venerdì 21 giugno 2024

Gli antibiotici ed i veleni contenuti nella carne degli animali passano agli umani...



“..il 70% della produzione mondiale di antibiotici è usato nell’industria degli allevamenti, quindi poi sono assunti dai carnivori umani.
La OMS dice: “ gli antibiotici sono un grave pericolo per tutti e, se non si fa nulla, il mondo si avvierà verso un’era post-antibiotici, in cui le infezioni comuni cominceranno ad uccidere più del cancro.
Già oggi 1 milione di persone muore ogni anno a causa degli antibiotici che non fanno più effetto su di loro. Entro il 2050 (ma sarà molto prima-ndr) si passerà a 10 milioni l’anno."

Ricordo, da due rivelazioni, quanto segue:
–  “Chi è carnivoro, sedendosi davanti al suo piatto di carne, dovrà scegliere fra mangiarla e morire avvelenato o non mangiarla e morire di fame”.
–  Dio Padre-Madre disse: “… si susseguiranno a intervalli sempre più brevi le catastrofi e le epidemie scatenate dall’umanità col suo comportamento senza etica e senza morale…”
Quanto sopra vale anche in generale per tutti i prodotti di origine animale, che comunque contengono quantità elevate di antibiotici.” (M.B.)



Integrazione di F.L.M.:

“In ogni corrente di pensiero (religioso, politico, filosofico ecc.) si manifestano tre principali posizioni ideologiche: i moderati, gli eccessivamente moderati e gli intransigenti. E in questo c’è chi considera estremista chiunque cerca di essere coerente con le cose in cui crede. Anche essere troppo onesti, chiedere giustizia per tutti, preoccuparsi troppo del bene del prossimo è per alcuni estremismo. Ma se estremismo è chiedere amore per tutti gli esseri viventi i primi estremisti sono stati, e sono, gli uomini più illuminati della terra che hanno superato la visione soggettiva nell’ottica dell’Uno: Non si può cogliere un fiore senza turbare le stelle”



giovedì 20 giugno 2024

Viaggio a San Vito Chietino (tutto d'un fiato)




..il tredici e il quattordici giugno 2024 sono stato a san vito chietino in occasione della festa del santo patrono. venerdì mattina accompagnato da nicoletta biraghi che custodisce i valori del mercato coperto neo neurale nel paese ho avuto modo di visitare il mercatino contadino con prodotti vari dalle paste artigianali vini oli miele sottoli erbe officinali libri oggetti d’artigianato frutta verdura e piante tante piante quelle che nicoletta dispensa protegge e diffonde per il centro storico, assieme alla signora sara, diventato ora paese dei fiori che ho avuto modo di visitare e fotografare nei suoi punti salienti compresi il mercato coperto e alcuni laboratori e negozi locali. il giorno dopo processione per le vie con reliquie del santo preghiere e suoni di banda. riporta il cartello all’ingresso del paese: sorto presso un porto di epoca romana il paese fu di dipendenza della vicina abbazia di s. giovanni in venere. distrutto sul finire del XIV secolo passò alla città di lanciano, famosa la contesa tra questa e ortona per il restauro e il possesso del porto. dell’antico assetto medievale si possono riconoscere il tracciato viario e parte del borgo fortificato. nei dintorni i caratteristici trabocchi macchine per la pesca che con il paesaggio evocano suggestioni dannunziane. il sentiero delle fonti incrocia i bisbiglianti rivoli di acqua sorgiva. il sentiero apre scorci panoramici sul mare sulle ripide pareti di arenaria della collina di foreste e propone una grande varietà di piante spontanee: sambuco malva biancospino rosmarino crespino ortica cardo asparago cicorie tarassaco lappola lassana capelvenere nolimetangere mentuccia timo pratolina giunchiglia il rovo con le more e immancabile ciclamino. 

la prima volta che il nome appare nel territorio è nel IX secolo in un documento dell’anno 829 dell’archivio di monte Cassino in cui si legge che s. viti et s. johannis in foce de fluvio sangro divenivano proprietà della famosa abbazia di farfa. si fa riferimento alla chiesa di san vito posta nei pressi del feltrino in località murata alta e la sua posizione nei pressi del mare e del fiume ha fatto che chi eresse una prima e semplice cappella votiva e dopo la chiesetta la dedicasse a san vito. considerando i termini longobardi tuttora presenti nella zona gualdo bufara bardella nonché un altro documento del 942 in cui si parla di una fara longobarda nei pressi del mare non possiamo che attribuire a questo popolo la dedica della chiesa a san vito già conosciuto dai longobardi prima che essi penetrassero in italia nel 566. il santo fa parte dei cosiddetti santi ausiliari, che sono invocati in momenti di necessità. san vito oltre ad essere supplicato per gli stati epilettici, la leggenda vuole che abbia curato dall’epilessia il figlio dell’imperatore diocleziano, è anche chiamato in soccorso contro il pericolo rappresentato dalle acque nel suo significato più ampio anche attraversamento di corsi d’acqua o del mare. 

non a caso le località che venerano san vito sono dislocate nei pressi dei fiumi o sul mare. il giorno di san vito le reliquie vengono portate in processione seguendo un rituale vecchio almeno di duecento anni. anticamente il paese era chiamato castellalto per la sua posizione geografica il nome fu cambiato quando giunsero le reliquie di san vito. si racconta che dei marinai turchi, convertitisi al cristianesimo, trafugarono di  notte in turchia le spoglie del santo. caricarono le reliquie su una grossa barca e navigarono alla volta di ortona dove intendevano depositarle. giunti al largo di castellalto scoppio un tempesta che li costrinse ad approdare sulla spiaggia di questa località. subito dopo il mare tornò calmo come una tavola. il capo della ciurma disse che quella tempesta, giunta all’improvviso, era un segno divino: il santo voleva restare a castellalto. 

cosi sbarcarono con le reliquie e il popolo contribuì alla costruzione di una chiesa dove custodire le reliquie e anche il paese prese il nome del santo: san vito. i turchi fecero una spedizione per riprendersi le spoglie e con una grande galea si fermarono poco lontano dalla costa. un gruppo di uomini armati sbarcò sulla spiaggia. gli abitanti che avevano avvistato la galea, accesero dei falò sul colle per cui tutti i pescatori fecero ritorno riuscendo a mettere in salvo le reliquie. i turchi allora saccheggiarono il paese e rubarono la campana portandola via. appena si allontanarono dalla spiaggia un forte temporale li colpì. la barca si capovolse i marinai perirono e la campana sprofondò. da allora i pescatori il giorno della festa di san vito a mezzogiorno la sentono ancora suonare. 
 
furono i sanniti frentani i primi storicamente parlando ad occupare pianificare il territorio tracciare vie e sentieri costruire paesi e villaggi e coltivare i campi di questa zona dell’abruzzo costiero. 

