martedì 10 settembre 2013

13.000 anni fa, una pioggia di comete colpì la Terra e causò una nuova glaciazione


Secondo i risultati di un recente studio, realizzato da Bill Napier del Centro di Astrobiologia dell’Università di Cardiff (Gran Bretagna), circa 13.000 anni fa nel giro di un’ora migliaia di frammenti cometari, simili come dimensioni a quello che poco più di un secolo fa provocò l’esplosione di Tunguska, colpirono la Terra dando luogo ad una delle epoche più drammatiche della recente storia del nostro pianeta. 
L’enorme quantità di polveri e vapore immesse in atmosfera provocarono un raffreddamento globale valutato in circa 8°, interrompendo il riscaldamento che stava avvenendo al termine dell’ultima era glaciale e causando un nuovo avanzamento dei ghiacciai. Questo straordinario e catastrofico cambiamento climatico è ora stato fatto risalire ad un evento extraterrestre. 
La prova di questa ipotesi sarebbe data dal ritrovamento in diverse zone del Nord America di uno strato di materiale scuro, di pochi centimetri di spessore, contenente un’elevata abbondanza di materiale carbonioso tipico dei nuclei cometari. Al tempo stesso, nello strato sono stati trovati microscopici diamanti esagonali, rintracciati soltanto nelle meteoriti o nei crateri da impatto. Questi risultati hanno portato alla proposta che i cambiamenti climatici avvenuti in quel tempo, al quale lo strato sotterraneo rinvenuto risale, siano stati causati dall’impatto di un asteroide o di una cometa di circa 4 km di diametro sullo spesso strato di ghiaccio che all’epoca ricopriva il Canada e la parte settentrionale degli Stati Uniti.

Il raffreddamento è durato più di 1.000 anni ed il suo inizio coincide con la rapida estinzione di 35 specie di mammiferi del Nord America, oltre che con l’interruzione della cultura Palaeoindiana. La principale obiezione all’idea dell’impatto di un corpo cosmico di dimensioni ragguardevoli con la Terra è che le probabilità di un tale evento sono estremamente basse. Napier è giunto perciò alla elaborazione di un modello che rappresenta le caratteristiche principali della catastrofe senza dover ricorrere ad un elemento improbabile come l’impatto di un oggetto con dimensioni di alcuni chilometri. La Terra, nel suo percorso orbitale attorno al Sole, in quel periodo avrebbe attraversato una zona dello spazio interplanetario affollata da detriti lasciati da una cometa il cui nucleo si sarebbe disintegratotra 20.000 e 30.000 anni fa, lasciando per strada grossi frammenti ghiacciati che nel loro insieme costituiscono il cosiddetto complesso delle Tauridi. Durante l’attraversamento di questa regione, durato circa un’ora, migliaia di impatti si sarebbero verificati sul continente americano. Ciascuno di questi avrebbe rilasciato un’energia di diverse decine di Megaton (1 Megaton è l’energia liberata dall’esplosione di 1 milione di tonnellate di tritolo), generando incendi diffusi in tutto il Nord America.
Una recente meteorite, Tagish Lake, dovrebbe essere proprio un residuo di questa cometa. La caduta è avvenuta nel territorio dello Yukon nel gennaio 2000 e nei campioni analizzati sono presenti dei nanodiamanti.

La frammentazione dei nuclei cometari è un fenomeno relativamente comune e nell’ultimo decennio ne sono stati osservati alcuni casi, di cui i più famosi sono la cometa LINEAR nel 2000 e la cometa Schwassmann-Wachmann 3 nel 2006, senza dimenticare la cometa Shoemaker-Levy 9, i cui 21 frammenti si abbatterono su Giove ad una velocità di 60 km/s nel luglio 1994. 
Questi fenomeni sono prodotti dagli stress indotti dalle forze mareali durante passaggi ravvicinati di una cometa ad un pianeta o al Sole, oppure dalle forze derivanti dai getti di vapori che fuoriescono dal nucleo cometario quanto questo si trova in prossimità del perielio. La struttura dei nuclei cometari è molto fragile (la loro densità è dell’ordine di alcuni decimi di grammo al centimetro cubo) per cui la loro disgregazione è un processo che non richiede meccanismi molto energetici.


Mario Di Martino - A.K.

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