mercoledì 31 luglio 2024

Venezia. Che città vogliamo?

 

Intervento all’Assemblea a Venezia - S.Leonardo -  29 luglio 2024

 

Che Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia,  dia o non dia le dimissioni, la cosa più importante per noi è sapere   CHE CITTA’ VOGLIAMO.  Su quali punti e con chi   costruiamo    un’alleanza   alternativa a quella di Brugnaro e Co.


Faccio 5 esempi:

Lo stadio da calcio, secondo me, deve restare il Penzo di S.Elena, che tutta Italia ci invidia, con pochi posti in più, obbligatori per la serie A e che stanno già aggiungendo, senza cementificare altro verde a Tessera, come peraltro previsto nel PAT votato dalla maggioranza rossoverde con Caccia e contro cui ho fatto 21 giorni di digiuno, ottenendo solo la cancellazione della sub-lagunare.

 

Le grandi navi da crociera e non vanno fatte approdare FUORI della laguna come previsto dalla legge, e non in banchine “provvisorie” a Marghera, come peraltro voleva il candidato del centro-sinistra  del 2020 Baretta. Glielo ha detto chiaro, dal letto, due settimane prima di lasciarci, mio fratello Stefano all’Autorità del Porto  che sono lavoro fuori legge.

 

Non vogliamo altri alveari da 80 o più metri a Mestre; ne hanno già fatto uno orribile sul cavalcavia, vogliono farne uno in Viale S.Marco con Setten, l’amico di Brugnaro, altri tre sull’area Castelvecchio da 85 n (ma Cacciari li aveva autorizzati di 117 metri) e poi ci sono quelli sopra il primo binario della stazione di Mestre: abbiamo sentito in Consiglio Comunale l’attuale assessore di Brugnaro leggere la lettera dell’assessore di Orsoni, Ferrazzi (uno degli aspiranti sindaco?) che chiedeva alle ferrovie non uno ma due grattacieli lì!

 

Il Parco di san Giuliano si deve allargare, come prevede il progetto, non essere ridotto con altri parcheggi, ditte di trasporto già dichiarate abusive, enormi palchi per spettacoli e altre attività che che di fatto impediscono ai mestrini di arrivare alla laguna.

 

Va fatta chiarezza sulla Smart Control Room, di cui né la cittadinanza ma neppure il Consiglio Comunale ha mai potuto discutere. Non va solo tolta la buffonata del ticket, ma impedito che arrivi

il sistema di controllo totale  della popolazione.


Michele Boato - micheleboato14@gmail.com - Rete Movimento Ecologista





martedì 30 luglio 2024

Libertà dalla schiavitù del denaro - Sì al signoraggio di popolo, no al signoraggio delle banche...


Il primo passo da compiere, se si vuole liberare la società dal cappio del ricatto bancario e finanziario che impedisce un normale fluire dell'esistenza, è la rivalutazione del denaro in quanto mezzo di scambio per beni e lavoro e non in quanto "bene in sé".




Sovranità e libertà. Sì al signoraggio di popolo, no al signoraggio delle banche

Il denaro non è altro che un simbolo della capacità di un popolo, ma anche di un individuo, di poter operare e attraverso la propria opera di poter disporre e scambiare quanto gli è necessario per la sopravvivenza ed il benessere.

Una società libera emette liberamente questo mezzo di scambio, garantito dalla forza lavoro e dalle ricchezze accumulate al suo interno, che esse siano naturali, culturali o di altro genere. Questo diritto all'emissione monetaria viene assicurato dalla "signoria" popolare su quanto posseduto e sulla capacità della comunità stessa di esprimere forza lavoro e creatività. Questa signoria, in termini tecnici e monetari si definisce "signoraggio".

Attualmente il denaro prodotto dalle banche centrali (private) non è che un "buono" cartaceo, sorto dal nulla e privo di controvalore, e dato in prestito agli stati. Questo denaro produce perciò un "debito". E tutto ciò avviene in conseguenza del "signoraggio bancario", ovvero l'alienazione di quel "signoraggio" originale della comunità ceduto alle banche centrali.




Ma cosa è il signoraggio bancario?

Rispondo in poche parole. E’ la più grande truffa mai inventata. E’ la rinuncia alla sovranità dello stato di emettere i propri valori di scambio delegando l’operazione ad una banca privata, (come è la Banca d’Italia o la BCE), e pagando a detta banca congrui interessi.

La carta moneta emessa dalla banca centrale - la BCE nella Comunità Europea- e messa in circolazione nei vari stati viene pagata dallo stato che la riceve attraverso l’emissione di buoni del tesoro ed altri titoli, posti in vendita presso le banche commerciali, e per cui lo stato paga un ulteriore interesse.

Questo processo perverso è alla radice della formazione del cosiddetto “debito pubblico” che non è altro che l’indebitarsi da parte dello stato, ovvero del popolo, nei confronti di un privato, che è la banca.

Allora potreste chiedermi: “Perché lo stato si assoggetta a questo salasso, perché non recupera la sua sovranità monetaria?” Ed io vi rispondo: Perché il processo di commistione e di sudditanza è andato troppo avanti in questo sistema, dominato dal controllo finanziario di enti privati internazionali.

Allorché la politica non sarà più dedita alla corruzione e potrà recuperare la sua funzione primaria, che è quella di servire gli interessi del popolo e non dei potentati finanziari, che sono la causa prima della corruzione, avrà riconquistato la sua indipendenza ed autonomia operativa.

Per quel che riguarda la falsità dell’informazione sulla realtà del signoraggio bancario e la volontà di mantenere il popolo in ignoranza totale su questa triste verità, vale la stessa risposta, ovvero chi detiene il potere finanziario, e di conseguenza quello economico ed amministrativo, è in grado di controllare l’informazione in tutte le sue forme ed è quindi capace di far credere al popolo qualsiasi menzogna, pur di mantenere il potere acquisito.

Spiace dirlo ma in Italia e nel mondo non esiste alcuna libertà e verità d’informazione, se non quella “falsata ed ipocrita” ammannitaci dal potere finanziario mondiale.

