venerdì 3 luglio 2015

Come dai reattori nucleari per produrre elettricità si passa alle bombe atomiche.



Dal paragrafo “I materiali per la bomba” dall’articolo: "Settant'anni con l'atomica" di Parozzi e Polidoro (Le Scienze, luglio 2015):
I materiali che possono essere impiegati per la realizzazione di ordigni nucleari sono uranio e plutonio, in particolare i loro isotopi uranio-235 e plutonio-239, detti anche fissili e quindi in grado di sostenere una reazione a catena.  (…)

Mentre l’isotopo fissili uranio 235 si trova nell’uranio naturale con una concentrazione di appena lo 0,7 per cento, il plutonio-239 è prodotto nei reattori nucleari partendo dall’isotopo 238 dell’uranio che, catturando un neutrone, dopo successive reazioni, si trasforma appunto in plutonio -239. In generale, più tempo l’isotopo uranio-238 rimane nel reattore, maggiore è il quantitativo di plutonio -239 prodotto. (…)

Un rischio di proliferazione da non trascurare è rappresentato da particolari tipologie di reattori di uso civile, la cui architettura permette un ricambio del combustibile a reattore in funzione, e dunque permette di generare plutonio weapon-grade, come nel caso degli impianti di tipo canadese CANDU o di quelli sovietici RMBK. Questi ultimi erano dedicati anche alla produzione di plutonio militare al tempo dell’Unione Sovietica. (…)

Ovviamente anche l’uranio – 235 trova applicazioni in ambito militare. Tuttavia, per realizzare un ordigno nucleare la concentrazione di questo isotopo nell’uranio totale deve raggiungere circa il 90%: in questo caso si parla di uranio weapon-grade.
(Nel ciclo chiuso del combustibile esso è riprocessato): questa strada è seguita in molti paesi, per esempio Francia e Giappone. (…) Il plutonio recuperato nel riprocessamento non è particolarmente attraente per il campo militare, ma il suo impiego nella realizzazione di un ordigno nucleare non può essere escluso  a priori (…)

I principali rischi di proliferazione collegati con il ciclo aperto sono invece limitati al processo di arricchimento dell’uranio. (…) E’ evidente che un qualsiasi paese dotato della capacità di arricchire uranio a fini pacifici può essere tentato di sfuggire ai controlli internazionali per procedere all’arricchimento spinto dell’uranio a scopi militari. (…)”

Per approfondire: “Nucleare civile e militare i fratelli inseparabili”, di Alfonso Navarra

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