i sanniti erano terricoli e non marinai e non costruivano porti comunque avevano degli approdi soprattutto per ospitare navi dei popoli mercanti che solcavano l’Adriatico. anche se in origine questi promontori erano sia luoghi o boschi sacri e soprattutto punti di osservazione da dove scrutare il mare per avvistare imbarcazioni micenee fenicie e greche. in genere i marinai mercanti si avvicinavano alla costa sbarcavano sulle spiagge dove accendevano dei fuochi per attirare l’attenzione delle tribù italiche locali che dall’alto osservavano per poi incontrarsi e scambiare merci cibi metalli piante. nella zona di pescara i promontori di silvi montesilvano e san silvestro derivano dal suffisso Silv selva bosco sacro, punto di osservazione degli italici vestini verso l’orizzonte del mare. i sanniti frentani che segnarono il territorio con sentieri e vie erano molti rispettosi e timorosi degli spiriti dei luoghi e costruivano lungo la via piccole are dedicate ad alberi magici e pietre sacre anche per rabbonire i potenti spiriti della natura presenti in questi luoghi paludosi pieni di animali selvatici e ricoperti di boschi impenetrabili. questi luoghi sacri lungo le vie durante il primo cristianesimo furono trasformati dai pellegrini cristiani in cappelle chiesette e luoghi di culto ecco allora le frazioni o contrade o paesi di san tommaso san leonardo san donato san vito sant’apollinare. 

la tavola peutigeriana la prima carta geografica dell’antichità disegnata dai romani ricalca in parte i sentieri e e vie tracciare dalle prime popolazioni italiche, in questo tratto di costa da pescara ostia aterni fino a vasto histonion, antica frentania. i romani oltre che bravi artigiani contadini erano anche validi marinai costruirono porti e pianificarono lo sviluppo della bioregione con nuove citta e centri di diffusione della loro civilta. alla fine dell’impero romano la maggior parte dei luoghi subisce un lento declino e abbandono fino a quando i longobardi rioccupano e danno nuova vitalità a questi luoghi. infatti il porto di san vito era conosciuto nel medioevo col nome di gualdus dal germanico wald appunto bosco. anche frisa ha origine gallo germanica frichia frischia frischium come campagna incolta o località non abitata o anche nome legato alla fauna locale dal momento che frisch e friscinga significano porco selvatico. guastameroli dal germanico guastum e dal latino merula che uniti in un sol nome vogliono indicare una fortificazione distrutta o disabitata.

durante il periodo delle città marinare l’Adriatico diventa un enorme stato liquido della repubblica di venezia, infatti tutto l’Adriatico era denominato golfo di venezia e le coste erano i confini e subivano l’influenza della potente repubblica. molti avventurieri in quel periodo saccheggiavano luoghi sacri e di culto dell’asia minore e del medio oriente impadronendosi di reliquie di santi che poi rivendevano in occidente a piccoli centri e citta che volevano costituire fiere e luoghi di culto. un professore di religione tra il serio e il faceto raccontava di reliquie come la coda dell’asino di san giuseppe, la creta avanzata a dio per fabbricare l’uomo; anche il santo prepuzio del pene di Gesù è conservato in qualche chiesa. tempo fa ho letto che il papa ha regalato al re d’Inghilterra un chiodo della santa croce di Gesù. un gruppo di marinai smontarono e trasportarono dalla palestina fino alle coste delle marche i mattoni di una casupola, la santa casa di loreto. il traffico di reliquie ha segnato per lungo tempo la storia e lo sviluppo di tanti posti dell’occidente. i genovesi sono riusciti a vendere agli inglesi le spoglie di un santo probabilmente mai esistito: san giorgio. tante storie e interessanti leggende che si accavallano si intersecano e si sedimentano con storie vere di santi e personaggi. a volte fare luce tra storia e leggenda è impresa quasi disperata anche se ormai questi racconti hanno il loro fascino fine a se stesso e non è piu importante se siano veri o frutto di fantasia, ormai esistono per quello che sono ed è come se tutto fosse avvenuto realmente, come il vescovo san leucio che catturo il drago che terrorizzava le popolazioni di ate e tixa due villaggi vicini poi riuniti in un unico paese, atessa dove tuttora è conservata nel duomo di san leucio la costola del drago catturato dal santo. 
 
qualcuno doveva pur cominciare non tanto a fare quanto a farsi, a farsi cosa e a farsi in cio che faceva, a farsi che tutte le cose fossero segni d’altro. nel niente niente puo ricordare niente ne essere ricordato da niente, tutti non fanno che osservare e misurare tutto dall’infinitamente piccolo all’infinitamente grande. l’uomo è l’occhio attraverso cui l’universo ha imparato a osservare se stesso. come raccontare i pensieri di un mollusco mentre gli cresce la conchiglia. nel racconto ogni secondo ogni frazione di tempo è un universo. vivere il tempo con il tempo affermazione del valore assoluto di un singolo segmento del vissuto staccato da tutto il resto.
 
mi piace scoprire la mia strada mentre la percorro a ogni svolta una sorpresa a ogni curva un paesaggio diverso.
 
lucus a non lucendo che significa letteralmente il bosco privo di luce. la parola bosco deriva da cio che non è illuminato si dice lucus la parola latina per bosco perche non da luce. anticamente in questo periodo si celebravano i giorni più importanti della stagione estiva, durante il solstizio il sole esprime la sua massima potenza per poi iniziare il suo lento declino.

Ferdinando Renzetti



mercoledì 19 giugno 2024

Ucraina. La proposta di pace della Russia...


La discussione in Svizzera non sorte risultati

A quanto pare, a Kiev si aspettavano di concludere il tour europeo con un trionfo, come risultato della  conferenza di pace sull'Ucraina tenuta  in Svizzera il 15-16 giugno 2024. Ma è successo esattamente il contrario: è stato un completo fiasco. Al di là delle nostre valutazioni, questo è esattamente il modo in cui la vede la stampa occidentale. In generale il Dipartimento federale degli affari esteri ha confermato la stessa valutazione.

Aggiungo solo che il raduno alpino ha dimostrato chiaramente il desiderio dell'Occidente di giocare la carta ucraina nel confronto contro la Russia. Da qui il rifiuto di discutere qualsiasi cosa che non fosse la "formula" impraticabile e già completamente fallita di Zelensky, la riluttanza di questo personaggio che ha perso la sua legittimità a revocare il divieto di negoziare con l'attuale leadership russa e l'assenza nella "formula" di qualsiasi riferimento al disconoscimento delle leggi razziste adottate finora dalla Rada contro la popolazione russofona.


Confidiamo che i Paesi che hanno proposto opzioni alternative alla "formula" prestino attenzione a questa circostanza e integrino di conseguenza i loro sviluppi noti.

 Se Washington, Londra e Bruxelles volessero davvero porre fine allo spargimento di sangue in Ucraina, smetterebbero di riversarvi armi all'infinito. Ecco una formula semplice per voi. Integratela e ampliatela con le specifiche dell'iniziativa del Presidente russo Vladimir Putin, espresse il 14 giugno 2024  nella riunione con i vertici del Ministero degli Esteri russo.