Però infine la legge karmica universale (causa effetto) prevarrà sulla menzogna e coloro che l’hanno sparsa saranno costretti a “raccogliere la propria immondizia”. E ciò avverrà quando nella società umana trionferà la consapevolezza di un mondo comune a tutti, concreto e collettivo, di cui tutti siamo compartecipi, in cui le forze e le cose manifeste corrispondono all’insieme del vivente e del non vivente, in cui lo star bene della mano non comporta un danneggiamento del piede, che è l’attuale meccanismo causato dall’ignoranza dell’inscindibilità della vita.

Il senso della comune appartenenza deve affermarsi nella società, coincidendo col bene personale, ed a qual punto sarà chiaro che non possono più risaltare (nelle scelte sociali e di governo) interessi rivolti a soddisfare una parte a scapito dell’altra. Questo mondo presente di attrazioni e repulsioni, di scale di valori, di motivi personalistici e di incentivi egoici, insomma il mondo della competizione, lascerà quindi il posto al mondo della collettività, sia dal punto di vista biologico che del pensiero.

Paolo D'Arpini - Rete Bioregionale Italiana




lunedì 29 luglio 2024

“Miti e realtà nell’alimentazione umana” di Armando D'Elia - Ovvero: Come fu che l’uomo primitivo iniziò a cibarsi di cadaveri?

 

Risultati immagini per Come fu che l’uomo primitivo iniziò a cibarsi di cadaveri?

Per introdurre più incisivamente il lettore nel tema che dà il titolo al presente lavoro è opportuno richiamare la sua attenzione sull’evento forse più decisivo per le sorti dell’umanità verificatosi nella preistoria umana.

In estrema sintesi l’uomo per lunghissimo tempo ha vissuto nell’Africa intertropicale sua patria d’origine nutrendosi esclusivamente con la frutta che trovava nella foresta in armonia con le sue caratteristiche di animale fruttariano (frugivoro) comprovate dalla sua anatomia, dalla sua fisiologia, dai suoi istinti.

Quando, per effetto di grandiosi accadimenti geologici e meteorologici (glaciazioni, pluviali, siccità, formazione della Great Rift Valley), la foresta scomparve l’uomo perse il suo habitat originario il suo paradiso terrestre e divenne animale da savana. Non trovandovi più la frutta che era ed è il suo cibo naturale dovette per sopravvivere nutrirsi oltre che di semi di graminacee anche di carne e divenire quindi cacciatore da raccoglitore qual’era, con l’aiuto del fuoco naturalmente. “Pertanto – afferma l’etologo inglese del mondo Desmond Morris – l’uomo è un vegetariano divenuto carnivoro”

Ma c’è da fare una considerazione ben più importante: mentre nella sua foresta l’uomo da fruttariano si alimentò utilizzando le proteine fornitegli in giusta misura dalla frutta suo cibo naturale, quindi l’ottimale sul piano nutrizionale, quando divenne animale da savana dovette invece forzatamente utilizzare le proteine della carne altamente concentrate fornitegli dai cadaveri degli animali trovati uccisi (sciacallaggio) o che lui uccideva; orbene, le conseguenze sulla vita dell’uomo di una così cospicua devianza alimentare furono immediate e catastrofiche sia in termini di salute che di durata della vita come accertato dal più dai più illustri paleoantropologi, basta citare per tutti Reay Tannahili che nella sua pregevole “Storia del cibo”, ci documenta al riguardo con ampiezza a conclusione dei suoi studi “Meno della metà della popolazione  sopravviveva oltre all’età di vent’anni e 9/10 degli adulti restanti morivano prima dei quarant’anni” E ancora “Un uomo di quarant’anni doveva sembrare un centenario”,

Naturalmente, occorre mettere in conto anche il fatto che mentre un frutto è un cibo vivo (ne è prova tra le tante anche il fatto che la sua maturazione spesso può continuare anche dopo che è staccato all’albero), la carne ricavata da un cadavere oltre che fornire un’energia degradata , è sede ormai solo di processi degenerativi (decomposizione, putrefazione) che sono segni indubbi di morte già avvenuta.

(Prof. Armando D’Elia: “Miti e realtà nell’alimentazione umana” – Capitolo introduttivo, paragrafo 8.)


domenica 28 luglio 2024

Considerazioni sulla coesistenza pacifica bioregionale...

 


Care, cari, amiche ed amici della Rete Bioregionale Italiana,  siamo ancora impelagati in una diatriba interna su alcuni temi divisivi.  Magari si parte da argomenti fantasiosi, come lo  svolgimento dell'attentato alle Torri Gemelle..., per poi scendere ai modi di vita: tornare a vivere in campagna o restare in città? Diventare vegani o adattarsi ad una dieta frugivora?  Ritirarsi in eremitaggio o restare nella società? Utilizzare la tecnologia moderna per comunicare o limitarsi ai pizzini? Auspicare un ritorno alla sopravvivenza primitivista o cercare un equilibrio nella società attuale? Ecc. ecc.  

Ma -secondo me- questi dubbi sulle alternative di vita sono solo un corollario delle diverse esperienze da ognuno di noi vissute.  Nel bioregionalismo, come pure nell'ecologia profonda o nella spiritualità laica, non ci sono libri sacri  ne dogmi ai quali far riferimento, il nostro viaggio procede senza mappe,  navighiamo a vista (si dice in gergo marinaro), l'importante è la discriminazione ed il distacco basati sul riconoscimento della comune appartenenza.  

C'è un vecchio adagio che dice "Fra moglie e marito non mettere il dito", ma questo non è un caso di lite fra due coniugi, è molto peggio eppure molto meglio. Tutto dipende dalle circostanze.  Perché sono queste che  qualificano  l'esistenza  sulla base di una "scelta" che non può comunque  mai essere definitiva.  Ad esempio non possiamo considerare a priori indispensabile l'adesione  ad uno specifico  movimento politico  pacifista, ambientalista,  che, nominalmente,  sta cercando con poche forze di contrastare un meccanismo potentissimo com'è quello del guadagno  e degli interessi bellici (che tutti sappiamo preponderanti e condizionanti ogni politica).

