In poche generazioni in Campania, in Italia e nel mondo abbiamo perso la tradizione e la memoria del sapore del pomodoro campano: il San Marzano. Era considerato il principe dei pomodori pelati da conserva, non solo in Italia. Un patrimonio italiano conosciuto e apprezzato nel mondo, che dava lavoro a migliaia di persone, soprattutto donne del sud Italia.
Il San Marzano, quello originale, aveva una buccia sottile e soltanto le mani potevano eliminarla mantenendo integro tutto il frutto. Era un lavoro sicuramente duro e di precisione quello delle donne che pelavano a mano quei pomodori, perché dovevano togliere le bucce quando erano ancora bollenti. Ma era un lavoro che il piemontese Francesco Cirio garantì a molte donne campane agli inizi del Novecento, aprendo due stabilimenti per quelle conserve che facevano impazzire tutto il mondo.
Nel giro di 30 anni gli impianti al Sud diventarono otto, gli addetti più di diecimila e l’azienda riuscì a ripopolare vaste zone abbandonate garantendo lavoro sia agli agricoltori che alle donne. Qualche decennio dopo si sono ritrovate da un giorno all’altro licenziate o a raccogliere foglie di tabacco, un impiego ancor più massacrante. Questo riferisce la giornalista Sabrina Giannini nel suo libro-inchiesta “La rivoluzione nel piatto“.
Cosa era successo? Come mai alcuni agricoltori del sud Italia sono passati a coltivare tabacco, una pianta che causa il cancro, abbandonando i campi di pomodori? Semplice: un bel giorno a Bruxelles i politici hanno deciso di non destinare più i contributi agricoli alla produzione del pomodoro italiano, bensì di sostenere il tabacco, favorendo così gli affari della Philip Morris, azienda leader di sigarette, e della Heinz, che ha sostituito (o meglio scippato) i semi del pomodoro San Marzano ibridandoli con altri semi e poi brevettandoli.
La Campania è ad oggi la regione italiana con la maggior produzione di tabacco, i poli produttivi di rilievo sono Caserta e Benevento, dove si realizza circa il 90% della produzione di tabacco regionale, proprio in virtù di un accordo dello Stato italiano con la Philip Morris risalente ai primi anni 2000, e che oggi gode addirittura del supporto di organizzazioni fintamente a tutela degli interessi di agricoltori e consumatori come la Coldiretti, il cui vice-presidente nazionale è anche presidente dell’Organizzazione Nazionale Tabacco Italia. Un accordo che l’Italia ha fatto – come al solito – perché la UE lo richiedeva, dopo la decisione di devolvere fondi europei a chi coltivava tabacco piuttosto che pomodori di qualità tradizionali come il San Marzano. Da allora i pomodori si coltivano ancora, ma con i semi brevettati dalle multinazionali suddette. E i fondi UE vanno a chi coltiva con questi semi.
A partire dalla diffusione dei semi di varietà ibride, il mondo dell’agricoltura è sostanzialmente cambiato lasciando ben poco spazio alla sovranità degli agricoltori nella scelta delle varietà da coltivare e nella conservazione dei semi. Il furto dell’eredità contadina viene legalizzato nel 2002 con la Direttiva UE numero 55. I ministri europei si riunirono per rendere illegale la semina libera, stilando l’unico catalogo ufficiale per entrare nel sistema commerciale e produttivo: per ogni ortaggio, frutto, cereale, definiscono migliaia di semi commerciabili mettendo fuori legge tutti gli altri. La quasi totalità dei semi legale inizia con la sigla F1, che sta a significare semi di prima generazione ottenuti tramite processo di ibridazione genetica. In quali laboratori sono stati ibridati questi semi? In quelli delle multinazionali del seme.
È banale sottolineare che questa Direttiva UE sopprime due valori fondamentali: la libertà e la concorrenza. Due valori di cui spesso le istituzioni europee si riempiono la bocca ma che di fatto in questo settore vengono sotterrati nei campi assieme ai semi F1. Campi dove oggi maturano bene gli interessi delle multinazionali...
Stralcio di un articolo di Gianpaolo Usai - Fonte: https://www.lindipendente.online/2023/02/06/come-le-multinazionali-hanno-imposto-lestinzione-del-pomodoro-san-marzano/
Nota:
La coltivazione, la produzione e l'uso del tabacco avvelenano l'acqua, il suolo, le spiagge e le strade con sostanze chimiche, rifiuti tossici, mozziconi di sigarette, comprese le microplastiche, e rifiuti delle sigarette elettroniche e del tabacco riscaldato. Tutto grazie a quegli italiani che vogliono restare nell'Ue ed ai grulli che sognano l'Europa dei popoli, ora sbattiamo la faccia contro il muro... (P.D'A.)
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