"Vladimir Putin  ha dichiarato che per mettere fine alla guerra in  Ucraina, Mosca chiede che questa abbia "uno status neutrale, non allineato", e non abbia armi nucleari. Il presidente russo chiede anche quelle che definisce "smilitarizzazione e denazificazione" dell'Ucraina. Naturalmente, i diritti, le libertà e gli interessi dei cittadini di lingua russa in Ucraina devono essere pienamente garantiti, le nuove realtà territoriali, lo status delle repubbliche di Crimea, Sebastopoli, Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhya come soggetti della Federazione Russa devono essere riconosciute. Inoltre,   -ha dichiarato ancora Putin a  Ria Novosti-   queste disposizioni basilari e fondamentali dovranno essere registrate sotto forma di accordi internazionali fondamentali" e che "naturalmente ciò implica anche l'abolizione di tutte le sanzioni occidentali contro la Russia". (Ria Novosti)

Questa è la formula di lavoro. Questa è la prospettiva di un accordo.

Maria Zakharova




martedì 18 giugno 2024

Una riflessione sul moderato uso di prodotti di origine animale...

 


Nel discorso dell’alimentazione “bioregionale”, ovvero una alimentazione basata sul cibo vegetale che viene prodotto nel luogo in cui si vive, in forma biologica e nella naturale stagione di maturazione, si è spesso parlato dell’opportunità di usare in quantità moderate alcuni prodotti di origine animale, come il miele, il formaggio o le uova, senza però causare sofferenza agli animali.

Certo l’allevamento intensivo va abolito in tutti i modi, anche per ragioni di inquinamento ambientale, ma forse è possibile mantenere un certo equilibrio fra la presenza animale nelle fattorie contadine e l’utilizzo di alcuni sottoprodotti, come può essere il concime ma anche il latte o le uova.

Ho sperimentato io stesso – ad esempio – un piccolo allevamento di animali da cortile, non per uso carneo ma solo per ottenere le uova spontaneamente deposte e non covate, e questa collaborazione fra pennuti e uomo mi è sembrata conveniente e assolutamente non nociva.

Altrettanto si potrebbe fare con le mucche, se – come avveniva un tempo – esse vengono tenute allo stato brado o semibrado, e anche i maschi venissero mantenuti in vita per aiutare nel lavoro dei campi. Alla loro morte naturale le pelli ed altre sostanze utili, come le corna o le ossa, ecc, possono comunque venire utilizzate.

La cacca di mucca oltre che per concime può essere usata come “combustibile” e la sottrazione del latte alle madri avviene solo dopo l’allattamento dei vitelli. Quindi il latte utilizzato non è mai eccessivo e viene spontaneamente rilasciato dalle vacche domestiche. Insomma l’uso del latte va molto limitato (anche per rispetto alle vacche). La mia abitudine è quella di consumare una piccola quantità di yogurt, diciamo meno di un decilitro, che viene poi mescolato con riso bianco e sale a mo’ di “fine pasto”.

Altro alimento sempre ricavato dal latte, ovvero come sottoprodotto della produzione del burro, è il latticello, ovvero l’acquetta che si forma con la battitura della crema di latte per farne il burro. Questa acquetta è ottima come bevanda, con aggiunta di acqua ed un pizzico di sale ed erbe aromatiche.

Io stesso da anni faccio lo yogurt in casa. E’ semplicissimo: per cominciare si prende un barattolo qualsiasi (di vetro) con tappo largo. Si inserisce una quantità di latte intero a piacimento aggiungendovi una piccola quantità di yogurt attivo, si lascia riposare a temperatura ambiente per 24 ore… ed è pronto!

Dopo la prima preparazione ogni giorno si consuma lo yogurt e si aggiunge altro latte nello stesso barattolo senza mai lavarlo e lo yogurt si farà da sé. Se si vuole si può fare anche il formaggetto in casa… lasciando maturare lo yogurt anche per due tre giorni, farà un acquetta sul fondo ed uno strato di crema in superficie.

Filtrato con una pezza di mussolina, il liquido si può usare per cucinare, e la parte cremosa (dopo che si è ben asciugata) si mette in una ciotolina aggiungendoci: aglio, sale, olio, peperoncino. Sarà un ottimo antipasto o fine pasto, per tartine, ecc.

Paolo D’Arpini


Per approfondimenti sul tema si consiglia la lettura del libro: 

"Alimentazione bioregionale. Nutrirsi con il cibo naturale che cresce nel luogo in cui si vive" https://www.libreriauniversitaria.it/alimentazione-bioregionale-nutrirsi-cibo-naturale/libro/9791280990273

lunedì 17 giugno 2024

Individualità distinta, nella storia...

 


Note sul motore della storia di sofferenza e su come provocarne l’avaria.


La concezione personalizzata del mondo, degli individui, delle politiche, dei regni, delle nazioni e degli imperi nonostante dimostri la sua implicita contraddittoria caducità, persevera nel suo avanzare. Tuttavia, credendola corrispondente al progresso, è costantemente perseguita nonostante non faccia costrutto evolutivo. La cecità nei confronti della propria autoreferenzialità, sempre alimentata a pappe di presunto universalismo, implica conflitti, insoddisfazioni, malattie. Le politiche alle quali stiamo assistendo in questi anni sembrano essere un premio oscar alla carriera, ormai secolare, di una concezione della vita che ci ha portati al punto in cui ci troviamo. Una specie di pulpito dal quale possiamo vedere la valle del mondo sempre più piena di lacrime, sempre più glabra di fiori.


La giostra della storia prosegue dunque nell’atroce replica di se stessa, incantando sempre i piccini che vi salgono per eseguire anch’essi il loro giro, sotto lo sguardo compiaciuto dei genitori. L’idea che il proprio volere, volitivo ed egoico, sia il solo comandamento da rispettare, comporta una recisione dall’origine, dal tutto. La sacralità della vita è così venuta meno, rinchiudendo il pensiero entro la stretta gabbia della storia materiale, cercando l’effimera soddisfazione sul ring nel quale, come infoiati proprietari di pitbull, ci buttiamo nella mischia sanguinosa, combattendo, attaccando e difendendo a colpi di vizi capitali.


In un certo senso c’è n’è un ottavo. Più subdolo e convincente dei suoi sette fratelli. Consiste nella prostrazione ad un dio che ci appare superiore ad ogni altro. È il dio del razionalismo, arma che crediamo insostituibile, la cui punta avvelenata di piatta logica ci fa avanzare a petto in fuori, convinti di poter battere ogni pensiero e guerriero pagano, di annullarne i poteri multidimensionale che gli sono propri. È infatti un vizio che, come tutti i suoi pari, ci domina e dal quale dipendiamo. Con la logica crediamo di poter argomentare il necessario per buttare nel sacco nero della spazzatura il sacro e il mistero e così, disfarcene una volta per tutte, nonostante siano proprio essi a rivelare la nostra natura e identità. Ma quelli, in quanto tali, sono immortali, vivono insieme a noi, indipendentemente dalla consapevolezza che ne abbiamo. La figura per esprimere la separazione dell’uomo dalla conoscenza e dal benessere è la frattura.


