giovedì 31 gennaio 2019

Eolico pesante - Se le rinnovabili diventano causa di scempio ambientale...


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Un paradosso assurdo: Matera nominata per il 2019 capitale europea della cultura all’interno di una regione il cui paesaggio è massacrato da inutili pale eoliche. Stiamo stravolgendo il bene più prezioso del popolo italiano: il paesaggio e la natura, soprattutto delle regioni meridionali. Interessi mafiosi, connivenze politiche locali, società di comodo di stranieri, personaggi “disinvolti”, ecc. 

Tutti stanno “dandosi da fare” per distruggere quel poco di bello che è rimasto nel nostro Paese. Cime delle montagne e colline del Sud sono ormai preda di uno scempio senza fine attraverso antiestetiche torri eoliche le cui pale il più delle volte sono ferme a causa dell’assenza di vento. Già alcuni mesi fa insieme agli amici di Italia Nostra, attraverso questo notiziario, avevamo 4 denunciato il fatto dimostrando con dati scientifici l’inutilità di tale scelta per la produzione di energia rinnovabile, soprattutto in aree geografiche del nostro Paese dove il vento è carente. Pensavamo di aver sensibilizzato l’attuale Governo, in particolare Cinque Stelle, che si era sempre dichiarata ambientalista. Oggi purtroppo dobbiamo ricrederci. Il servizio che segue del periodico “Terre di Frontiera” ne è la dimostrazione: Eolico «no limits» Inchieste/Territori - di Antonio Bavusi - Pubblicato il 22 Gennaio 2019 Diverse aree del Sud Italia sono interessate da grandi impianti eolici con potenza oltre i limiti (non prescrittivi) indicati nei Piani di indirizzo energetico ambientali regionali (Piear). In alcune regioni, come la Basilicata dello sfruttamento petrolifero e di quello eolico, si assiste al fenomeno della “saturazione”, che sta causando lo stravolgimento dei connotati fisici e geografici del territorio. A chi fa capo il business delle società eoliche? 

Qual è il ruolo delle rinnovabili in Italia, trasformate in poco tempo, da opportunità ad affare per pochi? Il Sud Italia è sempre più terra di conquista per le società energetiche, da quelle petrolifere a quelle eoliche. Infatti, sono stati depositati presso il ministero dell’Ambiente, come previsto dalla legge sulla Valutazione d’impatto ambientale (Via), nuovi progetti di mega-impianti eolici con potenza superiore a 30 megawatt. I progetti di parchi eolici con potenze inferiori, invece, continuano il loro iter presso gli uffici preposti delle Regioni. Ma l’intenso sfruttamento energetico al Sud, e in Basilicata, sta creando impatti significativi sul territorio (il paesaggio e la bellezza non riguardano solo Matera), mentre le infrastrutture energetiche (pozzi petroliferi, elettrodotti, centri di trattamento e stoccaggio, cavidotti, centrali di smistamento) e quelle di supporto (strade, cementificazione) creano profitto per pochi ed impatti rilevanti per l’ambiente e le comunità locali. SERVITÙ ENERGETICHE La Basilicata in questi ultimi anni è interessata da una nuova corsa al vento con una infrastrutturazione eolica da parte delle multinazionali dell’energia che sta avvenendo in sordina, nel disinteresse mediatico, al di fuori di ogni criterio di programmazione (Piano di indirizzo energetico ambientale regionale) e in assenza di un Piano paesistico regionale che avrebbe potuto scongiurare impatti ambientali in aree protette e sensibili dal punto di vista paesaggistico. 

