domenica 18 maggio 2014

Grottammare, dove la spiaggia è un resort di casotti in cemento



Ai forestieri eventualmente curiosi di costumi locali, va spiegato che
nel borgo-bandiera-marron il miracolo si manifesta ogni anno come il
sangue di San Gennaro: in prossimità della stagione balneare, qualche
nuovo chalet o equipollente bunker acchiappaturisti nasce dal nulla ma
più spesso “lievita” sull’esistente, arraffa larghe fette di suolo
pubblico e di spiaggia demaniale, gonfia e amplia i suoi volumi,
modifica snaturandolo lo skyline del litorale.

Elemento costante, le dimensioni: elefantiache sempre, alla faccia
dell’impatto ambientale.

Dal lungomare-centro alla spiaggia sud-Tesino, grandi opere fervono.
Qui un azzurro chalet con alto ligneo steccato (stazione di posta per
cavalli stanchi? recinzione per rustici rodei?) chiude lo spazio
antistante sottraendolo al transito dei pedoni e ne fa cosa sua. Lì un
altro chalet perimetra con fioriere lo spazio-pineta sul quale
affaccia, non privato, non suo: qua-ci-sto-io.

Un po’ più a sud, in zona “Villaggio dei pescatori” (casermette
oblunghe simili alle sinistre berlusconidi new-town aquilane post
terremoto) ecco gli erigendi “Chiosco bar e cabine” di altezza
irragionevole (salvo aspettarsi una clientela dai Ciclopi in su):
avanzano i lavori per fortuna a ritmo da bradipo, per un po’ ancora
vedremo il mare, poi il gigantismo edilizio da spiaggia lo cancellerà
definitivamente alla vista.

Oltrepassato il Tesino, ecco il vero must della stagione: apoteosi
dell’arraffo di suolo, svetta davanti al Parco dei Principi, una
Stonehenge quadrangolare in legno chiaro (per ora) su solide
fondamenta cementizie, con espansione su altrettanto cementizia
piattaforma. “Costruzione di chiosco-bar”: surreale il cartello che
definisce chiosco l’iperbolico fortino per giganti Lestrìgoni,
sberleffo a quella “smontabilità” che è normativamente vincolante per
tali installazioni.

Non si pensi, di fronte all’orripilante che avanza, ad irregolarità o
abusi! Con ‘sti furbetti, c’è da giurarci, tutto è autorizzato e
strafirmato.

Né mancheranno, alle inesorabili inaugurazioni, tonache benedicenti e
luccicose mostrine di Capitani coraggiosi, e sindaco e assessori in
trionfo e giornalisti-chierichetti a servir messa. Perché è così che
funziona, da ‘ste parti: se il privato chiede (meglio se forzuto,
meglio se influente, meglio ancora se occupante utili poltrone
comunal-provinciali), il Comune generoso concede e firma e benedice.

Consenso e voti (ma anche finte opposizioni) valgon bene lo
stravolgimento delle peculiarità paesaggistiche del territorio e del
suo litorale. Ne sa parecchio la spiaggia a sud del torrente Tesino,
sfigurata – come ampi tratti di questo litorale – fin dalla nefasta
annata 2008/2009 dal dissennato ripascimento con sabbie “morte” –
quasi polvere – prelevate dal fondo dell’Adriatico, schifide e
dall’inquietante colore nero.

Ovvio che il prossimo anno altri imprenditori balneari (sic) diranno
“e perché-io-no?” e il miracolo della lievitazione si manifesterà
ancora, e ancora, e ancora…

Forse è solo un pio desiderio, ma se la Soprintendenza Regionale – che
di paesaggio e di ambiente anche si occupa – spingesse l’occhio fino
al mare, fino a questo litorale sempre più edificato, consumato e
stravolto da una malintesa “valorizzazione turistica” – comoda
facciata per patti d’acciaio ed interessi di saccoccia e di consenso –
forse riuscirebbe a salvarne un pezzettino; così come saggiamente
cerca oggi di sottrarre le residue aree agricole all’aggressione del
ciclopico scatolone di 72 x 72 (metri) x 30(!) – e delle altre
schifezze cementizie che quello si tirerà dietro – che i faraoni de
noantri han battezzato asceticamente “ANIMA”.

Sara di Giuseppe


(Salviamo il Paesaggio)

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