Si può comprendere colui che arriccia il naso. È uno dei piccini ansiosi di salire sulla giostra. Chi non lo arriccia, semplicemente vede che non si tratta per niente di moralismo, tantomeno gratuito. La via per la serenità c’è, e chi la trova, costi quel che costi, osserva quanto fossero proprio quelle abitudini capitali, che ci si crede in diritto di mantenere ed esercitare, il carburante del motore dell’intero luna park della storia caduca e dei suoi valori.


Ripulirsi dall’inquinamento materialista è necessario per tornare a sentire le vibrazioni della frequenza della natura, del cosmo, dell’origine. Per cambiare direzione e lasciare la via della falsa conoscenza per imboccare quella dell’essere.


Vantare proprietà su noi stessi e pensare e agire come detentori della realtà che concepiamo è una posizione di tipo infantile. È la condizione della negredo alchemica.

Avvedersi delle dinamiche conflittuali che l’egocentrismo comporta conduce allo stadio detto rubedo, in cui il fuoco della conoscenza fa piazza pulita dei feticci scambiati per valori da rispettare e difendere. Seguirà quello dell’albedo, in cui prendiamo consapevolezza di essere creatori del mondo, dei magi che siamo, e senza alcun vanto.

Ma capire non conta nulla. Ricreare è necessario. E la questione, non è se una certa realtà è vera o meno, ma in che termini lo diviene.


Lorenzo Merlo



Mondeggi esiste e resiste!

 


Generalmente le cifre tonde piacciono: danno un senso di completezza, di appagamento, talvolta addirittura di stabilità. Mondeggi Bene Comune  ha festeggiato, il 15 e 16 giugno 2024, i suoi primi dieci anni di vita e di presidio sul territorio  dimostrando di essere un’anomalia resistente, una tensione che neanche gli anni in doppia cifra sono riusciti a stemperare. 

Cambiano gli scenari: ieri lo spettro alienazione, oggi un progetto di riqualificazione da gestire e direzionare; cambiano corpi e facce: qualcuno è cresciuto, altri invecchiati, qualcuno ha deciso di cambiare strada e qualcun altro lo abbiamo salutato per l’ultima volta, mentre qualcuno a Mondeggi ha addirittura visto la luce e adesso scopre il mondo guardandolo da questa collina. 

Rimangono a ricordarci dove siano le vigne da potare, gli oliveti sconfinati, gli alberi che abbiamo piantato, le pietre tolte a mano dai campi; rimane la gente, vicina e lontana, oggi come ieri capace di invadere con gioia e determinazione un bene comune che tutti hanno deciso di donare a tutti. 

Ognuno coinvolto in una trama che si stende abbracciando vegetali, animali ed umani senza distinzioni di merito, ecologicamente complici nel cogestire una porzione di territorio per traghettarla nel futuro, integra ed in salute. Tutti se la sono presa in spalla, l’hanno sorretta e tenuta a galla in acque agitate, salvandola dall’annegare nell’abisso della privatizzazione; talvolta con slancio ed entusiasmo, altre volte con fatica e sacrificio.

Questi primi dieci anni sono serviti a dimostrare quanto preziosa e resistente sia stata questa collaborazione aperta, ricordando che insieme siamo molto di più della fredda somma di noi stessi.

L’auspicio per i prossimi anni è preservare e allargare ancora quest’amalgama, tenuta assieme da quella strana tensione collettiva, un po’ magica in fondo, che consente di tradurre i sogni nell’alfabeto del quotidiano.

C'è un tempo per lottare, c'è un tempo per costruire...

MONDEGGI BENE COMUNE

https://mondeggibenecomune.noblogs.org/chi-siamo/

sabato 15 giugno 2024

Colline del prosecco e Venezia nel Rapporto World Heritage Watch 2024 dell'Unesco

 


Nel Rapporto WHW (World Heritage Watch) UNESCO 2024, con la lista di 55 siti UNESCO in difficoltà per sofferenze varie denunciate dai volontari residenti nei siti stessi,  sono presenti due siti italiani: le Colline del prosecco (a pag. 105 del Rapporto)  e Venezia e la sua laguna (a pag. 84).
 
1 – Le Colline del prosecco, a cinque anni dalla certificazione, sono oggetto di sbancamenti, deforestazione e frane. Inoltre a causa dell’utilizzo massiccio di pesticidi di sintesi soffrono di  riduzione della biodiversità  e con le derive mettono fortemente a rischio i fattori ambientali e a disagio i residenti.
Non si dimentichi che è stata eliminata a Baku, in fase di certificazione, la raccomandazione sul controllo del sito da parte dell’UNESCO.
 

2 –  Venezia rischia di essere cancellata come sito UNESCO per numerosi problemi come l’innalzamento del mare, l’eccesso di turismo, il moto ondoso, etc. Anche la laguna è in serio pericolo per scavo di canali profondi per le grandi navi, per la forte presenza di specie alloctone come il granchio blu, per il percolamento fluviale dalla pianura padana sovrastante di PFAS industriali e dalle monocolture agricole, soprattutto del prosecco, di milioni di tonnellate annuali di pericolosi pesticidi di sintesi e di concimi chimici eutrofizzanti. PFAS, pesticidi di sintesi e concimi chimici ancora troppo trascurati come inquinanti persistenti.
 
Gianluigi Salvador



Ecologia mortuaria...

 


Ricordo che anni addietro inviammo una petizione al Parlamento: 1. Sten. 579 s020 - Paolo D’Arpini, e numerosi altri cittadini, da Calcata (Viterbo), chiedono un provvedimento legislativo per la libertà di sepoltura e cremazione ecologica …
www.camera.it/_dati/leg13/lavori/stenografici/sed579/s020.htm – 4k –

Anche La Repubblica pubblicò la richiesta, il 5 dicembre 1995 (pag. 21), purtroppo non passò per la solita opposizione ecclesiastica e delle pompe funebri, che vuole mantenere il primato e l'esclusiva  per lo smaltimento cimiteriale dei cadaveri.

Nella nostra proposta, oltre alla libertà di inumazione del defunto nella nuda terra nel proprio terreno o nel luogo prescelto (parchi, riserve, immersione in acque, esibizione su alture, etc.), facevamo specifica menzione alla possibilità di incenerimento con sistemi ecologici, con l'uso di specchi ustori o simili metodi. Questo per evitare sprechi energetici ed inquinamento ambientale.

Questa battaglia rientra nelle libertà espressive relative alla morte. Libertà, che implicando una scelta laica anche per il riciclo dei cadaveri, sono di attualità e di grande valore sociale, soprattutto per sottrarre le salme alle “lobbyes mortuarie” sia religiose che civili. Purtroppo ancora non si vedono risultati concreti, anzi abbiamo riscontrato una ritrosia permanente a trattare questo tema. Ci rendiamo conto che gli interessi smossi dalla gestione  mortuaria sono tanti ma questo voluto silenzio, su un argomento che tocca i sentimenti (e le saccocce) di buona parte della popolazione, appare una forma di evidente censura. 