Allo stesso tempo, se ci lasciamo trascinare dall'ideologia,  restiamo impigliati  in una  diatriba basata su congetture e opinioni relative a fatti sui quali non possiamo comunque intervenire o stabilire. Non vorrei che anche i "reati di opinione" entrassero nel nostro consesso. Spesso succede, in piccoli gruppi, che quando non si può intervenire direttamente per cambiare il corso drammatico delle cose e delle situazioni, in cui oggettivamente ci si trova, allora si litighi sulle "possibili soluzioni o situazioni pregresse", in alternative comunque non attuabili o appurabili. 

Bisogna essere saldi nel pensiero e nella determinazione a perseguire la causa comune ma leggeri nel sostenere il proprio punto di vista su argomenti sui quali non abbiamo un reale controllo o dei quali non possiamo effettivamente stabilire la veridicità o la giustizia.

Se la nostra "battaglia"  per la sopravvivenza e coesistenza ecologica   può avere qualche speranza di riuscita è soprattutto nell'adesione indiscussa al "bene comune" e nella prosecuzione del percorso iniziato assieme ed assieme proseguito. L'alchimia riesce quando pur essendoci elementi che non collimano fra loro in modo diretto si riesce a farli collimare in modo indiretto e cinetico. Per questo gli elementi alchemici sono sempre tre... per una ricerca di equilibrio fra le componenti, per evitare che l'opposizione fra i due conduca alla deflagrazione di quel che è appena aggregato. Vi ringrazio per la pazienza sin qui dimostrata... e buona continuazione di proficuo "lavoro" a noi tutti...

Paolo D'arpini - Rete Bioregionale Italiana






Commento di O.T.: “Grazie per la buddica pazienza. Beh la tua analisi è più avanti. Parlare di illusione dell'io è entrare in problematiche interessanti. In genere quelle dei contendenti in questione si superano con una buona socializzazione... Jorodosky dice che la vecchiaia è l'età in cui si comprende che le cose sono sottili. Ma alcuni usano ancora gli scarponi e non vanno a passeggiare in montagna. Non oso dirgli che Trump ha dichiarato che se diventa presidente la NATO non è una priorità e che gli europei si risolvano i loro casini senza l'amorevole aiuto degli americani.”

Commento di P.P.: “Una vecchia canzone "rivoluzionaria" di Paolo Pietrangeli diceva "Chiarezza chiarezza mi punge vaghezza di te". Ovvero, stiamo ripetendo vecchi errori. Abbiamo un'unica possibilità, cioè "resettarci". La differenza è vitale, perché le difficoltà si possono sormontare, lasciando da parte i problemi caratteriali e concentrandosi su quelli politici. Ed è quello che in questa congiuntura dobbiamo tutti cercare di fare perché abbiamo delle responsabilità nei confronti degli altri. Auspico quindi anch'io che si possa giungere a un chiarimento e a una ricomposizione politica. Ne abbiamo necessità.”

venerdì 26 luglio 2024

Binario... triste e solitario...

 


Nonostante gli scambi, la storia è sempre un binario a scartamento personalizzato. L’interpretazione dei fenomeni pare imporlo. Ogni scelta, celebrata dal consesso di idee personali e sociali, dalla morale individuale e comune, dal presunto primato della logica, del razionalismo, del positivismo e della scienza materialista, ci impone di credere in una bufala madornale, la cui rappresentazione grafica potrebbe essere quelle di un binario obbligato a misura di chi afferma qualsivoglia posizione.

La contraddizione tra obbligo e bufala si scioglie con la presa di coscienza che il presunto libero arbitrio è effettivamente tale solo e soltanto identificandoci in esseri che si ritengono indipendenti dal cosmo, che identificano sè stessi con il proprio io.

Prenderne consapevolezza non permette di demolire l’obbligo, ma di tenere presente la parità e reciprocità del valore di tutte le affermazioni. Così facendo si tende a passare dal presunto diritto del più logico, del più razionale, del più scientifico, all’accettazione delle affermazioni altrui e, quindi, alla disponibilità ad una tolleranza profonda, non più limitata da argini razionali, civili, legali, consuetudinarie, morali. Non solo.

L’apertura comporta l’accesso a fonti di conoscenze e interpretazione che prima ci erano impedite. Costellazioni mai viste si affacciano al firmamento delle possibilità. La mappa che utilizzavamo per muoverci nell’esistenza si mostra allora come un semplice e arbitrario disegno rappresentativo. È qui che avviene la consapevolezza che l’avevamo così definitivamente il territorio, tanto da volerla rispettata da tutti.

È allora che l’io è pronto a rinunciare all’assurda salita del Monte Analogo, ovvero a riconoscere l’intreccio di arbitri di cui si era creduto in diritto, dei soprusi nei confronti del prossimo, che considerava ovvi, inevitabili e soprattutto doverosi e giusti, dell’anello al naso della storia. È allora che si avverte la reciprocità e pari dignità con i firmamenti altrui.

È allora che il sortilegio va in frantumi. La doppia dogmatica certezza che ci sia una verità e che questa si possa scovare, cessa la mordace presa sulla nostra intelligenza. La storia e il suo paesaggio tracciato secondo punti di fuga logici, perde la sua presunta proprietà di verità e torna ad essere presunzione indebita e fuorviante nei confronti di quanto contiene la storia, dell’universale.

L’ordine di stirpe euclideo, entro il quale tutto doveva trovare il posto, si sgretola come un antico caravanserraglio di pisé sotto i colpi del vento e dell’acqua. Non c’è più il professore che spiega e i discenti tenuti a ripetere al fine del buon voto. Non c’è un centro meccanicisticamente concepito, intorno al quale ruota il giusto e lo sbagliato.

Senza più il dominio dell’ego su noi, logica, causa-effetto e tempo lineare non comandano più pensieri e azioni. Prepensieri che, da tiranni di ogni momento umano, vanno ad occupare il posto che gli compete. Vanno perciò a servire la dimensione amministrativa della vita, quella in cui le regole sono note a tutti e, contemporaneamente, colano a picco in quella relazionale, ovvero quella in cui due firmamenti entrano in contatto. Un momento dove la leggenda non è diversa dalla storia e, nel quale, il binario dell’altro tende ad essere riconosciuto, perché al posto del nostro ordine, della nostra morale e consuetudine, erudizione e potere, cioè al posto del nostro ovvio, c’è l’ascolto. E al posto della nostra mappa, c’è il fenomeno.

