martedì 5 novembre 2019

La misteriosa scomparsa della civiltà nella valle dell'Indo e del Saraswati - La distruzione di Harappa, Mohenjo Daro e Jodhpur

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 Da alcune anomalie registrate in due antichissimi siti archeologici indiani (attualmente in Pakistan), Harappa e Mohenjo Daro e dall'ultima scoperta di radiazioni pericolose a Jodhpur, si è riaperta la questione della misteriosa distruzione delle due città colpite da un calore superiore ai 1.000 gradi Celsius. Fatto particolare e che questi due siti archeologici sono già descritti in antiche opere letterarie di oltre 6.000 anni fa, come il Mahabharata. 

Entrando nel merito, le due città della Valle dell'Indo e del Saraswati: Harappa e Mohenjo-Daro, scoperte accidentalmente lo scorso secolo, mostrarono subito agli archeologi aspetti particolari, differenti da altri siti archeologici. I mattoni in terra cotta e i resti di vasellame mostravano segni di vetrificazione, fatto questo riscontrabile nei materiali esposti a temperature di migliaia di gradi Celsius. 

 Resti di laterizi vetrificati scheletri rimasti insepolti lungo le strade di Mohenjo-Daro In più gli scheletri trovati dimostravano che era avvenuta una morte improvvisa che li ha accomunati tutti, e poi abbandonati lungo le strade della città di Mohenjo-Daro. Non solo, ma in questi due siti si registra ancora una certa radioattività nel terreno. Per fortuna su queste aree archeologiche non ci sono centri abitati, quindi, il rischio di contaminazione è relativo. Questo invece non accade a 18 Km da Jodhpur, una popolosa città del Rajasthan, una regione confinante con il Pakistan. 

Tutto nasce da un progetto per la costruzione di una vasta lottizzazione edilizia. Quando gli operai hanno iniziato a scavare le fondamenta delle case, a circa un metro di profondità, è apparso un consistente strato di ceneri pesanti; ceneri che hanno cominciato a creare problemi alla salute degli operai. Sono intervenute le autorità sanitarie e per loro grande stupore hanno registrato nella zona un tasso molto elevato di radioattività. Questa scoperta ha messo subito in rilievo l'alta incidenza di malattie, in particolare tumori, della zona. 

A quel punto il governo indiano ha bloccato gli scavi e isolata tutta l'area. Gli archeologi nel frattempo hanno individuato i resti di un antichissimo insediamento umano, calcolato intorno a 8.000 anni prima di Cristo; insediamento che come Harappa e Mohenjo-Daro, 12 presentava fenomeni di vetrificazione causati probabilmente da qualche evento che ha prodotto nel lontano passato temperature elevatissime, capaci di fondere anche la pietra. Questi archeologi, in una recente conferenza stampa, non hanno esitato a paragonare l'accaduto di quest'area con quanto avvenuto nel 1945 a Hiroshima e Nagasaki. 

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Gli studiosi degli antichi testi indù a questa scoperta hanno aggiunto le loro conclusioni e cioè che quanto scritto, soprattutto nel Mahabharata, non è frutto di "fantasie" dell'epoca. Ma cosa dice questo antico testo indiano? Il Mahabharata, scritto nell'antica lingua sanscrita? Descrive un’esplosione catastrofica che sconvolse il continente( tuttala valle dell’Indo in particolare Pakistan e parte dell’india). Si legge, infatti: “Un unico proiettile caricato di tutta la potenza dell’Universo … Una colonna incandescente di fumo e fiamme, brillanti come 10.000 soli, s’innalzò in tutto il suo splendore … era un’arma sconosciuta, un fulmine di ferro, un gigantesco messaggero di morte che ridusse in cenere un’intera razza. I cadaveri erano così bruciati da essere irriconoscibili. I capelli e le unghie caddero, il vasellame si ruppe senza alcuna causa apparente, e gli uccelli diventarono bianchi. Dopo poche ore, tutti i cibi erano infettati. Per uscire da quel fuoco, i guerrieri si gettarono nel fiume.” 

Lo storico Kisari Mohan Ganguli asserisce che gli antichi scritti sacri indiani sono pieni di eventi catastrofici prodotti da armi sconosciute dotate di una potenza simile a quelle nucleari che noi oggi conosciamo. Nel Drona Parva, un capitolo del Mahabharata, si parla chiaramente di battaglie in cielo condotte da "carri volanti", i Vimana, che si combattevano con "fulmini e tuoni". Il capitolo dell'opera sacra si conclude descrivendo l'uso di armi dalla immane forza distruttiva che provocarono alla fine la totale distruzione di interi eserciti. L’archeologo Francis Taylor aggiunge che le raffigurazioni in bassorilievo, in alcuni templi sempre nel Rajasthan, da lui interpretate, mostrano personaggi intenti a pregare al fine d’essere risparmiati dalla grande luce, che stava per portare rovina sulle loro città. -“E’ abbastanza incredibile", afferma Taylor, "immaginare che qualche civiltà possedesse la tecnologia nucleare prima di noi. 

La cenere radioattiva trovata a Jodhpur aggiunge credibilità agli antichi scritti indiani che solo oggi comprendiamo parlano di un'antichissima guerra atomica”. In conclusione, sulla base di queste scoperte e rivelazioni, dobbiamo cominciare a rivedere con più attenzione quanto descritto in tutti i testi antichi giunti fino a noi, come quelli indiani. Forse anche le due opere di Platone: il "Crizia e il " Timeo", che parlano della distruzione di Atlantide, forse non sono solo frutto di fantasie del filosofo greco, ma cronache di fatti realmente accaduti. L'indagine sulle antiche civiltà scomparse pertanto andrà avanti sul nostro notiziario e chissà, forse, un giorno capiremo qualcosa di più sul passato delle civiltà umane.   

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(ELM) - Fonte A.K. Informa n. 45



1 commento:


  1. Scrive Luigi Caroli a commento dell'articolo:

    "Caro Paolo, a proposito dell'abbandono di Moenjo Daro e Harappa credo improbabili degli attacchi nucleari. Penso piuttosto che il fenomeno riscontrato - con prove certe - in un antico agglomerato umano possa essere stato causato da un meteorite caduto a una certa distanza da quel sito. Sono i resti di quel meteorite - sicuramente ricoperto da strati di terra - che dovrebbero cercare gli archeologi. PS: sul blog Bioregionalismo Treia 3250 visualizzazioni in tre giorni. Eccezionale! ... potrebbe aver contribuito il meteorite!"

    Mia rispostina: "Caro Luigi, la distanza tra i diversi siti nella valle dell'Indo e del Saraswati, che comprendono un vasto areale, e la non subitanea e totale scomparsa della civiltà ad essi collegata, mi fa dubitare dell'ipotesi meteorite. La civiltà di quel territorio presentava caratteristiche gilaniche e dravidiche e il momento della sua caduta potrebbero ricadere nel periodo dell'invasione kurgan (delle popolazioni ariane). A dar retta all'antica mitologia indiana gli ariani vedici disponevano di poteri psichici e di armi insolite "magiche", ben descritte nelle epiche Ramayana e Mahabarata. Chissà...? - Vedi anche: http://riciclaggiodellamemoria.blogspot.com/2017/08/cicli-storici-dalla-civilta-alla.html - ed anche: https://circolovegetarianotreia.wordpress.com/2015/10/18/cultura-proto-indo-europea-delleuropa-antica-la-civilta-pastorale-kurgan-e-yamna/ (Paolo D'Arpini)

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