sabato 31 gennaio 2015

Marche - Musica bioregionale e case di terra...




...scrivo sempre  di fretta, faccio un sacco di errori e rileggo poco quello che scrivo, da questo storia se potrebbe trarre un racconto più elaborato anche un film musicale d'amore, ma  quel che mi affascina è l'idea breve e immediata e queste storie sono invenzioni culturali prese un po' qua e un po' là e riadattate a un modulo prestabilito, che le lega tra di loro, e che è la casa di terra nelle Marche. Molte storie le ho raccolte a Casalincontrada altre sono state raccontate durante i tanti workshop seminari e lavori di costruzione...” (F.R.)


Il saltarello di Petriolo e la musica di tradizione delle case di terra nella bioregione della Valle del Chienti

Elia era un giovane pastore spensierato ed allegro, al padrone piaceva parlare con lui perché amava le persone allegre. gli raccontava spesso degli  anni del ventennio fascista in cui era stato spinto a coltivare tutti terreni che aveva anche i più scomodi e scoscesi che in genere non coltivava. Le sue proprietà,  campi masserie e borghi,  si estendevano da Corridonia  a Petriolo e oltre fino ad Urbisaglia. Raccontava dei disboscamenti  e dei dissodamenti e soprattutto dell'opera di costruzione di tutte quelle case di terra che possedeva e che aveva fatto costruire appunto per ospitare tutto il bracciantato agricolo stagionale e i nuovi coloni per i campi dissodati. 

Gruppi di braccianti sotto la guida del mastro tiravano su muri di terra e paglia con un soffio impastando sulla aia con l'aiuto delle vacche, anche le donne partecipavano ai lavori, spesso anche i bambini. 

Il padrone seguiva personalmente gli operai durante la costruzione approvvigionandoli di coppi mattoni travi e travicelli per tetti e solai. Alla fine di ogni casa costruita una grande festa. Il padrone amava molto la musica, infatti soprattutto ora che era tempo di mietitura, campi di grano a perdita d occhio, invitava tutti gli anni quei bravi braccianti e suonatori  di Corridonia, Nicodemo detto Fifo, cantore e dicitore, Nazareno suonatore di tamburello, Peppe all'organetto, Lisa voce femminile. Durante il giorno Elia sentiva da lontano risuonare le voci nel caldo estivo con i canti di mietitura. La sera sentiva sulle  aie il suono inconfondibile dell'organetto tra schiamazzi  canti e balli. Lui da solo con le sue pecore il cielo per cuscino e le fresche erbette per materasso. 

Seguiva con le  sue pecore i mietitori risalendo la valle del  fiume. vedeva  le donne con i colorati abiti a fiori, sulla testa cesti colmi  di vivande  più volte al giorno portare cibi e bevande fresche ai braccianti. Elia era sempre più affascinato  da quel fantastico  mondo dei braccianti pieno di allegria donne e vivande.  Lui sempre solo con le sue pecorelle. Così un giorno si fece coraggio e  chiese al padrone se poteva provare. Il padrone rispose: va bene, sette lire e le nozze! La paga giornaliera, per nozze si intendeva  il cibo e le vivande dell'intera giornata. I braccianti dormivano tutti nelle belle case di terra, sulla paglia, sui letti, sull'aia. La mattina all'alba Elia iniziò il nuovo lavoro. Il sole picchiava  forte, non si poteva  fermare a riposare, vero che sentiva cantare e le donne portavano da bere e da mangiare ma la fatica era enorme e la sera si sentiva stanco morto. Cosi dopo qualche giorno, la sera sull'aia il padrone lo vede in disparte tutto silenzioso e gli chiede: "Elia che come va?"  Lui rispose: "padrone mio, sette lire e le nozze! Sette lire e la morte!" Così il giorno dopo tornò allegro e spensierato tra i prati suonando il suo zufolo in compagnia delle sue pecorelle, ascoltando da lontano i canti della mietitura e i suoni della sera sulla aia dove spiccava  inconfondibile il suono dell'organetto con il tema del salterello di Petriolo che invitava al ballo le giovani coppie di braccianti:

"e bellina che te piace l’allegria!

piglialo per marito un suonatore

piglialo per marito un suonatore

che ti fa stare e là

dimmelo come te va

dimmelo bella come te senti

dimmelo bella come se sta

e che allegra notte e giorno

damme la mano e girimo lo torno

e ti fa stare

(Saltarello de Petriolo)



Petriolo piccolo paese sul versante meridionale del fiume Chienti è stato inconsapevolmente luogo di sperimentazione di un particolare laboratorio di reinnesto dell'espressività tradizionale. Nel paese nativo di Giovanni Ginobili etnografo attento alle tradizioni della sua terra, un gruppo di uomini adulti e anziani decisero alla fine degli anni  sessanta di ripristinare in paese l'uso della Pasquella; da allora il gruppo chiamatosi “Petriò mia”, titolo di una raccolta poetica del Ginobili, ha iniziato un recupero interno di canti e testi di serenate, canti a lavorà, pasquella, canto a batoccu, canto a fienà, canto a mete, canto a potà e i saltarelli  di Petriolo e Castellana.

I  suonatori nominati nella storia sono: Giuseppe Pierantoni organetto 8 bassi (urghinettu), contadino di Corridonia;  Nazareno Pesallaccia, tamburello (ciandimmuli), contadino di Corridonia;  Nicodemo Saldari detto Fifo, canto, contadino di  Corridonia; Lisa Marinozzi, canto, casalinga e mezzadra di Corridonia.

Altri suonatori di Petriolo e dintorni: Elia Miliozzi triangolo (timbanu), impiegato comunale;  Nelli Mariani, canto, contadina casalinga di Petriolo; Domenico Ciccioli, canto e triangolo, contadino di  Petriolo.

Gruppi di ricerca delle tradizioni musicali della marca centrale:
"Petriò mia"
"L'ora  strana"
"Traballo"
"Lu trainanà"
"Gastone Petrucci e la Macina"


Ferdinando Renzetti - f.renzetti@casediterra.it

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