Lorenzo Merlo


P.S. La domanda non è se è vero o no, ma in che termini lo è...

La cultura del dono ed il riciclaggio ad personam...

 



Che il riciclaggio sia utile soprattutto in tempi di crisi è una verità indiscutibile. Talvolta non ce la facciamo più nemmeno ad affrontare le spese correnti figurarsi se possiamo permetterci l'acquisto di regali... Rovistando negli angoli della casa, o in soffitta, si trovano migliaia di "regali vintage" -magari che si potrebbero far passare come oggetti d'arte retrò- ed il gioco è fatto! Da alcuni anni ho preso l'abitudine di fare così... basta regali consumisti, solo regali ecologisti (di recupero).

Ricordo una lettera sull'importanza del valore sociale del "dono", che mi scrisse Rita De Angelis, un'ambientalista che aveva aderito alla Rete Bioregionale, in cui diceva: "...da un po’ di tempo siamo in crisi in svariati settori produttivi. Ma una cosa agli italiani non bisogna certo toglierla, la voglia di festeggiare, per lieti eventi  così come per normali ricorrenze quali compleanni, matrimoni, ecc.  in genere al festeggiato è d’obbligo, e di buon augurio,  portare un regalo per ricordare piacevolmente la ricorrenza".

Purtroppo spesso succede che certi regali risultino inutili, magari doppi,  e servono solo ad aumentare il ciarpame accumulato che poi ci ritroviamo in giro per la casa. Quindi da una buona consuetudine, nata come gesto di amore, ne deriva solo una moda  ed un accumulo di oggetti innecessari. Per questa ragione è importante esaminare con attenzione l'utilità dei nostri regali. Meglio addirittura chiedere al festeggiato/a cosa può servirgli.  Se trattasi di un oggetto al di là delle nostre possibilità possiamo organizzare una colletta  per raggiungere lo scopo. Se invece il nostro regalo è qualcosa di autoprodotto è comunque opportuno indagare sulle reali necessità o gusti del festeggiato/a.

Questa oculatezza  può mitigare la produzione  consumistica, ma come  provvedere allo smaltimento di innumerevoli oggetti che già riempiono le nostre case? E qui il discorso del riciclaggio e della donazione sociale, ad ampio raggio,  può venirci in aiuto. Tanti oggetti per noi superflui possono essere ancora utilizzati da altri, perciò prima di disfarcene  brutalmente, avendo appurato il loro funzionamento o interezza, facciamone dono alle "isole ecologiche", accessibili a tutta la cittadinanza.  Infatti in molti comuni esistono dei "magazzini del riciclo"  dove gratuitamente o con minima offerta si possono prelevare cose funzionanti e utili.

Resterebbero da "smaltire" solo alcuni oggettini personali, magari che ci furono regalati nel corso degli anni e che forse possono risultare ancora graditi ai nostri amici. Facciamo delle belle liste del materiale che può ancora avere un valore o significato, anche affettivo, e teniamo presente la disponibilità e la pertinenza con i gusti dei nostri amici festeggiati.  Così otterremo due scopi: liberarci dall'accumulo prima che passino le pompe funebri e lo sgombero cantine e far contenti gli amici ancora in vita.

Paolo D'Arpini - Rete Bioregionale Italiana




Post scriptum - A proposito di dono e di riciclaggio ricordo agli amici che ho ancora disponibili alcuni esemplari del libro "Riciclaggio della memoria", di cui una copia volentieri posso regalare a chi ne farà richiesta. La clausola è che veniate a ritirarla di persona. 

Info: bioregionalismo.treia@gmail.com - Tel 0733/216293.




mercoledì 24 luglio 2024

Ritorno all'Eden...

 


Dal paradiso terrestre siamo stati scacciati, almeno così dice la
Bibbia, forse però questa è solo una bugia  "religiosa" - magari
anche un po' pretenziosa - poiché sulla terra ci siamo ancora e forse
potremmo immediatamente ritrovarci in quel paradiso perduto il momento
stesso che la nostra esperienza tornasse all'armonia fra natura,
animali e società umana.

Prima di tutto quello che è da riequilibrare è il rapporto fra i due
generi della nostra specie, il femminile ed il maschile…

Nelle civiltà antiche Terra e Cielo  sono le due forze interconnesse
che creano il mondo…

Ora vediamo che negli studi matriarcali portati avanti da ormai un
ventennio ad opera di numerosi studiosi e studiose  convenuti per la
prima volta al convegno mondiale di Bruxelles nel 2003 la questione
matrismo e matriarcato è un tema oggetto di discussione, con varie
posizioni.

Come afferma Mariagrazia Pelaia, in uno scambio di mail privato: "La
Gimbutas utilizzava il termine matristico per definire le antiche
società neolitiche, Riane Eisler per risolvere il problema ha coniato
addirittura un nuovo termine, gilania, unendo la radice greca di
femminile (gyn) e maschile (an) con una 'l', lettera che evoca il
termine link, 'legame'.

Invece Heide Göttner Abendroth, che possiamo definire la fondatrice di
questa corrente di studi, considera la parola adeguata da usare
matriarcato, e lo spiega dal punto di vista etimologico non come
'potere delle madri', bensì come 'antiche madri', da cui la semplice
evidenza che queste società tengono in alta considerazione la funzione
materna come principio intorno a cui si organizza la società, per cui
essendo il rapporto d'amore e di cura madre-figlio l'aspetto fondante
della società non esistono le gerarchie tipiche del patriarcato.

Nel matriarcato non c'è il dominio, il valore centrale è il rispetto
della vita e delle differenze, per cui non esiste la disparità fra
generi. Esso rappresenta un'alternativa praticabile al patriarcato
poiché storicamente già esistito, vedi il saggio di Riane Eisler sulla
storia umana letta in chiave di società della dominanza e società
della partnership (Il calice e la spada).

