Giorgio Nebbia (23 aprile 1926 – 3 luglio 2019). Tra i fondatori dell’ambientalismo italiano, della scienza ecologica. Un riferimento umano e politico quale docente universitario, pioniere di ricerche, divulgatore di un numero incredibile di libri e articoli, poderoso archivista, militante infaticabile, sempre disponibile per ogni impegno sociale e politico volto all’ambiente e alla pace, affabile e ironico e di una gentilezza innata. Un maestro capace di coniugare l’ecologismo scientifico con la necessità della giustizia sociale, il rigore tecnico con la spinta utopica, il marxismo e la religione con l’ecologia. Una eredità straordinaria. Un modello esemplare per i giovani.
L’ultimo video è stato in aprile 2016 con collegamento Skype dal liceo di Casale Monferrato sull’amianto: una lectio magistralis (clicca qui). L’ultimo abbraccio fisico è stato in Senato quando, il 10 maggio 2016, abbiamo festeggiato i suoi novant’anni. ( clicca qui). Gli interventi sono stati raccolti dalla Fondazione Micheletti nel libro “Per Giorgio Nebbia. Ecologia e giustizia sociale”.
Ultimamente non rispondeva più al telefono, non ci ha ringraziato per la consueta confezione di biscotti Krumiri, ahimè abbiamo pensato a qualcosa di grave. Ci mancherà la sua amicizia, che ci aveva degnato anche con la prefazione al nostro libro “Ambiente delitto perfetto”, prefazione che da sola vale più delle restanti 500 pagine del volume.
Barbara Tartaglione e Lino Balza “Movimento di lotta per la salute Maccacaro”
Sono esemplari le sue parole a conclusione del Convegno in suo onore in Senato:
L’unica cosa che ha permeato tutta la mia vita è stata l’amore per qualunque cosa e anche per le persone (Dio mi perdoni, per quasi tutte) che ho incontrato. Qualcuno mi chiede che cosa penso di me e io dico che nella mia esistenza ho avuto due amori (come cantava Josephine Baker), uno è la Gabriella e l’altro la merceologia. Alla Gabriella, che mi ha lasciato alcuni anni fa, devo tutto perché mi ha sostenuto è sopportato per 54 anni di matrimonio felice, sempre vicino a me, sempre silenziosa è discreta, pronta a “fare” le bibliografie, a rileggere quello che scrivevo, conosceva l’italiano meglio di me, a correggere le bozze. Poi mi ha regalato un figlio, Mario, che ora ha 60 anni e che poi si è sposato con un’altra Gabriella e insieme mi hanno dato un altro regalo, mia nipote Silvia. Come vedete la mia vita è stata sempre piena di cose buone. Talvolta mi sono anche arrabbiato, e me ne scuso, ma nell’insieme credo che il filo conduttore sia stato la grande ricchezza di amore che ho ricevuto dai miei studenti universitari, dai miei colleghi e amici, dalla mia famiglia. A tutti dico grazie e auguro, con tutto il cuore, una vita bella come la mia. Poi faccio un augurio anche a me stesso, con le parole di Marcello Marchesi, “che la morte mi trovi vivo”. Giorgio Nebbia
Articolo in sintonia: https://retedellereti.blogspot.com/2019/07/giorgio-nebbia-ha-lasciato-questo-piano.html
Integrazione di Michele Boato:
RispondiEliminaInvio un meritato ricordo di Giorgio Nebbia, una persona che per tutta la vita ha lavorato, spesso nel silenzio, per la qualità della vita e dell'ambiente nel nostro paese, con profonda cultura scientifica e dirittura morale.
GIORGIO NEBBIA GRANDE ANIMA
Ci ha lasciato anche la terza “grande anima” del movimento ecologista italiano:
la prima era Laura Conti, “andata avanti” il 25 maggio del 1993, vera madre di tutti/e noi, dal punto di vista culturale; il secondo è stato Alex Langer, di cui il 3 luglio abbiamo ricordato l’anniversario della tristissima partenza, avvenuta tra le colline fiorentine nel 1995.
Ora tocca a Giorgio Nebbia che fino a pochissimi mesi fa, all’età di 93 anni !, ha continuato ad illuminarci con i suoi scritti chiari, precisi e spesso coraggiosi.
Sue le prime denunce, dal 1972 all’81,con durissimi articoli sul quotidiano Il Giorno delle pesanti frodi alimentari relative all’olio di colza, ai coloranti ed altri additivi, all’aggiunta criminale di alcol metilico nel vino, ai nitriti, ormoni e antibiotici nelle carni. Alle sue denuncie si sono affiancate allora le inchieste dei giornalisti dell’Espresso e i primi interventi dei Nas dei carabinieri.
L’ho conosciuto nel 1976 a Bari, come uno dei pochi professori di quell’Università che, invece di scappare o insultare il creativo Movimento degli Studenti Fuori Sede attivissimo in quella città, apriva una vera discussione in aula, spesso “scavalcando” gli stessi studenti nelle proposte di riforma.
Poi, l’ho ritrovato nel 1979 a Venezia, all’isola di San Giorgio, come uno dei pochissimi scienziati (assieme a Virginio Bettini e Gianni Mattioli) col coraggio di remare contro il nucleare, durante la Conferenza nazionale sulla Sicurezza nucleare, che ha visto Venezia attraversata da una delle più grandi manifestazioni antinucleari di quegli anni.
Da allora non ha mai smesso di aiutare i comitati ecologisti ogni volta che glielo chiedevamo.
Leggendario il suo sostegno alla causa (durata dal 1984 al 1988), contro lo scarico a mare delle 3.200 tonnellate di fanghi al fosforo che ogni giorno una nave della Montedison portava da Marghera all’Adriatico contribuendo alla sua eutrofizzazione.
Ci ha inviato un malloppo pesante 5 kg, con la dimostrazione che quei fanghi potevano essere seccati e riciclati come sottofondo stradale, esperienza che aveva studiato per le piste dell’aeroporto di Washington. E’ stato il contributo che ci ha permesso di mettere l’industria con le spalle al muro e ha spostato una parte di sindacato dei chimici al nostro fianco, invece che a quello degli inquinatori come era successo fino a quel momento.
Insuperato, come contributo ad un’economia ecologica, il saggio scritto da Giorgio nel 1996 che abbiamo pubblicato, come libro dell’Ecoistituto del Veneto, col titolo “Alla scoperta di una Italia sostenibile”, in cui Nebbia appare veramente come una stella polare per il futuro della nostra società. Una grande anima, al pari di Gandhi e di Chico Mendez."