venerdì 16 dicembre 2022

Piogge avvelenate su tutto il Pianeta, la colpa è dei PFAS...



L’acqua piovana non si può bere da nessuna parte del mondo...  Né in Artico, né in Antartico, né nella foresta Amazzonica, né sull’Himalaya.

La colpa è di composti chimici immessi, inizialmente usati a scopo industriale e/o per prodotti commerciali, e che sono entrati nell’ecosistema e arrivati appunto nell’acqua piovana di tutto il mondo.

Questi composti fanno parte della famiglia dei per- e poli-fluoroalcali (PFAS, in inglese per- and polyfluorinated alkyl substances) che non si disintegrano nell’ambiente, tantomeno nella pioggia, e che non e’ bene per gli umani ingerire. Spesso i PFAS vengono chiamati “la chimica per sempre” perche’ appunto restano per l’eternita’.

Il maggior produttore di PFAS è la ditta nordamericana 3M.

Cosa ci si fa con questi PFAS? Riverestimenti che resistono al calore, agli oli, ai grassi e che rendono i prodotti impermeabili alle infiltrazioni d’acqua. Sono usati nella produzione di vestiti, mobili, adesivi, imballaggi, padelle no-stick, imballaggi e materiale isolate. Le due sotto-specie piu’ pericolose sono chiamati perfluorooctane sulfonic acid (PFOS) e perfluorooctanoic acid (PFOA).

La scoperta dell’acqua piovana satura di questi PFAS arriva da ricercatori dell’Universita’ di Stoccolma e dell’ETH di Zurigo, guidati dal professor Ian Cousins, del Dipartimento di Scienze Ambientali a Stoccolma, che hanno pubblicato il loro lavoro sulla rivista Environmental Science and Technology.

Per molto tempo non si sapeva bene quali fossero le conseguenze di questi PFAS sull’uomo, ma negli scorsi 20 anni c’e’ stato maggior consenso sulla loro tossicita’ e cosi le linee guida sulla loro sicurezza ora impongono livelli molto minori di quelli precedenti.

Per dirne una, uno di questi PFAS, chiamato perfluorooctanoic acid (PFOA) e’ stato scoperta essere cancerogena e cosi i livelli di tollerabilita’ sono diminiuti di… 37.5 milioni di volte. Cioe’ se prima il limite era 37.5 milioni, ora il limite e’ 1.

Il gruppo del Prof. Cousins ha studiato la presenza nell’ambiente e l’evoluzione dei PFAS nel corso degli scorsi 10 anni. La cosa triste e’ che la produzione e l’uso di alcuni di questi PFAS sono stati fermati gia’ 20 anni fa, quando si inizio’ a capire che erano tossici. Purtroppo pero’ i loro livelli nell’ambiente non sono cambiati durante tutto il tempo dello studio del Prof. Cousins.

Anzi questi PFAS sono in circolo continuo in tutto l’ecosistema senza degradarsi mai.

Appunto la chimica per sempre.

Secondo il CDC americano, questi PFAS possono portare a gravi problemi alla salute, incluso tumori, problemi al fegato e di fertilita’, problemi allo sviluppo dei bambini, rischi di asma e cattivo funzionamento della tiroide. Bioaccumulano negli animali e migrano nel terreno.

A lungo i rischi sono stati sottovalutati.

Ora e’ vero che noi delle nazioni industrializzate beviamo e ci laviamo e cuciniamo, male che ci vada, l’acqua del rubinetto che è filtrata e monitorata (o cosi si spera), e che quasi tutti beviamo solo acqua imbottigliata. Ma questa e’ una scarsa considerazione.

Cosa ne è infatti della gente nei paesi non industrializzati che usa l’acqua piovana per tutti gli scopi di cui sopra? E cosa ne e’ degli animali del pianeta intero? E poi, alla fine, come facciamo a sapere se quell’acqua piovana che finisce sulle nostre montagne e che viene poi raccolta e filtrata, davvero li ferma tutti questi PFAS?

Il mondo è uno solo e questi PFAS sono già dentro ciascuno di noi, ne sono certa. Alla fine è solo la lotteria genetica che decide chi resiste a queste sostanze e chi no.

Non ci sono conclusioni. Siamo noi gli artefici di tutto questo e altra soluzione non c’e’ se non di consumare tutti di meno e di vivere il più possible circondandoci di cose naturali e riutlizzabili.

Una padella no-stick non ne vale la pena.

Maria Rita D’Orsogna 




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