sabato 1 settembre 2018

Tracce di civiltà... dal big bang al paleolitico

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Lo stile di vita dell'uomo paleolitico 

Il “tutto”, ed anche la storia di Homo sapiens, ha inizio circa 13,8 miliardi di anni fa quando esisteva solo il “nulla”, cioè una “singolarità” che conteneva in uno spazio infinitesimale il “tutto” in una sorta di “schiuma quantica”. Nel tutto c’era sia l’energia, sia il tempo sia la materia. Non chiedetevi mai, quindi, cosa ci fosse prima del big bang perché non esistendo il tempo non esisteva un “prima”. Pochi istanti dopo la deflagrazione della singolarità il tempo ha iniziato a scorrere ed è iniziata la prima rivoluzione, la prima di diverse rivoluzioni che hanno caratterizzato non solo la cosmogenesi ma anche l’antropogenesi e la storia dell’uomo. La prima rivoluzione è stata la Rivoluzione quantistica, con la quale si originarono le particelle costituenti i futuri atomi. 

Successivamente, circa 300mila anni dopo, le varie particelle subatomiche si riunirono in varie combinazioni per generare gli atomi leggeri, idrogeno ed elio, che formarono galassie di stelle, che nei successivi miliardi di anni, all’interno dei nuclei stellari dettero origine a tutti gli elementi chimici, dando così origine alla seconda rivoluzione: la Rivoluzione fisica. Nel corso dei successivi miliardi di anni tali elementi iniziarono a combinarsi tra loro e dare origine alle molecole, dando origine alla Rivoluzione chimica, la quarta rivoluzione. 

Dopo circa 9 miliardi di anni dal Bing bang, quindi circa 4,5 miliardi di anni fa, in un braccio distale di una galassia, la Via lattea, si “accese” una stella, piuttosto modesta rispetto ad altre stelle, il Sole, il cui terzo pianeta, la Terra fu teatro di una serie di reazioni chimiche, soprattutto interessanti il carbonio, checondussero prima alla formazione di molecole organiche, dapprima semplici poi sempre più complesse, che dettero vita, dopo meno di un miliardo di anni, cioè circa 3,8 miliardi di anni, a complesse strutture autoreplicantisi, gli organismi viventi, dando così inizio alla quinta rivoluzione: la Rivoluzione biologica. 

Solo circa 2,5 milioni di anni fa gli organismi, nella loro veloce ed articolata evoluzione biologica, riuscirono a differenziarsi in una specie, capace di sviluppare un cervello non più capace di generare solo istinti ma anche razionalità, capace di generare astrazioni e cultura. La sesta rivoluzione: la Rivoluzione antropica. 

Apparve tra gli innumerevoli generi esistenti in natura, sia protisti, sia vegetali, sia animali il genere homo, la cui evoluzione non fu solo guidata dall’azione selettiva dell’ambiente sulle variazioni (mutazioni) genetiche, come accadde per tutti gli altri organismi finora esistiti, ma quasi esclusivamente da una nuova fortissima pressione selettiva, la cultura, molto “croce” e poco “delizia” per l’ambiente naturale e i suoi organismi viventi. 

Vediamone brevemente la dinamica. La rivoluzione antropica, iniziata circa 2,5 milioni di anni fa come in precedenza descritto, fino a circa 100mila anni fa, non aveva ancora differenziato in maniera diversa da quello delle altre specie viventi il comportamento umano nei riguardi dell’ambiente naturale. 