Nella laicità dello Stato è necessaria una normativa più liberale e democratica sulla gestione mortuaria. Non è giusto che la gerenza del cadavere pesi quanto una esosa tassa di ’successione’ (anche in forma di ricatto sociale): pompe funebri, cerimonie religiose, bare, tombe e loculi a prezzi stratosferici, una vera e propria imposta sul decesso.  

Paolo D'Arpini - bioregionalismo.treia@gmail.com



giovedì 13 giugno 2024

Coerenza universalista...


 

L‘essere coerenti nei propri ideali universalisti è prerogativa dei grandi spiriti, non possiamo esimerci dal fornire un  esempio, dal sentire la responsabilità del destino collettivo: per primi dobbiamo incarnare e vivere quei valori fondamentali della vita che vorremmo attuati nella società in cui operiamo, uniformando la nostra stessa natura a ciò che è giusto per noi stessi e per tutte le creature con cui interagisce la nostra esistenza. 


Nulla è più incisivo e determinante dell’esempio che può dare ognuno di noi in ogni circostanza della vita. Ma se neanche gli “addetti ai lavori”, coloro che si battono per la nostra giusta causa, se nemmeno coloro che credono in un mondo migliore riescono ad essere coerenti e di esempio, come sperare che gli indecisi aderiscano a ciò che noi stessi non riusciamo a mettere in pratica?


La caratteristica umana che ci distingue è la nostra visione universalista delle cose. Noi parliamo di amore universale, di giustizia universale, di non violenza universale. Non facciamo riferimento ad alcuna dottrina perchè siamo figli dei grandi iniziati, dei grandi filosofi, dei grandi uomini di scienza e cultura morale di ogni tempo e paese: siamo cristiani quanto buddisti, induisti, jainisti, taoisti… Noi guardiamo con occhio amorevole e stupore la bellezza dell’alga e della balena, dell’elefante e del moscerino, dell’orchidea e dell’ortica. Solo ciò che si contrappone alla vita, che volutamente prevarica sull’altro, che genera sofferenza, non trova la nostra approvazione.


A noi sta a cuore tutta la creazione e non crediamo che vi sia qualcosa al servizio o in funzione di un’altra ma che tutte le cose interagiscono per il bene e l’evoluzione integrale di ogni singolo componente la Vita.


E’ l’irresponsabile non curanza degli effetti prodotti dalle nostre scelte quotidiane che preclude il progresso morale e spirituale. E’ l’indifferenza verso la sofferenza delle nostre vittime ciò che inaridisce il cuore e rende l’uomo capace di qualsiasi delitto. E’ il sacrificio forzato dei deboli a vantaggio dei forti che ha fatto di questo mondo un luogo di dolore.



 Stralcio di un articolo di Franco Libero Manco





 

Finalmente su questo schermo: fiori di cera...

 



...uno splash fortissimo un frastuono assordante tanti punti esclamativi che zampillavano sulle nostre teste i due mondi dopo essersi toccati tornavano ad allontanarsi e poi a ricongiungersi per rimbalzo a staccarsi di nuovo. 

Il mondo è uno e quel che c’è non si spiega senza… confronto l’angolo delle lancette con l’angolo di tutte le lancette che vedo fiume fuoco vortice vulcano. Spostiamo il centro del mondo la prima cosa che colpisce è la luce, gran luce ovunque, tanto sole, un calore abbagliante e la vita in un piccolo paese al cui centro sta l’ombra generosa e fresca di un albero, una immensa quercia, l’intera comunità ruota intorno a questo albero, ci si ripara, si decide, si racconta, si aspetta l’arrivo della sera. 

Il paese è questo delicato equilibrio, questa perfezione costruita attorno ai luoghi della natura. Lo guardiamo e non lo vediamo, lo cerchiamo e non lo troviamo, lo ascoltiamo e non lo sentiamo… eppure esiste il filo invisibile che ci lega alla realtà del continuo infinito presente, istante per istante, al di là della invenzione delle nuvole. 

Vado spesso al mare, sulla spiaggia trascorro gran parte del mio tempo meditando passeggiando e ascoltando… si dice che il suono del mare apre i chakra equilibra il karma purifica l’aura. Valorizziamo  quindi l’incontro.  Spesso si tratta di un lavoro di archeologia delle relazioni sociali, artigianato della cultura che ricostruisce pazientemente reti emotive attraverso il potere del linguaggio universale esistenziale. 

Nell’incontro lasciamo fuori ansie quotidiane, impariamo a vivere assieme e a caricarci di poche aspettative, trasmettiamo sensazioni e stati d’animo adattandoci alle situazioni nel grande giardino delle emozioni: lentezza! 

Nasciamo soli su questa terra subito trafitti da un raggio di sole ci illuminiamo d’immenso amore, canto disperato di stelle su questo atomo opaco di luce: addà passà a nuttata! 

Si è fatto giorno! qualsiasi sia il contesto cerchiamo di sentirci sempre a nostro agio in questa dimensione, siamo unici e irripetibili. 

Ma l'ego è la causa di tutte le follie. La saggezza nasce dalla accettazione. Insignificante zero virgola zero zero eccetera per cento fino a scomparire nella fitta nuvola la vertigine di un vuoto tutto il possibile tutto l’altrove l'altra volta altrimenti possibile uh uh (aperte le virgolette spirituale chiuse le virgolette) e di sapere la serie di cui questo secondo fa parte è aperta o chiusa se vogliamo vivere estensivamente il nostro istante-universo per fermarci nel tempo possiamo muoverci col tempo.  

L’unica azione possibile sullo spazio è la negazione dello spazio verso la sua irraggiungibile circonferenza: in qualsiasi punto noi ci troviamo l’ipersfera si allarga intorno a noi in ogni direzione, il centro è dappertutto dove siamo noi. Andare più profondo vuol dire scendere in noi stessi. 

O...o fece varie conferenze su questo argomento fluw senza dubbio è contenta e mi domando se davvero questo mondo è il nostro mondo, quello che c’è e quel che non c’è, con wha potevo fare solo quello che avevo voglia di fare in quel preciso momento. 

In una piccola casa rurale un giorno Giovanni dice alla moglie Maria: "...per favore vai a la puteca a comprarmi cento grammi di pane bianco che mi sento poco bene, dopo glielo paghiamo. Quando la donna torna con la fetta di pane Giovanni dice: "Marì vai a riportarlo che ora mi sento meglio, che poi non si sa come e quando riusciamo a pagarlo..." 

