La società odierna sta sperimentando un fenomeno inedito e pervasivo: la diffusa presenza della musica nell'ambiente urbano, in luoghi pubblici, bar, ristoranti, ipermercati, mezzi di trasporto, piazze, parchi, locali d'intrattenimento al chiuso e all'aperto, dappertutto. Di pari passo, assistiamo a un radicale cambiamento dei modi di produzione, riproduzione e fruizione sonora.
Questo mutamento trasforma il concetto stesso della musica, che nella realtà urbana è ormai un distillato di tante sonorità diverse, costruite in funzione di un consumo, alla stregua di altri prodotti commerciali, l'invadenza di queste sonorità nei più diversi contesti si configura come vero e proprio inquinamento acustico da musica.
Ma contro l'aggressione sonora l'individuo è inerme: le orecchie non hanno le palpebre. Il fenomeno presenta aspetti quantitativi e aspetti qualitativi. L'aspetto quantitativo riguarda l'abbondanza di musica diffusa negli spazi urbani, e il culto dell'amplificazione che ad essa si accompagna. L'aspetto qualitativo incide sulle abitudini d'ascolto dell'uomo, e le altera. Soprattutto, l'invadenza della musica diffusa nell'ambiente vanifica il silenzio, momento del riposo, della riflessione, diritto soggettivo inalienabile, ma anche habitat propizio alla buona musica, all'ascolto attento.
Il volume affronta numerosi temi. Il lettore vedrà trattata l'anatomia, la fisiologia e la patologia dell'apparato uditivo; conoscerà le implicazioni giuridiche dell'inquinamento musicale, le nuove frontiere che l'ingegneria e la fisica ci additano per la difesa dal rumore, incontrerà il punto di vista del sociologo, dello psicologo, dell'economista; rifletterà sulle problematiche del "paesaggio sonoro". Attraverso il contributo del pedagogista comprenderà che la difesa dal rumore, e specificamente dall'inquinamento musicale, va affidata a un'educazione musicale che sia vera educazione all'ascolto consapevole, critico e selettivo, più rispettoso dell'essere umano, della convivenza civile, della musica stessa.
Carla Cuomo *
* Carla Cuomo, laureata in Discipline dell'Arte della Musica e dello Spettacolo nell'Università di Bologna con una tesi su "Fedele D'Amico critico e storico". Si è addottorata nello stesso Ateneo in Musicologia e Beni Musicali con una tesi su "Massimo Mila, la musica come pensiero". Si è interessata di problemi dell'ecologia acustica e del rapporto tra uomo e ambiente sonoro. Nell'Ateneo bolognese ha coordinato su questo tema un seminario quadriennale interfacoltà. Si occupa di pedagogia musicale. È pianista e svolge attività concertistica.
"Musica Urbana" a cura di Carla Cuomo con una prefazione di Giuseppina La Face Bianconi, Bologna, CLUEB 2004, pp. xvi, 296.
Integrazione di Anna Maria Campogrande: "Il problema dell’inquinamento musicale è, a mio parere, soprattutto qualitativo, la musica che ci propinano ogni giorno, ovunque, non è musica è rumore, è un’acccozzaglia di suoni, spesso troppo alti e stridenti, che non ha più niente a vedere con la musica. Questa espressione, cosiddetta musicale, dovrebbe essere proscritta e vietata nei luoghi pubblici perché dannosa per l’equilibrio e per la salute. Se si trattasse di pezzi musicali di Vivaldi, di Verdi, di Puccini, di Mozart di Bach o di qualsiasi pezzo di musica classica, personalmente, non avrei niente da ridire, non mi disturba mai, in nessun caso. E’, invece, del tutto inaccettabile oltre che profondamente diseducativo, in particolare per i giovani, che noi, Italiani e Europei, che abbiamo composto la musica più bella che esiste al mondo, dobbiamo consentire di essere aggrediti quotidianamente da rumorate scomposte e disarmoniche che si spacciano per musica."
Mia integrazione: "Per contrastare la tecnica di subduzione psichica derivante dai rumori molesti abbiamo creato un gruppo FB: https://www.facebook.com/groups/266462213379875/?fref=gs&hc_location=group -
Ritengo infatti che l'inquinamento acustico sia uno dei peggiori elementi di distrazione di massa e di incupimento delle vibrazioni psichiche. Il danno viene soprattutto da musicacce elettroniche a cielo aperto e ad altissimo volume, per stralunare gli ascoltatori e spingerli allo sballo ed al consumo di alcol e sostanze. Poi c'è l'assuefazione distrattiva delle musichette di sottofondo, nei supermercati e nei locali pubblici, per distrarre la gente, spingerla al consumo ed impedire il dialogo interpersonale. Invitiamo perciò le persone di buon senso a partecipare al dibattito!" P.S. Il gruppo parla di "luoghi pubblici" poiché ovviamente non si può proibire ai privati di frastornarsi con i loro rumori preferiti... ma c'è da considerare sempre la "fuoriuscita", soprattutto dove i decibel sono fuori controllo... vedi ad esempio nei locali dance... che dovrebbero essere tutti opportunamente insonorizzati. Ognuno è libero di inquinarsi il cervello come meglio crede ma non deve imporre i danni del suo vizio agli altri. A questo proposito consiglio la rilettura di un mio articolo: http://paolodarpini.blogspot.it/2014/02/linquinamento-acustico-e-musicale-mette.html”
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