lunedì 9 luglio 2012

Nella spiritualità laica il maestro è colui che ti porta ad essere il tuo stesso maestro!

“Maestro è colui che ti porta ad essere il tuo stesso Maestro!” (Saul Arpino)

Paolo D'Arpini all'ingresso del Circolo Vegetariano VV.TT. di Treia


Diceva Ramana Maharshi:”Conosci la tua mente, per non farti imbrogliare dalla mente”  Vedi quante immagini appaiono in un sogno, quanti personaggi che si cercano e si sfuggono, che si amano e si odiano? Ma il sognatore è uno solo….

Per risvegliarti a te stesso da qualsiasi punto o identità ti riconosci nel sogno, accetta quella, fermati a quella e da lì osserva e scopri l’osservatore. Non aspettare illudendoti che potrai svegliarti se stai sognando di essere qualcun altro, un personaggio più preparato o più simpatico…

Qualsiasi sia il personaggio del sogno nel quale ti ritrovi, accettalo.

Osho diceva: “Accettarsi per quel che siamo è la base per il risveglio spirituale”. Infatti accettarsi non significa rinunciare alla propria crescita, anzi vuol dire che accettiamo di crescere partendo da ciò che siamo. In questo modo la crescita non sarà una scelta bensì un moto spontaneo.

E’ la fioritura dell’intrinseca perfezione che trova una forma espressiva, senza sforzo, senza rabbia o frustrazione, senza sacrificio, senza uso della memoria,senza espiazione, senza speranza…


Puoi dirmi allora dove si pone, a cosa serve, quella sofferenza, quell’autocontrollo, che sin’ora ha accompagnato la tua ricerca? Dov’è l’utilità proiettiva dell’io che cerca se stesso? Quanti sono gli “io” in te? Dov’è quell’uno che cerca e l’altro che è cercato? Dove sono le vite trascorse arrancando verso la perfezione e dove sono quelle vite future per completarla? Cosa significa “io sono giovane, io sono vecchio, io sono maschio, io sono femmina”? Non sei tu presente qui ed ora, pura coscienza, aldilà di ogni distinzione esteriore?

E sempre lo sarai!


Ascolta, tu sei sempre, assolutamente, e chiunque nel tuo sogno dica qualcosa di sensato, sei tu a dirlo. Riconosci quel messaggio come tuo, guarda la luna e lascia stare il dito, scopri l’essenza e non lasciarti ingannare dal riflesso.. 

E per finire ricorda: “Il Guru ti appartiene completamente ma appartieni tu completamente al Guru..?” (Swami Muktananda)


Paolo D’Arpini



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Commenti ricevuti:



Il Guru di Lucilla Pavoni: "Caro Paolo, di tutte le virtù che ti riconosco, la più grande è questa distanza che prendi dalla definizione "guru". Ne ho conosciuti cosi' tanti che si definivano tali, che il mio cervello si chiude in automatico, quando incontro l'ennesimo ...con queste presunzioni. Il vero "guru", non sa nemmeno lui di esserlo, quello che dice, fa, manifesta, rientra nella perfezione travestita di semplicità. E' rarissimo incontrarne uno nella vita e soprattutto è difficile riconoscerlo, perché Lui non si dichiarerà mai tale, l'unica possibilità di riconoscerlo é diventare lui"


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Il Guru di Marco Carlino (in seguito alla risposta di ieri): “quindi il Guru è l'altro? … non mi ci trovo più..”

Mia rispostina: “Il Guru è il vero Sé... Mentre il sé che separa e vede il Guru come "altro" è l'ego. La semplice comprensione intellettuale di questo processo separativo, che è illusorio, non è però sufficiente. Finché l'ego non è obliterato non è opportuno comportarsi con il Guru come fosse il sé (l'io). Attenzione, qui si parla dell'eventuale Guru esterno, poiché in questo modo si tenderebbe a non rispettarlo o a non prendere in considerazione i suoi insegnamenti. Quindi occorre sapere che il Guru è il vero Sé ed allo stesso tempo esteriormente rapportarsi con lui come se fosse il Maestro supremo, con rispetto e devozione. Questo atteggiamento si riflette anche verso il proprio Sé, il Guru interiore, e quindi ci si "abbandona" alla sua Grazia.  Sapendo che nessuno sforzo personale può obliterare il senso dell'io separato ma che questo può essere rimosso solo dalla Grazia del Guru (che è il Sé). Per questo è  detto di comportarsi equanimamente e con distacco nei confronti di tutto il mondo con la sola eccezione del Guru, che è l'aspetto "risvegliatore" del Sé. Il momento che emerge la "realizzazione" del Sé ogni distinzione scompare.. resta però, nei modi espressivi, una costante forma di devozione e rispetto nei confronti del Guru, che a quel punto è sperimentato realmente come il proprio Sé. Interiormente ogni differenza è annullata ma esteriormente il gioco della diversità continua a manifestarsi. Esiste solo il Sé... tutte le altre distinzioni o intellettualizzazioni servono solo a tenere la mente occupata...  "Materiale aggiunto o di arricchimento" dicono le scritture non duali.  Finché esiste una mente, un io, che distingue, tutto appare complicato.. ma in verità è molto semplice. L'"io sono" è la realtà definitiva.. ma finché permane la tendenza mentale a proiettare l'identità in un nome forma, in un "questo",  si dice che c'è una differenza fra l'osservatore e l'oggetto osservato e l'atto di osservare. Quando scompare il senso dell'io legato al nome forma automaticamente tutto ciò che esiste  viene sperimentato come  il Sé, come osservazione testimonianza. Quanti personaggi nel sogno, distinti, finché si sogna.... ?! Se vuoi puoi leggere questo approfondimento: http://bioregionalismo-treia.blogspot.it/2011/10/il-rapporto-guru-discepolo-nella.html

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