Questa storiella per dire che un tempo il pane bianco era considerato come una medicina. Oggi al bar abbiamo trattato di somarologia, Giorgio mi ha raccontato la storia di Mezzalira personaggio della sua terra di origine, alto cosi, che non riusciva a salire sull’asino per quanto era basso e allora lo riempiva di bastonate. Ieri sono andato al supermercato e la ragazza della cassa guardando i miei pantaloni afgani col cavallo basso mi ha chiesto: "...sei arabo? turco?", le ho risposto, "e tu come ti chiami?".  Guardando la bottiglia di birra che avevo in mano: "na bir…!".  Per curiosità il proprietario del supermercato è arabo e si chiama Alì Menthar… 

Guastameroli,  verso la metà di  giugno  2024, sulla piazza suonano le campane squillando chiassosamente le persone si incontrano e parlano senza seguire un argomento ben preciso. In questi giorni inizia il solstizio estivo, il periodo più bello dell’anno in quanto a luce entusiasmo gioia frenesia di vita che si riscontra nel canto degli uccelli nel ronzare degli insetti, nel profumo dei fiori, un'onda di luce intensa si espande da est verso ovest seguendo il moto del sole. Anche l’essere si sente rinfrancato dalle lunghe giornate di luce e la notte è piccola e lascia spazio ai caldi sogni estivi. 

Siamo come l’acqua che scorre nel fiume, ci raccontiamo e ci ascoltiamo con esercizi di movimento spontaneo, ognuno con il suo tempo e ritmo… respiro. 

Sento che intorno a noi ci sono tutti i volti del mondo, vedo tante facce che cercano un segno e un gesto. So dove ci porta il vento: cristallizzazione amorosa la compresenza dei tempi nell’universale singolare passione di vita il nostro mondo senso e significato singolarità selezionata indecomponibile totalità dall’universale astratto all’universale concreto infinita contemporaneità dell’esistenza coesistente nel contemporaneo della contemporaneità illimitata un contemporaneo degli uomini nuovi nell’alterità del presente l’eternità individuale: caffè, mela, cannella. 

Il sole oggi è forte, un gatto fa l’equilibrista sul parapetto del balcone il muro scrostato della casa di fronte sa di epoca industriale per fortuna ci sono i davanzali con le piante ghitamrita.

Preferisci andare di fretta, essere felice oppure esserci? Mònonmeloricordo in questo momento di sana e robusta costituzione la gente o l’agente per dare un senso a questa storia: una tartaruga dopo sette anni riuscita faticosamente a superare un ostacolo e ricadendo subito indietro esclama: mannaggia la fretta…!
 
Ferdinando Renzetti, poeta bioregionale



mercoledì 12 giugno 2024

Il potere della consuetudine ed il contatto con la realtà...

 


C’è un principio che potrebbe essere detto sentire la terra, che la modernità ha implicitamente rifiutato. La dedizione materialista alla scienza e alla tecnologia crede di non averne esigenza. Ma si tratta di una blasfemia grave, le cui conseguenze sono sotto il naso di chiunque apra gli occhi.

Il poeta

Perdere contatto con ciò che sta sotto la superficie delle forme, delle morali, delle norme, leggi, lauree, esperienze e consuetudini è perdere la lirica della vita. È separare se stesso dalla principale, autentica e universale conoscenza. È riconoscere gli arcani e i simboli, è vedere il sacro, le dinamiche energetiche. È prendere le distanze dalla conoscenza antropomorfa, buona per svolgere le faccende della storia, ma estremamente sconveniente se in essa crediamo ci sia il progresso evolutivo.

È opportuno relegare a semplice strumento amministrativo quanto è scritto nei sussidiari, che abbiamo studiato per diventare qualcuno, per non restare indietro.

L’esperienza non è trasmissibile. Non c’è scuola per diventare poeta. C’è però la disponibilità a riconoscere cosa ci impedisce di esserlo, cioè di vedere le gabbie concettuali, le infrastrutture culturali che abbiamo scambiato per verità, che la nostra saccente intelligenza ci fa credere contengano la conoscenza e riducano l’ignoranza. È un incantesimo dal quale comunque i meno arroganti – cioè quelli che si identificano con il proprio nome e cognome, con la propria professione e ruolo – possono emanciparsi, e ritrovare così la linea della vita.

Il poeta non è, purtroppo, cosa comune. Pochi vedono i lacci della propria emozione, la sua origine, il modo in cui la alimentano, le sue imposture. Il poeta è quello che li vede, riconosce da dove insorgono, dove conducono e banalmente li descrive con un ricamo.

Un campione

Ci sono individui di tutti i tipi, inclusi quelli non previsti dallo spettro di cristallo personale. E, naturalmente, affermazioni di tutti i generi, che sono un valore più che un inconveniente. Allargano la campionatura e sono implicitamente una specie di dimostrazione che tutto è già presente e che solo circostanza permettendo decantano nella realtà materiale, prendono forma storica.

Ci sono anche quelli che quando gli dici che dopo il vaccino una quantità di patologie sono in un crescendo notevole sopra le medie precedenti, comprovate da ricerche, da medici, da osservatori, da scienziati e poeti ti vengono a chiedere le prove. Al campione basta essere medico, non deve aggiornarsi e verificare da solo. Se un medico sente dire che ci sono morti e non lo sa, se non è un traditore di Ippocrate, sicuramente si mette alla ricerca e alla verifica. Cosa evidentemente non fatta dal nostro campione.

Ma le prove di Di Donno e altri non bastavano? Diversamente da quanto accadeva negli ospedali governativi, a Mantova le persone entravano malate e uscivano vive. Non bastava come prova per considerare la cura che aveva trovato? Per rivedere l’impostura di tachipirina e vigile attesa? No! Al dato di fatto, si preferivano lo studio, i grafici e le percentuali di governo.

Si preferivano le veline dell’Oms e del Ministero della Sanità, nonché le dichiarazioni dei politici, degli esperti, di Draghi e Mattarella. Loro sì che garantivano il vero. Si preferivano e si univano alle scomuniche e alle reprimende dei media contro solo chi avesse qualche domanda da porre. Contro chi dubitasse se ne valesse la pena di intrugliare bambini e puerpere, giovani e gestanti.

Molti morti con covid che non erano per covid. Ora anche i padroni-truffatori dei pensieri dei campioni lo ammettono. Ma all’epoca ne hanno chiesto le prove? Hanno chiesto le prove scientifiche per cui erano fortemente sconsigliate le autopsie?

I campioni che allargano lo spettro dell’estremità stupida ora vogliono le prove che le patologie e le morti hanno percentuali riguardevolmente positive, anomale rispetto al passato. Le pretendono con la medesima arroganza che hanno saputo dimostrare nel chiudere l’audio alle urla di chi non aveva quei padroni. Ma non dovrebbe il saggio trovare utile e mettersi in moto quando l’ultimo ortolano – qui emblema delle persone poco istruite e per questo di seconda categoria secondo alcuni – fa una battuta che gli indica una direzione fino allora insospettata? Il campione pensa che il saggio gli chieda le prove di quanto il semplice ortolano – accademicamente inutile – distrattamente afferma. Mentre il poeta ha colto quanto le università neppure sanno esista.