Per comprendere tale comportamento va premesso che il genere homo aveva già ideato alcune brillanti, comode e utili novità, quali l’uso del fuoco fin dall’inizio dell’ultimo milione di anni, forse circa 800mila anni fa (a quel tempo il fuoco non veniva acceso dall’uomo ma veniva solo utilizzato quando la natura lo offriva attraverso incendi spontanei causati per esempio da fulmini o autocombustione di sterpaglie; solo circa 300mila anni fa l’uomo imparo ad accenderlo volontariamente), l’uso di rudimentali aghi, per cucire pelli per ripararsi dal freddo e da ferite e ingiurie fisiche o per confezionare primitive calzature, l’uso di ripari naturali quali caverne o capanne, l’uso di rudimentali strumenti esosomatici, quali randelli lignei e di ossa scheggiate, selci più o meno affilate, armi da caccia poco efficienti, quali lance di legno appuntite, asce ed altro (l’efficienza dell’arco con frecce, un’arma decisamente molto più utile per la caccia potendo offendere da lontano e con più precisione, venne inventata circa 130mila anni fa, fatto questo che comportò un enorme vantaggio nutrialimentare quando però il genoma umano era già compiuto da un punto di vista strutturale ed evolutivo) ed altre vantaggiose “scoperte”. 

Nonostante tali capacità, l’uomo viveva ancora in armonia e in sintonia con l’ambiente naturale, sul quale l’impatto delle attività umane era decisamente trascurabile. Fu solo con la settima rivoluzione, la Rivoluzione cognitiva, così ben descritta da Harari, che iniziò ad “opporre” l’uomo all’ambiente. Tale rivoluzione ebbe luogo circa 70mila anni fa in conseguenza della migrazione di Homo sapiens dall’Africa verso gli altri continenti. 

Abbiamo già accennato che circa 2 milioni di anni fa avvenne una prima migrazione di Homo ergaster dall’Africa verso l’Eurasia, dove si differenziarono alcune specie. Verso l’oriente asiatico Homo erectus, che ivi restò per quasi 2 milioni di anni, Homo floresiensis (190mila-12mila anni fa), sull’isola indonesiana di Flores, dove per quel fenomeno selettivo, che riguarda anche altre specie quali ad esempio elefanti e cervi, cioè il “nanismo insulare”, tipico degli ambiente ristretti, quale appunto le isole, le dimensioni di H. floresiensis erano di circa 1 metro di altezza, 30 kg di peso e una capacità cranica di appena 420 cm cubici (tale nanismo, unico esempio per la nostra specie, è ben diverso dalle dimensioni ridotte degli attuali pigmei, i quali hanno un volume cerebrale tipico della nostra specie in quanto il cervello si sviluppa normalmente durante l’infanzia mentre le dimensioni del corpo restano ridotte al momento dello sviluppo corporeo durante la pubertà), Homo denisova, (400mila-50mila anni fa) in Siberia ed altre specie ancora. Verso l’occidente euroasiatico Homo heidelbergensis, (700mila-200mila anni fa) e Homo nearnderthalensis, (600mila-25mila anni fa) tanto discusso e tanto studiato ed altre specie ancora. 

Contemporaneamente a questa prima migrazione, in Africa si evolveva, sempre da una popolazione dell’Africa orientale di H. ergaster, un nuova specie, proprio la specie Homo sapiens che circa 300mila anni fa assunse definitivamente il genoma tipico dell’uomo moderno. Questa nuova specie, dalle caratteristiche psicosomatiche più evolute, iniziò a migrare intorno a circa 150mila anni fa lungo le rotte euroasiatiche già percorse dalla già descritta prima migrazione di H. ergaster. Fino a circa 70mila anni fa, i Sapiens stentarono ad affermarsi sulle popolazioni delle già descritte altre specie di homo che avevano colonizzato l’Eurasia. 

Da quel momento però, avvenne qualcosa di evolutivamente sconvolgente. Una seconda migrazione di Sapiens africani, appunto 70mila anni fa, invase l’Eurasia con un nuovo “bagaglio cerebrale”, cui conseguì la “Storia” dell’uomo e della società umana fino ai nostri giorni, storia nella quale si affermò, anche a danno dell’ambiente naturale, il principio dell’ “ubi maior, minor cessat” 

Prof. Antonello Senni 

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(Fonte: A.K. Informa N. 35)

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