In questo momento di esame e presentazione del Recovery Plan all’Unione Europea da parte del Governo Italiano, un Piano che con le ingenti risorse da investire potrà in diversi settori ammodernare il nostro Paese e renderlo competitivo nell’era digitale a livello europeo e internazionale, migliorando decisamente il livello dei servizi pubblici e riducendo l’eccesso di potere della burocrazia nella Pubblica Amministrazione, riteniamo utile pubblicare per l’attenzione dei lettori, il Report (www.cambialaterra.it del 07/gennaio/2021) sulle recenti decisioni del Consiglio Europeo e il dibattito https://www.cambialaterra.it/
Abbiamo capito che si tende a mantenere uno status quo che, a nostro avviso, non sarebbe più sostenibile per la salute ambientale e la resilienza ai cambiamenti climatici. Si parla tanto di Grean Deal per il Recovery Fund, ma in realtà i Governi non hanno ancora assunto delle scelte coerenti attraverso una vera Politica Agroecologica, integrale e sostenibile.
Secondo numerosi Esperti del settore, sarebbe necessario il rafforzamento delle Politiche Agroambientali Europee avviate nel 1992, le quali sostengono i redditi degli agricoltori attraverso il pagamento dei servizi effettivamente forniti alla collettività (Misure Agro-climatico-ambientali, per l’Agricoltura Biologica Bioregionale e per il Benessere Animale, la Formazione e l’Assistenza Tecnica per le Innovazioni e gli investimenti Green, il monitoraggio climatico-ambientale, le assicurazioni agevolate, ecc).
Servizi che dovrebbero tradursi in Salute e Qualità degli alimenti attraverso il “massimo sviluppo dell’agricoltura biologica e la sostituzione dei Pesticidi Sintetici”, per lo più inutili ed anacronistici, come previsto dalle norme di Produzione Integrata (D.lgs.150/2012), obbligatoria dal 2014 su tutto il territorio europeo, secondo cui i prodotti chimici possono essere impiegati solo in casi eccezionali una volta esauste le tecniche alternative, obbligatorie e prioritarie, su prescrizione di tecnici abilitati (Consulenti Fitosanitari, iscritti negli appositi albi regionali), che verifichino il superamento effettivo delle soglie di danno economico da parte delle avversità delle coltivazioni.
Ciò si traduce in Ambiente e Fertilità dei Suoli (e Umana), Biodiversità, contrasto al Dissesto idrogeologico, Zootecnia estensiva, Conservazione delle Tradizioni Agroecologiche locali, recupero dei terreni e dei villaggi rurali abbandonati, incremento del Lavoro e imprenditorialità Rurale, ecc.
Bisognerebbe avere il coraggio di evitare logiche di contribuzione a pioggia “di pura sopravvivenza”, per affermare , nella tutela del Principio di Precauzione , un Umanesimo Ecologico dei Diritti Inviolabili.
Come dire, i soldi devono andare a chi davvero tutela l’ambiente.
Giuseppe Altieri - altieri@agernova.it
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