lunedì 6 febbraio 2023

Psicostoria e visione bioregionale...



Ci sono due modi per osservare: dall’interno e dall’esterno. L’uomo si trova al centro dell’universo ed osserva il mondo che lo circonda ma, a sua volta, è osservato dal mondo. In che modo si svolge questo gioco? Ogni volta che rivolgiamo l’attenzione alle cose che ci stanno attorno stiamo osservando il mondo ed ogni volta che passiamo all’introspezione è l’universo nella sua interezza che osserva noi. Questo passatempo può avvenire solo attraverso la coscienza, infatti è solo tramite la “consapevolezza” che è possibile osservare colui che osserva. Per contemplare, appurato che è questa la qualifica essenziale della coscienza, occorre sempre un oggetto. Questo oggetto, o meglio il riflesso dell’immagine, è percepito nella mente. Essa ci permette di parlare e discutere, di presupporre ed inventare, di criticare e di accettare, ma è solo per mezzo di questa “parentesi” che è possibile circoscrivere e visualizzare quel che ci interessa.

Nel presente caso la storia che si dipana dalla coscienza è quella dei due modi di vedere. Due possibili destini a confronto. Per convenienza potremmo chiamarli “io e tu” e visto che son due possiamo anche dargli un sesso, allora diciamo che “io” è il maschio ed il “tu” in quanto altro, diviene femmina. Dico così non certo per maschilismo, soltanto perché nell’io c’è la qualità della penetrazione e dell’approfondimento, mentre nel tu c’è la vastità dell’accoglienza di ciò che deve essere conosciuto. In realtà “l’oggetto” non si stanca mai di essere osservato dal “soggetto” che, a sua volta, non fa altro che inventarsi nuovi metodi d’osservazione. Nessuna meraviglia quindi, che l’oggetto sia spesso identificato con l’Universo intero, ovvero tutto ciò che esiste ed è conoscibile, mentre il “soggetto” (come un indomito ed infaticabile esploratore) si affanna continuamente a cercare diverse visuali e prospettive di investigazione.

Ecco qual’è lo scopo dell’insaziabile penetratore dell’anima.

Per tagliar corto, vi dirò che stavolta l’oggetto esaminato ha la forma di un uccello. Questo uccello è una rondine che si lascia seguire dallo sguardo. Essa è figlia di una figlia di una figlia… dalla figlia di una rondine antica che volò su questa valle, la stessa di quando le rondini non avevano ancora un nome e non c’era nessun uomo ad osservarle. Non di meno la valle era viva. 


L’acqua di un grande fiume, che allora era il Tevere, aveva già scavato ed eroso le sue forre. Le pareti di tufo erano ricoperte di lecci, aceri, carpini e querce ed il fiume scorreva orgoglioso fra le gole delle tre colline, quelle che avrebbero dovuto ospitare. nei piani del giocatore originario, la sede di una futura civilizzazione: la città Faro di luce, la mitica Arx.

Le tre colline erano già levigate e gonfie di vegetazione e di vita, gli animali vi pascolavano felici e la proto-rondine le sorvolava, proprio come sta facendo la nostra rondine di oggi. Ma a quella sua lontana progenitrice sarebbe toccato di assistere ad un avvenimento che era destinato a cambiare la storia di quest’angolo di mondo. Uno degli ultimi vulcani attivi dell’apparato sabatino si risvegliò: la violenza dei suoi schizzi di cenere, fumo e lapilli oscurò il cielo. La terra tremò, le bocche vulcaniche eruttarono valanghe di lava, la quieta valle si spaccò, si fendette si accartocciò. Per chilometri e chilometri la proto-rondine non riusciva a trovare riparo. Il fiume ribolliva, le acque straripate non riuscivano più a cogliere l’alveo in cui riposare e continuare il percorso verso il mare.

Solo il monte Soratte, gigante di pietra, si ergeva in mezzo al marasma infernale, anch’esso sembrava tremare alla furia del fuoco ma rimase saldo, ebbe pietà di quell’uccello impaurito e del fiume sperduto ed offrì ad entrambi un fianco. Così fu che il Tevere cambiò il suo corso. E fu così che Roma venne poi fondata sui sette colli mentre le tre colline ospitarono una piccolissima “Arx”, cioè Narce, che diverrà poi Calcata, è rimase un minuscolo angolo di paradiso. Ora che, attraverso questa particolare “osservazione” spazio-temporale, ho raccontato il suo segreto la rondine sembra volersi vendicare gettandosi su di me, per tema che io tradisca la sua storia, ma voi avete già capito (e se non vi rimando all’inizio del racconto) che non deve essere mai, mai, mai…

Paolo D’Arpini









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