Secondo la Abendroth è importante utilizzare il termine 'matriarcato'
anche per ragioni culturali, essendo stato tale termine oggetto di
spietata censura da parte della cultura patriarcale, quindi va difeso
e sostenuto, riabilitato, e non mascherato con neologismi. Dunque, il
dibattito è aperto".

Mariagrazia Pelaia non fa mistero di condividere il punto di vista
della Abendroth, avendo trovato in lei, nella Gimbutas, nella Eisler e
altri studiosi l'ispirazione per le sue ricerche astrologiche sugli
zodiaci alternativi femminili scoperti da Lisa Morpurgo per la quale
ha adottato la definizione di astrologia matriarcale

(vedi anche l'oroscopo da lei fatto alla mia persona
in: http://www.programmiastral.com/ritrattimatriarcali.pdf).


Nel commentare un parere da me espresso, in merito alla capacità
creativa delle donne e degli uomini vissuti nel neolitico, Mariagrazia
Pelaia afferma: "L'arte nel neolitico faceva parte della vita
quotidiana, il vasellame è riccamente decorato e descrive una società
elegante che si modella sulla bellezza della natura e non solo, perché
è anche un'arte molto astratta, simbolica e quindi con livelli di
comprensione molto raffinati e complessi.

L'arte è una componente essenziale della quotidianità, e la
quotidianità da sempre è l'ambito femminile per eccellenza. La cosa
sorprendente di quei tempi è che la quotidianità era condivisa alla
pari e considerata sacra, e dunque era patrimonio comune dei due
sessi.

Astrologicamente invece la situazione è molto chiara: l'arte è
simbolicamente connessa ai pianeti femminili Luna e Venere. Gli uomini
devono avere una parte femminile molto sviluppata per diventare
artisti. E mi pare che non ci siano dubbi al proposito. In età
patriarcale le donne sono state relegate al ruolo di muse, segnalando
comunque una stranezza di fondo: perché mai le custodi e le
ispiratrici delle arti sono donne e non uomini se si tratta di

produzioni del genio maschile?


Paolo D'Arpini

martedì 23 luglio 2024

UE/NATO. Con gli euromissili si torna alla casella di partenza...

 


Per quanto riguarda la prima risposta  da dare alla decisione USA e NATO (quindi UE) di reinstallare gli euromissili a partire dalla Germania (edulcorata con la inattendibile rassicurazione che nel 2026 saranno privi di testate nucleari), tornando alla casella di partenza rispetto alle lotte degli anni '80, ecco sotto esposte le condizioni che riteniamo garantiscano correttezza di impostazione e serietà di risultati del percorso. 

1) Così come Comiso fece da battistrada nella mobilitazione europea dal 1981 al 1987 (l'8 dicembre 1987 è la data degli accordi INF tra Reagan e Gorbaciov), oggi questo ruolo spetta al movimento tedesco, che è quello che deve reagire al primo impatto diretto della decisione e mettere in campo la forza di resistenza più intensa e massiccia. 

2) I VIP televisivi e le personalità famose è meglio che si accodino agli appelli lanciati dagli attivisti dei movimenti, in questo caso si tratta di aspettare input dalla Germania, perché - per citare uno tra i tanti motivi - non saranno sicuramente questi personaggi a sdraiarsi davanti alle ruspe che porteranno avanti i lavori di costruzione delle strutture militari. Un eventuale loro ruolo sta nell'appoggiare i movimenti di lotta, non nel lanciare mobilitazioni cui poi non parteciperanno in prima persona. E si sta parlando della resistenza nonviolenta seria, quella basata sulla continuità della azione diretta e della disobbedienza civile, non delle passeggiate una tantum che lasciano il tempo che trovano. Anche su questo punto Comiso docet.

3) Questa mobilitazione comunque è meglio non sia inquinata dall'intervento strumentale delle forze e dai soggetti che parlano di pace all'opinione pubblica e poi al dunque avallano con il voto o le pilatesche astensioni le decisioni istituzionali di guerra. Non possiamo infatti ignorare ciò che legittima e muove la macchina amministrativa pubblica, cioè gli apparati che organizzano in direzione attuativa ben precisa milioni di pubblici funzionari. Dobbiamo allora dire che, finché non ci siano ripensamenti seri suffragati da fatti, non possiamo accettare come riferimenti dichiarazioni inaffidabili come quelle di Strada o Tarquinio o degli eletti Verdi che hanno appoggiato il programma pro guerra di Ursula Von Sturmtruppen (come la chiama in modo efficace e  brillante Marco Travaglio).

E' opportuno ricordare che negli anni '80 del secolo scorso furono i permanenti al Campo internazionale per la pace di Comiso a dare l'effettivo contributo di lotta al Cruisewatching - la rete internazionale di vigilanza antiCruise - quando gli altri pacifisti in Italia, dopo i grandi cortei e i blocchi del 1983, avevano già mollato.  Questa rete, guidata dal campo delle donne di Greenham Common, a 100 km da Londra, fu quella che fece da sponda di base alla politica di Gorbaciov che portò agli accordi INF con Reagan (armi nucleari intermedie) nel dicembre del 1987.
(…)
E' fondamentale, sulla base dei fatti, allora sapere in una lotta di chi ci si può fidare e di chi no.
(…)
La nostra voce potrà farsi sentire con forza e all'unisono con un movimento internazionale, partito dalla Germania, dando concretezza e da subito affidabilità per una lotta di popoli europei contro un riarmo che richiama la dimensione nucleare, al di là delle rassicurazioni fuorvianti, che, oggi più di ieri, se imboccato, (si pensi solo alle innovazioni tecnologiche: velocità ipersoniche, miniaturizzazione, uso dell'intelligenza arificiale), può sfuggire ad ogni controllo e sfociare in un terribile e irrimediabile Olocausto.

Alfonso Navarra - Coordinatore Disarmisti Esigenti (cell. 340-0736871)



lunedì 22 luglio 2024

Dove nasce la guerra...?

