“Serve veder coinvolta gente di tutte le origini e di tutte le età, con il più ampio ventaglio possibile di competenze, di tutte le estrazioni socioeconomiche, da tutta la Terra. Proprio come non esiste un solo attivista o un modo ‘giusto’ di essere attivisti, limitare il movimento per il clima a una sola categoria anagrafica o a una sola forma di protesta o a una sola parte del globo, vuol dire ridurre la portata della forza potenziale ed effettiva della nostra energia collettiva, delle nostre capacità e voci condivise e sottovalutare l’urgenza delle sfide che siamo chiamati ad affrontare”. (Vanessa Nakate)
Le sfide universali che Nakate cita, confliggono con quella narrativa reiterata, che fa pelo e contropelo alle azioni promosse dai movimenti ambientalisti, e che tralascia sempre di includere nell’analisi il problema reale: l’inazione della classe politico-dirigenziale, quella con potere legislativo. Un potere, ad oggi, rivolto altrove, completamente scollato dalla fragilità sociale e ecologica che abita il Pianeta.
Gli attivisti ad oggi prendono solo sanzioni, amministrative e penali, critiche e stigmatizzazioni. Allora l’invito, sincero e spontaneo, è a unirsi. Perché non c’è una soluzione, c’è l’intelligenza collettiva dove tutte e tutti possono contribuire, per crescere, per vincere, non per affossare.
Le azioni individuali sono importanti ma non salveranno il mondo finché le grandi lobby industriali (alimentare, bellica, energetica, logistica...) godono della copertura politica che consente loro di continuare a inquinare, senza scrupoli, mantenendo fermo l’unico interesse di cui sono portatrici: la crescita dei profitti.
Dall’alto non arriveranno segnali concreti di lungimiranza perché lungimiranza oggi vuol dire sacrifici, rinunce, frugalità. E il famoso 1 per cento della popolazione non intende rinunciare proprio a nulla, men che mai agli agi e alla connivenza politica.
Allora, piuttosto, aiutate i movimenti in questa corsa contro il tempo: occorre agire immediatamente.
Extinction Rebellion Italia
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