venerdì 12 gennaio 2024

La Norvegia prende di mira l'Artico...



Il Parlamento norvegese ha approvato una legge sull'estrazione mineraria su larga scala dai fondali marini.   In Norvegia il movimento ambientalista e diversi attivisti stranieri (Sustainable Oceans Alliance) si sono riuniti davanti al Parlamento per denunciare il rischio di disastro ambientale.

La Norvegia diventa così il primo Paese ad avere aperto a una pratica controversa che - secondo gli scienziati - potrebbe causare la devastazione dell'ecosistema marino.

Estrazione mineraria dai fondali marini

In Norvegia l'industria estrattiva si appresta ad esplorare ed eventualmente estrarre i metalli preziosi fondamentali per le tecnologie verdi in un'area di 280.000 km2,       grande quasi quanto l'Italia.

La zona individuata si trova nell'Artico, tra le Svalbard, la Groenlandia, l'Islanda e Jan Mayen.

Il piano riguarda le acque norvegesi, ma quest'anno potrebbe essere raggiunto un accordo sull'estrazione in acque internazionali. L'unica cautela posta dal governo è quella della necessità di condurre ulteriori studi ambientali prima di rilasciare le licenze di trivellazione.

Cosa cercano le trivelle

Le trivelle in alto mare cercheranno in particolar modo **oro, argento, cobalto, nichel, rame zinco e manganese.** 
Cobalto, nichel, manganese e zinco servono per la produzione delle batterie elettriche. Il rame  viene utilizzato nei cavi mentre l'oro e l'argento sono materiali ampiamente richiesti anche per i circuiti elettronici.

La transizione verde della mobilità elettrica e non solo passa dunque anche dalla trivellazione dei mari. Ma i ricercatori mettono in guardia sul danno potenzialmente enorme. L'estrazione mineraria distrugge i fondali.

I danni all'ambiente

L'attività di trivellazione provocherà inoltre il rilascio a una superficie meno profonda di decine di migliaia di metri cubi di sedimenti, che romperanno gli equilibri degli ecosistemi marini. I residui e i materiali di scarto altereranno la composizione chimica dell’acqua e l'inquinamento acustico metterà ulteriormente in pericolo la fauna marina. Secondo i ricercatori, le conseguenze di una tale attività non sono state ancora  messe a fuoco e potrebbero risultare anche peggiori del previsto.

Stefania De Michele


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