Ne troverebbe di prove, ne avrebbe in grande quantità, di elementi per rivedere il proprio pensiero sull’innocenza dei vaccini rispetto al crescente numero di effetti avversi esiziali e mortali. Ma lui, il campione, non li cerca. Il campione segue la dottrina, dovesse anche crocifiggere Ippocrate. E se li trova, beh, non c’è problema alcuno per restare fermi, forti del popolo di maggioranza che si comporta come lui. Basta squalificare la fonte che li riferisce. Uno di quei campioni – testuale – ha classificato quelle fonti con l’appellativo gossip. Forse più che un campione è un fuoriclasse.

Poi, il giorno dopo l’annosa denuncia dei “complottisti-terrapiattisti-brigatisti che muoiano tra dolori lancinanti”, arrivano il Telegraph (1) e il Bmj (2). Sul British Medical Journal Public Health, gli autori della Vrije Universiteit di Amsterdam hanno scritto: “Sebbene i vaccini Covid-19 siano stati forniti per proteggere i civili dalla morbilità e dalla mortalità causate dal virus Covid-19, sono stati documentati anche eventi avversi sospetti”. 

“Sia i professionisti del settore medico che i cittadini hanno segnalato a vari database ufficiali del mondo occidentale gravi lesioni e decessi in seguito a vaccinazioni”.

Prima vuole la documentazione, poi, se non gli garba, la chiama gossip. E ora, come definirà lo studio dell’università olandese? Che dirà del medico americano McCormick che in Congresso ha messo in croce Fauci e con lui la pletorica moltitudine di medici allineati alle veline di governo? (3) Dirà che RadioRadio fa gossip, come altri della sua risma hanno più volte affermato? Anche McCormick era in reparto e ha visto morire, ma intanto non smetteva di pensare. E lo dirà sempre, a vedere come finora non ha modificato di un solo punto la sua linea che lui chiama scientifica (4).

Per non parlare del ritiro dell’intruglio di Astrazeneca in Regno Unito. Un fatto segreto ai divanisti. La fabbrica farmaceutica ha dovuto pagare risarcimenti consistenti a chi ha personalmente accusato le menzogne del vaccino. E quando il tribunale ha chiesto la documentazione sui vari test preventivamente eseguiti, la fabbrica ha ritirato dal mercato la sua merce, esimendosi così dall’obbligo di fornirla (2). Ora si risponda (rispondi) alla domanda: al campione senza contatto con le evidenze, la questione britannica interessa o no?

Come ai due carabinieri, non interessa nulla che non sia nero su bianco. Quindi non gli interessa chiedere scusa, né dire “ora sono soddisfatto, è possibile che i vaccini si celino dietro i crescenti affetti avversi che innalzano la media delle patologie”. Non ci pensa nemmeno. Non perché non creda neppure all’evidenza pronunciata da qualcuno che lui considera non fonte gossip, ma perché dovrebbe rivedere tutto se stesso. Invece che darsi del coglione, seguita a dare ragione a chi voleva veder morire i cosiddetti – da loro – novax tra spasmi atroci, a chi li voleva lasciar fuori dal pronto soccorso. Sono questi i ritornelli dei filogovernativi.

Adesso che la truffa dovrebbe essere chiara anche ai campioni, che prove vogliono? Vogliono la velina sulla quale leggere che devono delle scuse, che gli riveli quello che era evidenza per poeti e complottisti? Può darsi. Lo spettro è così ampio che escludere qualcosa è inopportuno. Ma invece di attendere la velina giusta, dovrebbero fare una colletta per rimpinguare i danni materiali e morali che il loro scellerato comportamento ha inflitto a persone che semplicemente la pensavano diversamente. Viene in mente il fascismo e il nazismo? Anche a me.

O, prima di fare ammenda, vogliono le prove che ci siano persone rimaste senza stipendio, che hanno chiuso le attività, che si sono suicidate, che sono morte uccise dal verbo governativo?

O forse, vogliono le prove che Montagnier non era un “rincoglionito”, che iniettare le donne incinta e i bambini è stata una porcata da radiazione.

Ma hanno chiesto le prove a Draghi per il suo madornale “Non ti vaccini- ti ammali-muori”? Certo no! Non le vogliono, preferivano deridere Rivera dal divano, come Vespa, un loro esponente di spicco in quanto a veline governative, ha fatto in diretta nazionale (5). Non vogliono sapere perché l’Ordine dei Giornalisti del Lazio ha insabbiato un esposto contro quel giornalista da prima serata e grandi ascolti, che lo accusava di disinformazione. E perché mai dovrebbero indignarsi, i campioni: primo, hanno perso il contatto; secondo, nessuna velina ha fornito loro le prove delle menzogne di Vespa.

Ma le vogliono quando gli dici che le patologie sono in crescita e i morti causa intruglio ci sono, eccome, e in percentuali ragguardevoli. Basterebbe evitare i giornalacci, le tv unificate, i dj di strascico governativo-scientista per trovarle. Basterebbe staccarsi dal divano per venire sommersi da tutte le prove che pretendono.

Contatto perduto

Quando ci si astrae dall’osservazione, quando ci si affida alla norma o a qualcuno, quando si chiude l’ascolto nei confronti di tutti gli ortolani il contatto è perduto. Il legame con il profondo è rescisso per far posto alla conoscenza di superficie, a quella autoreferenzialmente autenticata. Niente di peggio per gli uomini, singolarmente presi e socialmente raccolti. Niente di peggio per la politica, l’educazione e i valori. Basta girare la testa, anche dal divano, dalla tv alla finestra sul mondo, sulla politica, sulla sanità, sull’occupazione, sulla povertà, sul controllo, sulla falsità del capitalismo sostenibile e sulla vergogna del politicamente corretto, sul femminismo senza senso se non materialisticamente inteso, sulla Nato, sulla Ue, per osservare dove la cultura della scienza, degli esperti, della specializzazione ci ha portati. Tutto, anche il divano, sta precipitando, ma gli incantatori alla Vespa dicono che va tutto bene. O sono il solo ad avere amici e parenti menomati, operati, offesi da patologie post-intruglio? Il solo a constatare che, ai conoscenti ammalati di recente, afflitti da mali legate alla circolazione e al cuore, nessun medico ha fatto loro presente che il vaccino potrebbe essere la causa prima o scatenante?

Perdere il contatto fa credere che una dimostrazione, un fatto razionale, possa incidere sull’emozione che la rifiuta, quella che, come un ventriloquo, dà la voce al campione. Siamo allo zero della conoscenza. Un inconsapevole atto di fede emozionale non è scalfibile da alcun argomento razionale. Ma che lo sto’ a dire. Il campione non vede che la superficie, non gli si può chiedere di andare in profondità. Non sospetta che oltre a quanto crede ci sia dell’altro.

