Il paradosso è che nessuno coscientemente ama la guerra (eccetto i produttori di armi e coloro che la fanno combattere agli altri per guadagnarci sopra). Non esiste chi desideri la sofferenza e la morte, eppure la guerra, quest’onta blasfema, quest’immane vergogna, accompagna la cosiddetta "civiltà" umana fin dai primordi. Da quando l’uomo si abituò all’azione violenta, all’uccisione prima degli animali e poi dei suoi simili, alla logica del forte sul debole, all’indifferenza verso la sofferenza e la morte a scopo di rapina.
Ed oggi io sento lo spasimo di quella madre cui è stato smembrato il figlio da una granata; sento il pianto innocente dei bambini sotto le macerie; sento l’angoscia di quella ragazza che non rivedrà mai più il suo promesso sposo; sento la disperazione di chi resterà per sempre mutilato, di chi ha perso le gambe, le braccia, gli occhi: sento il dolore di quella madre, di quella sorella, figlia stuprata e brutalizzata dai soldati; di chi, ancora vivo e ferito, è sotto le macerie senza possibilità di essere aiutato; sento la pena di chi ha perso le cose più care: gli scritti dei letterati, dei poeti, le opere degli artisti, le faticose ricerche scientifiche e culturali forse perse per sempre.
E come se non bastasse questo orrore degli umani che si autodistruggono a vicenda, si continua a sterminare milioni di animali nei mattatoi, dove ogni istante un numero inimmaginabile di creature non pericolose, non armate, non ostili ma miti, buone, servizievoli, belle, vengono uccise e smembrate come oggetti. Quei mattatoi sono luoghi dove ogni sentimento di compassione, di giustizia viene annientato; luoghi dove viene negata la sofferenza delle vittime, il pianto inascoltato; luoghi dove è disprezzato il valore della vita, l’innocenza calpestata. Da questi luoghi si nutre la guerra!
Franco Libero Manco
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