La Regione Basilicata per cercare di tamponare la “saturazione” e il consumo di suolo è corsa ai ripari, seppur in ritardo, con alcune modifiche normative inserite nella legge regionale di Bilancio 2018 (la n.38/2018), che il Governo ha pensato di impugnare 5 presso la Corte Costituzionale nella recente riunione del Consiglio dei ministri datata 17 gennaio 2019. Norme regionali che avevano l’intento tardivo di arginare il cosiddetto “effetto cumulo” degli impianti eolici sul territorio che stanno causando impatti ambientali e paesaggistici rilevanti. Dietro queste decisioni governative ci sarebbe la decisione (non dichiarata dall’Italia) di vendere l’energia prodotta nel nostro Paese alla Francia – considerato il fermo di un terzo delle centrali nucleari francesi – causando il rialzo dei prezzi in mezza Europa, mentre società francesi preferiscono entrare direttamente oggi nel business delle rinnovabili italiane e in Basilicata. LA TRASFIGURAZIONE FISICA E GEOGRAFICA DEL TERRITORIO DELLA BASILICATA In Basilicata, in due anni, sono stati presentati progetti mega eolici (presso la Regione e presso il ministero dell’Ambiente) da 18 società eoliche con 178 nuove torri eoliche e un incremento di 541,1 megawatt, che porterebbero nei prossimi anni la potenza installata per la fonte eolica in Basilicata ad oltre 1.744 megawatt, come già documentato da Terre di frontiera nell’approfondimento “Dove soffia il vento eolico?”. 

Il Piano di indirizzo energetico ambientale della Basilicata prevedeva invece, al 2020, per la sola fonte eolica un fabbisogno di 981 megawatt, pari al 60 per cento delle altre fonti rinnovabili, mentre per il solare-fotovoltaico prevedeva, al 2020, 359 megawatt (20 per cento), per le biomasse 50 megawatt (15 per cento) e, infine, per l’idroelettrico 48 megawatt. Quote, queste, che già nel 2017 risultavano ampiamente superate, specialmente per la fonte eolica. Così come mostrano i dati elaborati da quelli del Gse (Gestore servizi elettrici). La tabella che segue mostra dove sono ubicati i nuovi impianti eolici, con lo status attuale delle procedure in corso. Lo saranno ancor di più nei prossimi anni. LE SOCIETÀ DEL VENTO Solo apparentemente i nomi delle nuove 18 società – la maggior parte a responsabilità limitata – i cui progetti sono in fase di approvazione, ricondurrebbero ad investitori locali, i quali entrano solo in qualità di mediatori e/o progettisti delle opere, con attività in alcuni settori dei media e del turismo regionale. In realtà, dietro le sedi fisiche (spesso solo postali o in qualche caso addirittura fittizie) ci sono le multinazionali che si sono lanciate nel business dell’eolico italiano, investendo e fruendo dei notevoli incentivi pubblici erogati dallo Stato, “compensando” per le concessioni delle aree, i singoli proprietari dei suoli e i mediatori locali e, solo in qualche caso, i Comuni. È il caso della Bel Lavello srl, con sede a Venosa, interessata ad un impianto eolico denominato “Forentum” (da 39,6 megawatt), che è una filiale locale della multinazionale “casa madre” con capitali franco-svizzeri e sede in Lussemburgo, che possiede il 100 per cento della società. Il caso dell’Eolica Muro Lucano srl, vede la filiale italiana, con sede a Potenza, ricondurre al colosso dell’eolico francese Usb Energies Nouvelles con sedi a Parigi e altre città della Francia. 

Altre società afferiscono direttamente o indirettamente a società operanti nel settore delle rinnovabili (Liguria, Lombardia, Trentino Alto-Adige, Veneto e Emilia Romagna) con immobiliari, finanziarie e banche del nord nel ruolo di investitori. Non mancano società operanti nel settore fossile che hanno interessi anche nel settore eolico nel sud Italia e in Basilicata. Analogamente per le altre società interessate ad investire con i loro progetti in Basilicata, che vedono nelle loro società partecipazioni anche straniere. Tra i casi di “compensazioni” ambientali promesse ai Comuni che dovrebbero ospitare il nuovo “mega eolico” in via di autorizzazione presso il ministero dell’Ambiente, c’è il caso della Milonia srl, società controllata da Termomeccanica group spa di La Spezia interessata a realizzare una mega wind farm da 60 megawatt nei comuni di Montemilone ed opere infrastrutturali a Venosa, Genzano di Lucania, Palazzo San Gervasio. La società ha promesso di sostenere economicamente il progetto del Comune di Montemilone con interventi e opere edili e civili. Per due impianti eolici pubblicati di recente sul sito del ministero dell’Ambiente le osservazioni da parte del pubblico nell’ambito della procedura Via ministeriale (da presentarsi da parte di associazioni, enti locali e cittadini) scadono nel mese di marzo 2019. 

Antonio Bavusi - Accademia Kronos

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