Altri campioni

Ne è campione da tempo, da quando ripeteva le parole di Draghi sul vaccino, da quando minacciava il sentire altrui con il moralismo che vaccinarsi era un dovere civico per il bene di tutti. È lui il primo della lista che recentemente è riuscito in uno strike imprevisto da chiunque, ben oltre lo spettro più distopico che si potesse, non dico immaginare, ma ipotizzare. È riuscito, per esempio, il presidente della nostra Repubblica, a dire di andare a votare per garantire la sovranità europea (6). Orwell, oltre a rigirarsi nella tomba, si sentirà costretto a fare chapeau a tanta inventiva distopica. Se il contatto perso con l’origine viene affermato da un presidente, tutti i benpensanti divanisti e atlantici, forse, stavolta avranno di che sospettare qualcosa in merito alla buona politica di cui siamo e saremo schiavi, nonché vittime sacrificali. O, anche stavolta, vorranno le prove?

È perso il contatto quando il campione dà mandato sovrano a una legge che cancella l’ordine della vita. Come altro pensare in merito alle checche che non gli basta essere uomini, che si sentono in diritto di sovvertire la natura? Che male c’è a essere checche e basta? (7) Se si colpevolizza chi è come è, si perpetuerà il potere a qualche legislatore senza contatto con la vita che potrà colpevolizzare chiunque non sia di suo gradimento, che potrà disporre della vita delle persone ancor più di quanto già non stia facendo, che compirà scelte via via più sideralmente lontane dall’umano e dalla vita di cui siamo espressione.


Ci saranno medici condotti che derideranno i loro omologhi antenati che correvano al cospetto di chi li chiamava. Ci sarà chi continuerà a celebrare la tecnologia – in questo caso gps, superstrade e autostrade – senza vedere tutta la conoscenza perduta di sé e della cultura che sta attraversando, della geografia e delle stagioni, doni offertigli da una via che segue il terreno, che non lo sfonda, non lo buca. Dal divano, vuole le prove che sia così, come qualche stupido dedito al gossip, sostiene. Dal divano, non vede l’evidenza che la terra e il cosmo sono maestri e sono noi. L’astrazione delle sue regole e delle sue leggi sono l’incantesimo in cui nuota, sereno di non avere torto perché “era in corsia e ha visto gli altri morire”.

Il contatto col divano è ora più forte di quello dell’infinito. Viva Canzonissima e la settimana bianca.

A chi fosse sfuggito

La perdita del contatto fa ritenere di aver esaurito la conoscenza, fa credere si possano chiudere i battenti e ritirare baracche e burattini nel nostro bel giardinetto, tutto curato e ordinato. La perdita di contatto arriva al punto di dire: “Certe affermazioni [che morti e patologie post vaccinali sono in crescendo. NdA] apodittiche nel mio campo di studi e professionale [si tratta di un medico. NdA] non si fanno senza uno straccio di evidenza. Punto”. Cose così, con tanto di punto fermo finale, giusto per ribadire con baronica modalità chi è nel vero e chi no e, soprattutto, che la discussione è chiusa. Punto finale che già basta a dire tutto su chi lo impiega (8).

Eppure basterebbe osservare, per trovare in sé il genio del ridicolo. Osservare, per esempio, che quando si perde la relazione con il terreno i rischi di inconveniente si alzano, anche se quel sentiero, quella via o quella strada, la si è già percorsa. Le cose cambiano tranne che nella testa del campione.

Chi perde la relazione con il terreno ha perso tutto, tranne il pugno di mosche degli articoli, dei commi e delle postille e, naturalmente, delle veline.

Restare in relazione con il terreno è eludere il rischio di rimanere invischiati nei regolamenti, nelle morali, nei dogmi. È non vedere l’informe arcano prendere forma, è non riconoscere il valore del simbolico, è sostenere che non è vero che quello è il gabinetto degli uomini (9), perché gli uomini hanno la testa attaccata al corpo, gli occhi, le orecchie, il naso e la bocca.

Quando si perde la relazione con il terreno si pretende la misurazione di quanto è banalmente osservabile. Chi non ha relazione col terreno, chi non ha contatto con l’evidenza, per evitare una buca pretende i calcoli tangenziali, se no non si permette di evitarla. Chi ha perso il contatto ha perso se stesso.

Ma il potere della consuetudine è forte, quando si perde di vista il terreno che l’ha creata e la sua implicita autoreferenzialità. Cancella il resto del mondo, ci offre il diritto di difenderla costi quel che costi, essa siamo noi, per essa possiamo arrivare a tutto, fino ad affermare luoghi comuni come verità universali. Un’eventualità probabile senza indipendenza di pensiero.

Il campione, nonostante la monumentale quantità di repliche che lo accompagnano, è anche un fuoriclasse. Vuole le prove che Putin ha reagito per legittima difesa, dell’accerchiamento e del tentativo di balcanizzazione della Russia, cioè del suo annientamento e sottomissione all’egemonia americana, non ha notizia di tutto ciò, la Meloni non gliel’ha detto, e se qualcosa gli è giunto all’orecchio, ci risiamo, si tratta di fonti fuffa (10).

E che dire del rogo di Odessa? Tranquilli – dice fiero – l’Onu ha detto che i nazisti ucraini non ne sono responsabili, che i 42 arsi vivi si trovavano fortuitamente all’interno dell’edificio della Casa dei Sindacati in fiamme, che non stavano mica cercando di mettersi in salvo dall’attacco filo-golpista.

Davanti alla mia faccia allibita per la non reazione degli italiani per le parole di Draghi “non ti vaccini-ti ammali-muori”, un campione mondiale assoluto mi ha detto sorridendo che “era solo uno slogan”. Nessun contatto.

Ciliegina. (11)

Lorenzo Merlo



Note

1 https://www.telegraph.co.uk/news/2024/06/04/covid-vaccines-may-have-helped-fuel-rise-in-excess-deaths/


2 https://www.byoblu.com/2024/06/05/eccesso-di-mortalita-dopo-divieti-e-vaccini-covid/


3 https://www.youtube.com/watch?v=O3fpAn343-U


4 https://comedonchisciotte.org/tirare-dritto-fregandosene-di-ogni-evidenza/


5 https://www.youtube.com/watch?v=6UYRAXiSUPU


6 https://www.ereticamente.net/mattarella-la-sovranita-e-leuropa-di-ventotene-roberto-pecchioli/ - https://www.ilpensieroforte.it/dibattiti/mattarella-la-sovranita-e-leuropa-di-ventotene/


7 https://www.linterferenza.info/lettere/io-andre-omosessuale-e-comunista-contro-llgbtq/


8 https://gognablog.sherpa-gate.com/il-giro-del-fumo/ - Commento no. 7, ma molto pertinente anche il no. 6 di https://gognablog.sherpa-gate.com/colonialismo-linguistico/comment-page-1/#comment-119431


9 https://pixabay.com/it/vectors/gabinetto-uomini-uomo-umano-bagno-99039/


10 https://www.controinformazione.info/lex-ministro-degli-esteri-austriaco-kneissl-conferma-i-piani-delloccidente-di-dividere-la-russia/


11 https://comedonchisciotte.org/tirare-dritto-fregandosene-di-ogni-evidenza/