sabato 5 agosto 2023

PFAS, pericolosi ubiquitari...

 


Dall'immagine soprastante  possiamo notare in che misura e quali composti PFAS si distribuiscano in determinate zone del nostro corpo.


La maggior parte delle indagini sull'accumulo umano delle sostanze PFAS si sono concentrate sulla presenza nel sangue e nel latte materno, mentre pochissimi studi hanno ricercato concentrazioni in altri tessuti.


A supporto di questo vorremmo portare ad esempio uno studio  effettuato a Tarragona (Catalogna, Spagna) dove sono state analizzate le concentrazioni di 21 PFAS in 99 campioni di tessuti autoptici (cervello, fegato, polmone, ossa e reni) su soggetti che avevano vissuto in quest'area. Perché Tarragona? Il polo petrolchimico più grande dell’Europa meridionale si trova proprio qui, in Catalogna. 


L'aspetto più preoccupante è "il travestimento" che queste sostanze PFAS assumono quando si trovano all'interno del nostro organismo, traendo in inganno le nostre sentinelle, ossia i recettori, che le scambiano per sostanze che normalmente dovrebbero essere nel nostro corpo per cui "le fanno entrare".


Esistono anche delle vere e proprie barriere che servono per prevenire l'arrivo di alcune sostanze nocive in aree del corpo particolarmente importanti: la barriera ematoencefalica (che sbarra la strada verso il cervello) e la barriera placentare (che sbarra la strada verso il feto).

 

Purtroppo le PFAS hanno una struttura simile ad alcuni ormoni o ad altre sostanze che servono al nostro corpo, per cui l'efficacia di queste barriere viene meno in quanto appunto vengono riconosciute come utili all'organismo. Stessa cosa avviene nel rene che normalmente dovrebbe espellerle ma che invece le considera utili e le rimette in circolo.

(leggi introduzione dello Studio Perez)







Scrive Gianni Luigi Padrin: "I Nomi e Cognomi dei politicanti e industriali che  VOGLIONO che la produzione del PFAS  continui, dopo  oltre i 50 anni di AVVELENAMENTO, NON ci sono.  I soliti rompiscatole come me,  chiedono come mai? Dimenticanza?"

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