 


Il paradosso è che nessuno coscientemente ama la guerra (eccetto i produttori di armi e coloro che la fanno combattere agli altri per guadagnarci sopra). Non esiste chi desideri la sofferenza e la morte, eppure la guerra, quest’onta blasfema, quest’immane vergogna, accompagna la cosiddetta "civiltà" umana fin dai primordi. Da quando l’uomo si abituò all’azione violenta, all’uccisione prima  degli animali e poi dei suoi simili, alla logica del forte sul debole, all’indifferenza verso la sofferenza e la morte a scopo di rapina.


Ed oggi io sento lo spasimo di quella madre cui è stato smembrato il figlio da una granata; sento il pianto innocente dei bambini sotto le macerie; sento l’angoscia di quella ragazza che non rivedrà mai più il suo promesso sposo; sento la disperazione di chi resterà per sempre mutilato, di chi ha perso le gambe, le braccia, gli occhi: sento il dolore di quella madre, di quella sorella, figlia stuprata e brutalizzata dai soldati; di chi, ancora vivo e ferito, è sotto le macerie senza possibilità di essere aiutato; sento la pena di chi ha perso le cose più care: gli scritti dei letterati, dei poeti, le opere degli artisti, le faticose ricerche scientifiche e culturali forse perse per sempre.


E come se non bastasse  questo orrore degli umani che si autodistruggono a vicenda, si continua a sterminare milioni di animali nei mattatoi, dove ogni istante un numero inimmaginabile di creature non pericolose, non armate, non ostili ma miti, buone, servizievoli, belle, vengono uccise e smembrate come oggetti. Quei mattatoi sono luoghi dove ogni sentimento di compassione, di giustizia viene  annientato; luoghi dove viene negata la sofferenza delle vittime, il pianto inascoltato;  luoghi dove è disprezzato il valore della vita, l’innocenza calpestata. Da questi luoghi  si nutre la guerra!


Franco Libero Manco






domenica 21 luglio 2024

Pacifinti... Avanti! - Alcune considerazioni sul "grido di guerra dell'Europa"...

 


Dopo la pubblicazione del Comunicato Stampa di "Noi siamo Europa" (vedere in calce il link relativo)  desta sconcerto la sorpresa  per la  rielezione  a Strasburgo di Ursula Von der Leyen, anche in considerazione del suo discorso programmatico in cui si  configura un’Europa di guerra costretta ad investire nelle armi, senza risorse per una vera transizione verde e per le politiche sociali. Restiamo sbalorditi dal comportamento di coloro che si dichiaravano, prima delle elezioni europee, contrari alla guerra, e che poi hanno votato per la rielezione della Presidente della Commissione europea che ha sempre inneggiato alla guerra... (P.D'A.)


Alcuni pareri ricevuti:

Forse dovrebbero riflettere coloro che incautamente hanno votato per Salis e Mimmo Lucano incrementando i voti per un partito che si schiera con i guerrafondai. Anche se Salis e Lucano non hanno votato come gli altri AVS, ne avevano comunque rafforzato le posizioni.
Risulta poi che su una mozione in cui si parlava di invio di armi all'Ucraina Salis e Mimmo si sono astenuti. Forse un po' di confusione mentale.
Vorrei poi ricordare a quelli che si sono entusiasmati per la grande vittoria del Nuovo Fronte Popolare in Francia (in realtà una brillante manovra di Macron che si è assicurato una maggioranza di voti centristi servendosi dello spauracchio Le Pen), che nel programma del Nuovo Fronte Popolare è previsto nero su bianco la continuazione dell'invio di armi all'Ucraina. Che si fa per assicurarsi l'unità "antifascista" con i centristi moderati!
Intanto dagli al "destro" Orban che va a parlare di trattative con Putin e Xi Jin Pin. Ma come si permette!

Vincenzo Brandi

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"Ne conosco tanti che hanno "votato Salis" o PTD. Mi dicevano d'essere in buona fede, nonostante le evidenti, madornali contraddizioni. Inutile farli ragionare o almeno toglier loro le illusioni: la foresta per loro era troppo lontana, confusa nella nebbia "antifascista". Ora ci sono dentro, in quella foresta, in quella merda UE-NATO, in mezzo a belve e funghi letali. E pure noi con loro. E come sempre, tocca di nuovo a noi indicare una via per uscirne. Sembra il gioco dell'oca...  E PTD pro-NATO ha ben poco da rilanciare pacifismi: il disastro europeo è anche opera sua, l'astensione a sinistra è soprattutto opera sua, dovrebbe solo tacere. Vada a baciare Rutte piuttosto.

Jure Eler

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"Una cartina di tornasole? La Repubblica, giornale per eccellenza dei guerrafondai, non ha attaccato l’operazione Salis, Santoro e tutti vari cespuglietti di papà PD, ma i suoi scagnozzi da tastiera si sono presi la briga di andare a cercare su facebook i “rossobruni” che hanno contrastato con la critica politica i pacifinti che pensano sia indispensabile restare nella NATO per difesa (Santoro), chi ha stigmatizzato la scelta di appoggiare AVS, e così via. Rossobrunismo è una categoria inventata dalla sinistra borghese e che fa comodo per attaccare ogni posizione realmente antimperialista."

Nico Maccentelli

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Ursula Von der Leyen: è stata eletta presidente  della Commissione europea  dopo un discorso programmatico bellicista su Kiev, omissivo su Gaza, indifferente su povertà, diseguaglianze ed equità fiscale, ipocrita sul green. E’ quanto di peggio potesse capitare a un’Europa che ha votato per un cambiamento radicale e si ritrova le stesse presidenti del Parlamento (Metsola) e della Commissione (von der Leyen). Un bel messaggio agli astenuti, già convinti che sia inutile votare nei loro Paesi e ancor di più in Europa...

Rete Ambientalista


sabato 20 luglio 2024

Pace Terra Dignità e il grido di guerra di Europa e Nato...

