venerdì 8 gennaio 2021

Alimentazione bioregionale senza carne - Vantaggi economici, salutistici ed ecologici



      Gli animali d’allevamento consumano derrate alimentari quanto 10 miliardi di esseri umani.

      Con il costo di un kg di carne (es. 15 €) si può acquistare un kg di: pasta, pane, patate, verdura, frutta, legumi e ½ kg di noci.

      Per ottenere proteine dalla carne si dissipano (rispetto alla produzione di proteine vegetali)  4 volte più energia, 10 volte più terreno, 25 volte più acqua.

I terreni coltivati a legumi possono nutrire una popolazione 20 volte superiore rispetto a quella destinata a produzione di carne.

      Il 75% dei cereali prodotti nel mondo e il 90% della soia viene consumato dagli animali d’allevamento. Occorrono 16 kg tra cereali  e  leguminose per ottenere 1 solo kg di carne di manzo.

      Un’area grande 7 volte l’Europa viene assorbita per la coltivazione di mangimi.  Per ogni kg di carne bovina vengono sacrificati circa 12 mq di foresta, 50000 litri di acqua, 7 litri di petrolio.

      Nella stesa superficie di terreno si possono ottenere1000 kg di pomodori o 5 kg di carne; 21 tonnellate di patate o una tonnellata di carne. (FAO)

      Si risparmia più acqua rinunciando ad un kg di carne di manzo che fare la doccia per due anni.

      L’inquinamento prodotto  dalla produzione di carne supera tutte le attività umane. Ogni kg di carne produce 36 kg di CO2, e biossido di carbonio, cioè quanto una vettura per 250 km.

      Un comunicato dell’Onu afferma che la carne risulta essere la causa principale dell’inquinamento, dell’effetto serra e di spreco di  risorse energetiche e che il veganismo ridurrebbe la fame nel mondo.

      Il sistema di vita vegan, che sostiene la produzione di alimenti biologici, richiede la presenza di un maggior impiego di personale, mentre il settore di produzione della carne (che ha un deficit di 10 mila miliardi l’anno) ha una bassissima possibilità di impiego di personale lavorativo. Ma i benefici economici si evidenziano maggiormente sulla riduzione delle malattie e quindi dell’onere sanitario: i vegani risultano meno vittime di ptatologie moderne il cui costo per le cure ora grava enormemente sul SSN e sull’economia familiare.




            I dati del 2016 riportati dall’Istat dicono che gli italiani hanno speso per curarsi 149,5 miliardi di euro tra costi sostenuti dallo stato (112,2 miliardi) e spesa sanitaria privata (37,3 miliardi), di cui il 90,9% direttamente a carico delle famiglie. IL 54,9% della spesa sanitaria è stata assorbita  dalla riabilitazione (82 miliardi), mentre prodotti farmaceutici e apparecchi terapeutici sono costati 31,1 miliardi. Praticamente ogni italiano (vegani esclusi) ha speso, mediamente, in assistenza sanitaria 2.466 euro.

Franco Libero Manco



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