martedì 23 luglio 2019

Il succo del bioregionalismo: "Solve et coagula" - Ovvero come integrare le differenze e riconoscersi nella stessa Unità

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…non tutti la pensiamo allo stesso identico modo e magari pur avendo idee simili le mettiamo in pratica in modi diversi. Pur dichiarandoci ecologisti, vegetariani, spiritualisti, etc. talvolta -anzi spesso- troviamo motivi di disaccordo anche fra noi. 
Tempo fa parlando con una amica del più e del meno siamo andati a toccare il tema del bioregionalismo e le ho raccontato di come partendo dalla stessa idea i fautori di questa "filosofia attiva" siano poi andati disperdendosi in varie compagini, talvolta anche antagoniste fra loro e lo spezzettamento ancora è in atto. "Da parte mia -le ho detto- cerco di seguire il sistema alchemico del “solve et coagula”, cercando di mantenere rapporti decenti  e dialogo con tutti.".
Questo atteggiamento non viene però sempre apprezzato, c’è qualcuno che mi chiede una maggiore coerenza e adesione all’idea “pura” e “dura”. Che posso farci… sono nato per stare nella via di mezzo, nel possibile. Anche perché sciogliere i nodi si può solo se ci si mette attenzione e santa pazienza. D’altronde se non si riesce a convivere con persone che almeno hanno qualcosa in comune con noi come potremo sperare di accettare il resto del mondo? In varie occasioni ho subito però critiche virulente per il mio atteggiamento, critiche che -dal mio punto di vista- sono ingiustificate.
Ad esempio sul mio diario "Il Giornaletto di Saul" in cui pubblico generi diversi di notizie (a volte anche controverse),  mi limito a fare qualche commentino e a dare qualche rispostina o resto in silenzio, operando come l’acqua -che scorre dove l’ostacolo è minore. Spesso, col tempo, ho notato che i toni tendono ad ammorbidirsi ed anche la comprensione reciproca aumenta…
Paolo D’Arpini - Rete Bioregionale Italiana
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bioregionalismo.treia@gmail.com

1 commento:

  1. Commento ricevuto via email da Roberto Papetti:

    "Bravo Paolo, anche se non ti conosco.
    Condivido quello che dici e condivido anche la dolce sprezzatura. Tra gli ecologisti emerge a volte un risentimento che sconfina nell'astio più malevolo... che uno si chiede ma che vogliono e chi si credono di essere. Alla larga da loro!

    Il momento è propizio, conviene (e non è un programma politico), abbassare i toni per essere più "lenti, più dolci, più profondi" e molto altro, che potrebbe voler dire:

    discrezione

    tenere o essere prossimi alla fascia sociale più bassa

    buona educazione

    ironia

    non sgomitare,

    tolleranza,

    rifiuto del tragico

    decenza

    sopportazione

    sobrietà

    praticare il rifiuto di ogni esibizione pubblica come nuovo piacere

    orrore verso che alza la voce e tutto ciò che è sconveniente

    passioni silenziose

    autenticità

    esperienze vere

    porsi nel mondo ben decisi a non essere del mondo.

    Diffidare di tutti quelli che vivono solo di lotta e di impegno, che spaccano in quattro le parole e le azioni degli altri, che hanno risposte a tutti le domande di senso, quelli che hanno soluzioni ai problemi, che agiscono, prendono decisioni, fanno programmi e piani d'azione anche in vista di una politica ecologica.

    “No, questo no - diceva Gregory Batesonon. - cercando di fare qualcosa non facciamo altro che aggravare la situazione. Bisogna aspettare, riflettere...”
    Quale stato mentale permette di liberarsi dalla finalità cosciente per arrivare ad agire non agendo, come la natura?"

    Un saluto, Roberto Papetti

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