 


L’elezione a Strasburgo di Ursula Von der Leyen e il suo discorso programmatico configurano un’Europa di guerra costretta ad investire nelle armi, senza risorse per una vera transizione verde e per le politiche sociali.
Incredibile il comportamento di quanti, parlamentari e partiti, sono contrari alla guerra, che hanno votato per la rielezione della Presidente della Commissione europea.
L’Alleanza Verdi e Sinistra che, dopo il risultato rilevante alle europee, avrebbe dovuto pronunciarsi con una voce unica contro la guerra, ha rivelato una grave contraddizione: quattro eletti su sei, aderenti al gruppo verde, hanno scelto di votare per il rinnovo della Presidente Ursula von Der Leyen adducendo come motivazione gli investimenti nelle cosiddette politiche green, che però andranno a sostenere le multinazionali del cibo e non a rendere socialmente e ambientalmente eque le trasformazioni economiche.
A questo si aggiungono la prima risoluzione del Parlamento europeo e il documento finale del vertice della NATO che gettano l’Europa in un futuro minaccioso e senza pace.
Il Parlamento ha approvato una mozione nella quale si dice che la Russia aggressore è il Nemico dell’Occidente e dei “nostri valori”, che essa va assicurata alla giustizia per i suoi crimini, che i beni russi in mano all’Europa vanno confiscati e trasferiti all’Ucraina per finanziarne la guerra, che senza limiti di tempo gli Stati europei devono sostenere e “garantire” la vittoria sul campo dell’Ucraina, alla quale devono destinare 40 miliardi di dollari l’anno. Di conseguenza il Parlamento “condanna” l’Ungheria, oggi presidente dell’Unione Europea, ne giudica “irrilevanti” e “presunti” gli sforzi per la pace, dichiara che “non rappresenta l’Unione” definisce un “abuso” il potere che essa esercita in seno al Consiglio e minaccia “ripercussioni” contro l’Ungheria, assumendo così una “postura” antistituzionale.
A sua volta la NATO considera la Russia, la Cina e la maggior parte della comunità internazionale come una minaccia “a lungo termine” alla sua sicurezza, fa propria la scelta compiuta dagli Stati Uniti di una “competizione strategica” col resto del mondo, preannuncia la fornitura all’Ucraina di ogni tipo di arma offensiva capace di colpire in profondità il territorio russo, dichiara “irreversibile” il percorso dell’Ucraina verso l’ingresso nella NATO, di cui conferma l’impegno a difendere “ogni centimetro quadrato del territorio”, qualifica la dissuasione nucleare e la propria capacità nucleare come la “pietra angolare” della sicurezza atlantica, e preannuncia la decisione di schierare, a partire dal 2026, missili nucleari a raggio intermedio in Germania, come erano quelli di Comiso, con l’aggiunta di nuove armi ipersoniche.
Pace Terra Dignità, che in queste settimane sta decidendo come proseguire la propria iniziativa politica, non intende rassegnarsi a questo stato di cose e lancia un forte appello al movimento pacifista per riprendere con determinazione l’iniziativa per la Pace e contro la guerra.





venerdì 19 luglio 2024

Nuovo esperimento in chiave di bioregionalismo, ecologia profonda, biospiritualità e biopolitca...

 


Abbiamo sentito nelle nostre budella il richiamo di Madre Terra, stremata per le brutture a cui viene sottoposta da noi umani…

In questa atmosfera grigia in cui si respira a fatica, con l’acqua impura, le risorse alimentari piene di veleni, le montagne, le valli, le foreste, i campi e le città cosparse da una sottile polvere di morte, con l’impossibilità di dialogare pacificamente fra esseri umani e con le altre specie viventi… Consapevoli di ciò non abbiamo saputo resistere al pianto della Madre Terra ed abbiamo perciò pensato di compiere, nei limiti del nostro possibile, un gesto di pacificazione, un tentativo di inversione di marcia, insomma di prendere coscienza che così continuando la civiltà e la nostra stessa esistenza non sarà più possibile.

Da parecchi anni, dal 1996 anno di fondazione della Rete Bioregionale Italiana, ci incontriamo almeno una o due volte all’anno per scambiare le nostre esperienze bioregionali e per tentare nuovi approcci di vita. Ma ci siamo resi conto che dobbiamo compiere uno sforzo ulteriore, non possiamo limitarci al piccolo gruppo di “bioregionalisti” e non possiamo limitarci a scambiare quattro chiacchiere in piacevole compagnia. 

Proprio in questa  direzione, anche in senso telematico, ci siamo collegati  a vari coordinamenti ecologisti per creare una base di confronto e collaborazione,   una sorta di “Stati generali per l’Ecologia profonda, la biospiritualità ed il riabitare gentile della Terra”, che in qualche modo avevamo già ipotizzato in un incontro bioregionale tenuto ad Aprilia nel giugno 2012. In verità allora qualcuno aveva obiettato che la parola “stati generali” evocava qualcosa di “politicizzato e di stantio” mentre il Coordinamento  dei  Movimenti Ecologisti lascia un po’ più di spazio alla condivisione tra pari, senza risvolti ideologici.

Comunque il nome della aggregazione ha poca importanza, quel che conta è che le idee e le azioni siano sincreticamente in funzione ecologica e biospirituale. Per mezzo di questa nuova “Rete Movimento Ecologista” mi auguro si possano manifestare reali prospettive di un cambiamento (ormai inevitabile), sia nelle nostre vite che negli ambiti in cui siamo connessi, che comprenda anche azioni operative comuni oltre che scambio di opinioni ed informazioni.

L’esperienza di questa nuova “rete” dovrebbe avere una valenza che supera i confini della penisola, per abbracciare l’intera Europa ed il mondo, ma d’altronde possiamo farci portatori di una crescita che parta solo da noi stessi e pertanto, allo stato attuale, il coordinamento avviene fra ecologisti italiani, provenienti da varie bioregioni e città e vari ambiti politici. Infatti abbiamo compreso che il restare avvinghiati a nicchie di pensiero ideologico non giova alla causa ecologista mentre una condivisione  delle varie esperienze sul territorio  può risultare particolarmente utile.

Paolo D’Arpini



Referente della Rete Bioregionale Italiana

mercoledì 17 luglio 2024

C'era una volta la "realtà" dei fatti...

