche naturali e culturali indica l’esistenza di una bioregione. I popoli sono integrati nel proprio luogo e lo scopo del bioregionalismo è di evidenziare questo legame attraverso un approccio multidisciplinare, favorendo le pratiche che consentono un riequilibrio con l’ambiente, soddisfacendo in modo sostenibile i bisogni, dal ripopolamento delle campagne alla reintroduzione di coltivazioni e usi legati alla storia del luogo. Un altro elemento di attenzione del b. è sul consumo critico, che porta a prediligere prodotti alternativi alle filiere produttive industriali, con passaggi di mano diretti tra produttore e consumatore, a salvaguardia della diversità ambientale e a contrasto dell’uso di pesticidi e di organismi geneticamente modificati. 

La dimensione locale del bioregionalismo sottende una scelta politica, che porta l’essere umano a ritrovarsi in una dimensione più a sua misura, in cui riscoprire i rapporti diretti. L’uomo è visto nel suo universale bisogno di radicamento, in opposizione allo spaesamento dei flussi della globalizzazione e a difesa delle tradizioni locali. 

Il bioregionalismo si differenzia dal movimento ecologista contemporaneo soprattutto per il rifiuto a trasformare alcune pratiche ecologiche (come il compostaggio dei rifiuti o i diritti di inquinamento) in forme funzionali alla produzione economica capitalista. Il modello di sviluppo occidentale, con la sua mentalità utilitaristica, viene accusato di vedere la natura in modo esclusivamente cosale, quindi come ente da utilizzare per la moltiplicazione della produzione. L’essere umano si ritrova armonicamente con la natura interrogandosi sull’appropriatezza di ogni ente, rispettandone la funzione naturale senza costringerla per un utilizzo egoistico.

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Fonte: http://www.treccani.it/enciclopedia/bioregionalismo_(Lessico-del-XXI-Secolo)/

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