sabato 12 gennaio 2019

Adriatico in trivellazione... per qualche goccia di petrolio in più!


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Pensavamo che con questo nuovo Governo di aver chiuso una volta per sempre la questione delle trivellazioni nei nostri mari da parte di società petrolifere internazionali. Il tutto per “succhiare” qualche barile di petrolio in più dai fondali soprattutto del Mar Adriatico. Pensavamo che la questione fosse stata definitivamente archiviata dopo la mobilitazione di tutti gli ambientalisti e intellettuali italiani e, soprattutto, dopo che il movimento 5 Stelle, da sempre contrario alle trivellazioni in mare, era entrato nel Governo… illusione! 

Il pasticciaccio nato al MISE (Ministero dello Sviluppo Economico - il cui vicepremier Di Maio è il titolare del dicastero) che ha concesso l’autorizzazione a compagnie straniere di riprendere la ricerca del petrolio a mare attraverso il pericolosissimo, per la fauna marina, metodo del air gun, sta mandando su tutte le furie non solo noi ambientalisti, ma anche la stessa base del movimento 5 Stelle. Lo stesso ministro Costa sta in qualche modo prendendo le distanze affermando che, si all’autorizzazione per la ricerca, ma non alla trivellazione del fondo marino. 

Sarebbe bastato poco, un po’ più di avvedutezza del MISE, come scrive Roberto Giovannini su “Il Secolo XIX”, per scongiurare questo nuovo attentato alla vita dei nostri mari, ma lo stesso Governo con la legge di Bilancio avrebbe potuto abrogare l’art. 38 della legge Sblocca Italia, voluta dal Governo Renzi che consente di unificare l’autorizzazione di ricerca con la concessione ad estrarre idrocarburi , ma purtroppo non intervenendo ha confermato per intero quello che ha fatto il precedente Governo. Di Maio in tutto questo pasticcio ha risposto l’altro giorno, nel tentativo di abbonire soprattutto i suoi sostenitori, che, comunque, ancora nessuna autorizzazione è stata concessa per le perforazioni, ma solo operazioni di ricerca, attraverso l’Air Gun. Ma questa risposta ci ha scioccato ancora di più… 

Di Maio e anche il ministro Costa forse non sanno cosa sia l’air gun e i danni che può provocare a tutto l’habitat marino?, oppure fingono di non saperlo? Su questa questione già 3 anni fa noi di AK ci mobilitammo e partecipammo alla costituzione di molti comitati di protesta contro le trivellazioni in tutt’Italia. Appena entrato nel nuovo governo il movimento 5 Stelle tirammo un respiro di sollievo: “finalmente, scrivemmo sul nostro notiziario, la questione trivelle nei nostri mari è definitivamente chiusa! “ …invece oggi una doccia fredda e tanta amarezza! 

Tanto per continuare rispieghiamo ai nostri lettori cos’è la tecnica dell’Air Gun. “L’air gun è una tecnica di ispezione dei fondali marini, per capire cosa contiene il sottosuolo. Praticamente ci sono degli spari fortissimi e continui, ogni 5 o dieci minuti, di aria compressa che mandano onde riflesse da cui estrarre dati sulla composizione del sottosuolo. Spesso, però, questi spari sono dannosi al pescato, perché possono causare lesioni ai pesci, e soprattutto la perdita dell’udito. 5 Questo è molto grave perché molte specie ittiche dipendono dal senso dell’udito per orientarsi, per accoppiarsi e per trovare cibo. E’ come se a dieci metri di distanza dai noi esplodessero in successione potenti bombe carta( più forti di un colpo di pistola). 

E’ inevitabile che potremmo subire danni all’udito anche permanenti. Nel 2014 sono iniziate le ricerche di eventuali sacche di petrolio sotto il fondale dell’Adriatico e dopo qualche settimana sono cominciate le stragi di pesci e di cetacei, la più clamorosa a settembre del 2014 a Punta Penna, una spiaggia di Peschici in provincia di Foggia, dove si sono spiaggiati 7 capodogli. Per questo evento importante fu l’intervento di un noto oceanografo intervistato dal giornalista Alessandro Bartolini di “Il Fatto Quotidiano”. Ecco parte dell’intervista: “Non mi sbilancio, ma il ritrovamento del gas nei vasi sanguigni dei cetacei lascia pochi dubbi sul fatto che il disorientamento sia stato provocato da cause umane”. 

Ne è convinto Giuseppe Notarbartolo di Sciara, uno dei massimi ecologi marini italiani, contattato da ilfattoquotidiano.it. Il gas, secondo il presidente dell’Istituto di ricerca Tethys e blogger del fatto.it, conferma che “con ogni probabilità il gruppo ha compiuto una riemersione troppo rapida che ha fatto sì che i capidogli rimanessero intrappolati nei bassi fondali” di Punta Penne, nella Riserva naturale di Punta Aderci. Una riemersione non corretta che ha provocato un’embolia ai mammiferi (simile a quello che avviene ai sub colpiti dopo una mancata decompressione), che per tre dei sette esemplari (tutte femmine, di cui una incinta) è stata fatale, mentre gli altri quattro sono riusciti a riprendere il largo grazie alle operazioni di soccorso durate ore. Ma da cosa è stata provocata questa riemersione rapida? “Se non fosse stato trovato il gas – dice Notarbartolo di Sciara – avremmo potuto pensare anche a cause naturali. Ma il dettaglio fa pensare che i sette siano stati ‘traumatizzati’ da un’emissione sonora di origine antropica sottomarina che li ha 6 spinti a una riemersione scorretta…..” 

Comunque per Notarbartolo di Sciara esistono due operazioni – attuate dalla mano dell’uomo – che possono disorientare in mare i mammiferi: l’air-gun e le onde sonore delle navi militari.”

Franco Floris - Accademia Kronos

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