venerdì 14 settembre 2018

Antiche migrazioni dall'Africa e prima rivoluzione cognitiva

“Auspiciis res coepta malis, bene cedere nescit”  - “Se un evento inizia sotto cattivi auspici, non puoi controllarne l’esito” (Proverbio latino) 

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Allorquando circa 70mila anni fa avvenne la seconda ondata migratoria dei Sapiens, essi portarono con se un inedito “bagaglio cerebrale”, tanto evoluto da consentire loro di operare un profondo mutamento sia sociale che ambientale. Come obietta Harari, cominciarono a fare cose davvero straordinarie e per quei tempi inconsuete.  Forse furono alcune peculiari mutazioni genetiche che apportarono modifiche strutturali e funzionali a livello cerebrale, cui conseguirono nuovi processi mentali, psicologici e intellettuali ed anche una acuta curiosità investigativa. La produzione di strumenti esosomatici ebbe un rapido sviluppo: perfezionarono gli archi e le frecce, affilarono attrezzi da taglio, appuntirono gli aghi per più comodi e protettivi indumenti, costruirono recipienti, inventarono lumi alimentati da grassi, resero più funzionali i rifugi, costruirono zattere e realizzarono tanti altri “avanzamenti tecnologici”. Ma alcuni oggetti rinvenuti, quali statuine, semplici gioielli, incisioni, lasciano intendere che già erano stati raggiunti livelli psicologici, mentali e culturali fino ad allora inediti, che sottintendono una società che praticava la religione, una struttura sociale, lo scambio, se non proprio il commercio, e una certa gerarchia. 

Ma la conquista più penetrante da un punto di vista evolutivo è stato sicuramente l’adozione di un linguaggio articolato e duttile che consentì la comunicazione e il trasferimento di conoscenze ed esperienze ma anche, e soprattutto, costruzioni mentali e pensieri, insomma cultura, grazie alla capacità del “nuovo cervello” di astrarre concetti e di comunicarli. Tutto ciò permise ai nuovi Sapiens di organizzare una società di uomini che erano in grado di cooperare e di coltivare il senso di appartenenza, quindi una moltitudine di persone unite per raggiungere obiettivi comuni, non solo per la ricerca del cibo ma anche a livello di conoscenza dell’ambiente e dei territori, che stagionalmente venivano frequentati, per meglio ripararsi da pericoli e agenti atmosferici, per meglio sfruttare le risorse naturali sia idriche sia di materie prime minerali, vegetali e animali, sia di alimenti più nutrienti e disponibili, sia di cibi da evitare perché insalubri o addirittura velenosi, sia persino di erbe curative. 

Tanta intelligenza, tanta conoscenza, tanta capacità organizzativa, tanta tecnologia, tanta comunicazione, che sempre più si affinavano ed avanzavano, ma sicuramente anche tanta immaginazione e progettualità (non dimentichiamo che tali Sapiens erano praticamente identici a noi nel loro genoma) consentì ai nuovi Sapiens di varcare i confini asiatici, che avevano invece fermato l’avanzata di H. erectus. Con l’avanzare in nuovi territori iniziò la devastazione ambientale, soprattutto a carico delle foreste e degli animali di grossa taglia. Tale disastro ambientale è ben documentato dall’attento esperto in storia mondiale Y.N. Harari. 

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Mentre 70mila anni fa i primi Sapiens varcarono i confini africani per la conquista del globo, altri Sapiens avevano o stavano per diffondersi in tutta l’Africa a partire dai territori dell’Africa centro-orientale, il Corno d’Africa, che li aveva visti selezionarsi come nuova specie a maggior fitness, apportando anche in questo continente profonde modifiche ambientali. Le grandi foreste, già ridimensionate da un cambiamento climatico, furono ulteriormente ridotte e trasformate in savana mentre alcune orme di megafauna si estinsero. L’ultimo atto di tali profonde modificazioni ambientali e della florofauna africane avvenne nell’isola di Madagascar, distante 400 km ad est del continente africano, circa 1500 anni fa, proprio quando i primi Sapiens si insediarono sull’isola. Scomparve la maggior parte della megafauna, che era caratterizzata da singolari specie in quanto l’isola aveva goduto di isolamento per milioni di anni.

I più caratteristici erano l’uccello elefante, alto circa 3 metri, incapace di volare e di circa 500 kg di peso, e i lemuri giganti. I confini africani furono varcati attraverso lo stretto istmo della penisola del Sinai, che congiunge il continente africano a quello asiatico, circa 70mila anni fa. Da quì i Sapiens si spinsero verso est e, dopo aver raggiunto i territori dell’attuale Iraq, alcune tribù si diressero verso nord ed altre continuarono nel loro percorso verso est. I primi, attraverso il territorio che separa il mar Caspio dal mar Nero, continuando la marcia verso nord, colonizzarono la Russia e l’Europa orientale mentre altre tribù dirigendosi vero ovest di diffusero in tutta l’Europa, comprese le isole britanniche, fino alla penisola iberica, e la penisola italiana. Altre tribù ancora, muovendo verso sud raggiunsero la penisola Balcanica, raggiunta anche da altre tribù che dalla Turchia superarono il breve tratto di mare, lo stretto di Dardanelli. In Europa si ripetè la grande estinzione della megafauna del tardo quaternario cioè della maggior parte dei mammiferi di grandi dimensioni. 

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Una delle vittime più famose è il mammut, (Mammuthus primigenius), specie di elefante perfettamente adattata al gelido clima dell'Europa settentrionale ed estintosi intorno a 5mila anni fa. Stessa sorte 10mila anni fa colpì il grande rinoceronte lanoso, (Coelodonta antiquitatis), coperto da una fitta pelliccia e munito di due corni, il più lungo dei quali poteva raggiungere un metro di lunghezza. Il megalocero (Megaloceros giganteus), un enorme cervide di due metri di altezza al garrese, coronato da un gigantesco palco di corna, lunghe anche 3 metri, si estinse anch'esso intorno ai 10mila anni fa. L'omoterio (Homotherium sp.), un parente europeo delle tigri dai denti a sciabola si è estinto circa 30.000 anni fa. Fino a 12mila anni fa in Europa viveva il leone delle caverne (Panthera leo spelaea), una sottospecie particolarmente grande dell'attuale leone, adattata a vivere nei climi freddi. La iena delle caverne (Crocuta crocuta spelaea), anch’essa adattata a vivere nei climi freddi, si estinse tra i 20mila e i 10mila anni fa mentre l’orso etrusco (Ursus etruscus), un antenato dell'orso bruno attuale, circa 11.000 anni fa. L'Hippopotamus antiquus (o ippopotamo europeo), simile per forma e dimensioni all'ippopotamo moderno, si è estinto nel nostro continente al termine dell'ultima glaciazione circa 14mila anni fa.

Prof. Antonello Senni  (A.K. Informa N. 37)

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 Nel prossimo numero. La Rivoluzione cognitiva 2 “La conquista degli altri territori dell’intero pianeta” 

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