"Se l'uomo non sarà in grado di rapportarsi alla natura e ai suoi elementi con un criterio di relazione e condivisione cadrà in una tale depressione da meditare il suicidio collettivo della specie" (Saul Arpino)
Repetita iuvant. Nei vari centri dell'Agro Falisco non si è ancora capaci di capire l'importanza dell'ambiente. Ignorato dalla politica e riportato in cronaca solo quando compare l'emergenza. Ambiente vuole dire vita, terra, acqua, aria.
Un esempio? Se esaminiamo le direttive del Piano paesistico regionale del Lazio scopriamo che l'intera valle del Treja è stata dichiarata area da tutelare, infatti nel Piano si auspica l'inserimento di tutti i paesi del Treja in una "riserva" a sviluppo ecosostenibile. Nella riserva, che ingloberebbe sia il fiume Treja che i suoi affluenti e sorgenti, sono inseriti i territori interessati dei vari centri viterbesi, come Monterosi, Nepi, Calcata, Faleria, Castel Sant'Elia, Gallese e Civita Castellana. Una precisazione: la maggior parte del fiume scorre in provincia di Viterbo, mentre le sorgenti si trovano nella provincia di Roma, nell'area intorno a Settevene fra Campagnano, Mazzano e Magliano. Nell'area di Settevene (e posti limitrofi) c'è una enorme polla sotterranea di acqua potabile che però fa gola a vari Enti.
L'Acea ha un suo progetto per la captazione delle sorgenti per dirottarle verso il lago di Bracciano per colmare il livello dell'invaso lacustre che serve da serbatoio di acqua potabile per l'area metropolitana. Nel tentativo di accaparramento delle acque si aggiunge l'ipotesi di utilizzo delle sorgenti della Fonte di Virgilio (per imbottigliamento di acqua minerale) che si trovano nel comune di Mazzano Romano, ai limiti del Parco di Treja.
Le varie sorgenti, tutte inserite nel bacino imbrifero del Treja, sono a rischio, ma la legge Galli, che dovrebbe tutelare le acque sia per gli scarichi fognari che per la salvaguardia delle polle non viene pienamente attuata. Il che significa che se la captazione delle sorgenti venisse attuata (per uso industriale o metropolitano) il fiume diverrebbe a tutti gli effetti una cloaca a cielo aperto. Infatti i paesi del comprensorio sono solo parzialmente dotati di depuratori per le acque reflue ed inoltre più o meno abusivamente vengono scaricati anche liquami industriali nel fiume e nei suoi affluenti.
Occorre un'inversione di tendenza e un sostanziale risparmio e conservazione delle acque potabili, se non vogliamo che questo bene prezioso sia sprecato o distrutto da una politica ambientale cieca e speculativa. Occorre che la salvaguardia delle sorgenti del Treja divenga effettiva. Invito perciò la Regione Lazio, la Provincia di Viterbo e di Roma e i Comuni dell'Agro Falisco a farsi curatori di una tutela reale sulle acque, un bene insostituibile per la vita delle generazioni future.
Paolo D'Arpini - Rete Bioregionale Italiana
Nessun commento:
Posta un commento