Nove palazzi per un totale di 10.098 mq, accompagnati da opere accessorie (parcheggi, una piazza, piste ciclabili e un edificio pubblico con destinazione funzionale ignota) cancelleranno gli ultimi campi agricoli rimasti a Cernusco sul Naviglio, comune della periferia Est di Milano. Un’area che conserva ancora i caratteri dell’antico paesaggio agrario padano, ai margini del Parco Locale di Interesse Sovracomunale Est delle Cave, esposta a potenziale rischio idraulico, ma con valori immobiliari analoghi a quelli di alcune zone di Milano e quindi molto ambita dagli operatori edilizi.
Questi terreni erano inseriti nel Piano di Governo del Territorio (PGT) del 2011 destinati a edilizia residenziale, in parte convenzionata, già presente negli strumenti urbanistici precedenti ma, nonostante la crescente consapevolezza culturale della necessità di fermare il consumo di suolo, quella destinazione non è mai stata modificata nel corso degli anni. Anzi, è arrivata l’istanza dei proprietari che hanno chiesto di cancellare la quota di edilizia convenzionata a fronte di una riduzione di metri quadri edificabili: richiesta accolta nel dicembre 2021 grazie ad una variante al PGT che ha infatti trasformato l’edilizia convenzionata in edilizia libera, relegando quella convenzionata in zona industriale. Una forma di gentrificazione sancita istituzionalmente.
Nel frattempo sono state approvate le linee guida per la progettazione architettonica di via Cevedale, riviste per ben tre volte, mentre a soli 12 giorni dalla presentazione dell’ultima richiesta degli operatori immobiliari e a ridosso delle elezioni comunali, è stato adottato dalla Giunta il Piano Attuativo: uno degli ultimi atti dell’amministrazione uscente, senza alcuna comunicazione preventiva ai cittadini, nessun percorso partecipativo, nessuna valutazione sull’impatto ambientale dell’intervento.
Un’accelerazione anomala, se si considera che gli atti sono stati pubblicati il 19 maggio, nove giorni prima delle elezioni e con 15 giorni per presentare osservazioni. Osservazioni che sono arrivate da cittadini, associazioni e forze civiche, insieme a numerose iniziative per richiamare l’attenzione e fermare il processo. In particolare una petizione pubblica che in pochi giorni ha raccolto quasi 1500 firme – con le adesioni eccellenti di Luca Mercalli, Tomaso Montanari e Paolo Pileri, oltre al sostegno di comitati e associazioni locali – che chiedono all’Amministrazione Comunale di non approvare il Piano Attuativo e di tutelare il paesaggio e la preminenza degli interessi generali su quelli privati in applicazione del dettato costituzionale
La destinazione urbanistica di un terreno non genera automaticamente il diritto a costruire, i “diritti edificatori” non sono acquisiti per sempre: l’adozione del Piano Attuativo può essere rivista e non approvata, perché l’Amministrazione conserva un ampio margine di discrezionalità nella valutazione delle osservazioni che in questo caso hanno messo in luce le numerose criticità dell’intervento: dalla perdita definitiva di prezioso suolo fertile, del paesaggio agrario, di biodiversità, all’abbattimento di alberi storici, all’interruzione della continuità ecologica del territorio, alla compromissione di servizi ecosistemici fondamentali. Senza dimenticare il principio costituzionale legato alla funzione sociale della proprietà privata, sancito dagli articoli 41 e 42 della Costituzione, che non si ritrova in questo intervento immobiliare.
Nel rapporto ambientale del PGT 2011, curato dal team di esperti guidato dal prof. Paolo Pileri del Politecnico di Milano, quell’area era già stata indicata tra gli ambiti “meno sostenibili”, proprio per la catena di effetti negativi che la trasformazione urbana avrebbe comportato. Oggi, nel sostenere la petizione, Pileri ci scrive: «Era fortemente sconsigliato 14 anni fa, semplicemente assurdo e antistorico oggi.»
E Luca Mercalli, in un’intervista dedicata proprio a questa vicenda, ha dichiarato:
«Quando si cementifica un suolo si commette un crimine contro l’umanità e quindi chi lo agevola si rende responsabile di una perdita grave e irreversibile per il futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti. Spero che l’Amministrazione ci ripensi per non lasciare ai posteri il marchio di una trasformazione irreversibile e dannosa…».
L’associazione Bene Comune Cernusco, aderente al Forum Salviamo il Paesaggio, sostenuta da 1500 firme, ha chiesto alla Sindaca di Cernusco un incontro per illustrare le motivazioni contrarie e discutere le possibili alternative perché la Giunta non proceda con l’approvazione del Piano Attuativo.
La vicenda di via Cevedale è emblematica di una gestione del territorio subordinata alla rendita immobiliare, ma è anche la dimostrazione che una cittadinanza consapevole e attiva può fare la differenza. La battaglia non è finita.
Aiutaci a fermare il consumo di suolo a Cernusco: firma e diffondi la petizione.
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