 


Abbacinati da specchietti e bon bon, ingannati da false promesse ci troviamo ora immersi in un mare di disperazione senza sponde. Per salvarsi ormai è tardi, bisognava giocare d’anticipo. Ne avevamo avuto la possibilità, ma chi poteva e chi avevamo delegato, ha preferito cercare di vincere facile.

Secondo la tradizione vedica, Kali yuga corrisponde all’eone della povertà spirituale. Spostandoci su coordinate di pensiero e gergo filosofico occidentale, ne troviamo corrispondenza con il positivismo, il materialismo, lo scientismo.

Tuttavia, tutte le tradizioni sapienziali del mondo, ognuna a mezzo del proprio gergo, germinano e fioriscono attorno al concetto olistico dell’Uno. Parte e tutto non presentano differenze se non nel famelico ambito quantificatorio scientista, autoreferenziale. Nell’Uno, materia o storia e spirito o eternità, non sono affatto due metà complementari. Sono invece una, quella storica, l’espressione dell’altra, quella universale. Significa che, anche nel buio assoluto, segnato dalla recisione con la nostra origine – radice e culmine materialismo – la luce dello spirito eterno è, in quanto immortale, presente.

I tempi di oggi, simili a un insospettabile, terrifico, incubo, permettono di vedere dove la cultura del razionalismo – intelligenza cognitiva über alles – ci ha condotti e anche dove seguitando a precipitare ci porterà.

La cultura occidentale per eccellenza ha dimenticato, o meglio, gettato via, la ricchezza fornitaci dalla consapevolezza, disponibile a tutti nella sua evidenza, che l’uomo misurabile non ha nulla a che fare con l’uomo incontaminato da superstizioni d’indipendenza e d’onnipotenza. Una dimenticanza che ha comportato la marginalizzazione a irrilevanza della dimensione umana più profonda e necessaria alla storia. Così, tra l’altro, invece di impegnarsi a crescere persone compiute e capaci realizzare nel benessere la propria vita, si è dedicata a coltivare stampini, con la stessa cravatta e gli stessi pensieri. Naturalmente ostracizzando i primi, almeno quelli che sgusciano dalle fitte maglie del sistema, e premiando con bmw, titoli e benefit, i secondi.

Che ora ci si senta smarriti non fa difetto. Nella concezione del mondo di chi è avveduto sul fatto che un uomo senza bussola va necessariamente alla deriva nel mare dell’esistenza, cioè, va a finire nel vuoto di sé. E non è prerogativa di chi condivide l’incubo. Anche le persone con meno disponibilità di osservazione, informazione e studio, avvertono a loro modo che la loro esistenza non solo è peggiorata, ma che non c’è nulla che possa far pensare migliori in futuro.

Nonostante le case piene di oggetti, nonostante la disponibilità diffusa della migliore tecnologia ad uso privato e pubblico, nonostante la gran parte di noi che ancora gode del benessere di superficie, quello del tempo libero e del consumo vizioso, si sta è ormai diffuso il sentimento di non avere più alcun potere contrattuale nei confronti dello stato. L’astensionismo quale primo partito, non è stato di fatto ignorato a caso da chi ci governa per una minoritaria manciata di voti. Precarietà e disoccupazione sono crescenti, l’informazione e la politica sono allineate e in mano ai poteri economici, la sovranità, bene che vada, è una bandiera buona per raccogliere poltrone ma non per altro.

Così, recisi dalla nostra origine, lo siamo anche dal nostro vertice politico, nonostante le voci che ci hanno annunciato tale disastroso epilogo.

E nonostante il teatro di guerra esistenziale sia lapalissiano nel suo bombardarci di menzogne e futilità, il dramma è che qualcuno ne vuole le prove. Senza queste, seguiterà a organizzare i suoi fine settimana e credere in wikipedia e ai giornalacci, come se l’orizzonte politico nazionale e internazionale non destasse preoccupazione particolare, come se, con il suo scientismo, potesse calmare tutte le burrasche.

I cosiddetti catastrofisti, coloro che non vedono terapia possibile per sanare lo stato sociale, ma che auspicano la sua morte al fine della generazione di una nuova epoca, sono forse i più realisti, ottimisti, e con il barlume vitale che gli permette di constatare la disumanità dell’umanità. Ci sono infatti anche loro tra quelli che sanno cosa significa dissanguare un essere vivente dalla sua linfa creativa.

Tutti gli altri, quelli che vanno a votare, quelli dell’Europa Unita, della Nato, della destra e della sinistra, del libero mercato, del buon senso, tutti replicanti di successo della vita imparata ai master discutono e dibattono, guardano la tv e leggono i giornali e senza timore ritengono che il nostro sia “il miglior sistema del mondo sebbene abbia bisogno di correzioni”. Parole di balsonati economisti e professori.

Parole che si generano e fluttuano nella kali yuga, una specie di corrente che ci trascina, obbligandoci a pensieri e azioni adatti alla sopravvivenza. Entri in acqua davanti all’ombrellone e torni a terra cento metri più in là. Significa che buttarsi a partecipare a vario titolo alla miglior gestione sociale, comporta entrare nella kermesse con le più pure intenzioni e ritrovarsi ad averle perse, dimenticate, cambiate, allineate alla corrente, appunto. Non la si può contrastare, la sua forza è superiore alla nostra. È come una notte, solo l’accondiscendenza, l’accettazione e l’attesa permettono di accorciarla.

Affinché la degenerazione non accada ci vuole anticipo, cioè consapevolezza d’insieme. Bisogna entrare in acqua cento metri a monte del flusso, se ne si vuole uscire al nostro ombrellone, sotto il quale giocano serene le nostre idee di bellezza, che, nonostante tutto, resta un comportamento riservato a pochi.

Eppure non erano i molti, la vera maggioranza, che in tweed, clarks, giornalaccio e grandi intenzioni si alzavano ad applaudire Giorgio Gaber. Uno dei tanti nella storia ad averci fatto presente dove ci stava portando la corrente.

Lorenzo Merlo









Note

https://www.youtube.com/watch?v=S3Fn7C7awqw

https://www.youtube.com/watch?v=EGe-IRNVRMg

https://www.youtube.com/watch?v=3iccz42Yfxs