Di recente è tornato di
attualità il problema relativo ai possibili danni da campi
elettromagnetici. I punti sono sempre gli stessi: reversibilità sì
o no ? Intensità limite? Distanze? Effetti termici e non termici. Mi
meraviglia il fatto che mentre si punta al 5G non ci siano
indicazioni circa le relative norme di sicurezza.
Dico questo perché non mi
sorprende che si possa strumentalizzare qualunque tipo di posizione
rispetto all'osservazione che i maggiori danni da covid-19 si sono
avuti per cittadini abitanti in zone più servite dal 5 G a causa
delle ridotte difese immunitarie stressate dal segnale terrestre 5 G.
Chi sostiene questa tesi parte dal fatto che a Wuhan in Cina si ha la
massima adozione del 5G e che i miglioramenti sono stati ottenuti
anche spengendo alcune delle 30.000 antenne terrestri 5G, azione non
pubblicizzata né divulgata per non compromettere il business 5 G.
Venendo all'Italia sono le
diverse disponibilità economiche fra cittadini del Nord e del Sud ad
avere ridotto nel Meridione rispetto al Settentrione il numero di
antenne 5 G installate. Lo stesso discorso si può fare confrontando
la situazione da covid-19 in Grecia e Svizzera o fra USA ed India.
Tutti questi confronti non possono costituire rispetto al metodo
scientifico prove della correlazione ipotizzata e sostenuta, ma certo
rappresentano un motivo di riflessione.
Luigi Campanella - A.K. Informa N. 20
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