Scorie nucleari stipate in Italia
In un momento drammatico in cui un “misterioso” virus sta mettendo in ginocchio le economie del pianeta, nonché la stessa stabilità sociale di molti Paesi e dove, con le sue modificazioni continue, vedi la variante inglese, sudafricana e recentemente italiana, sta mettendo in dubbio anche l’efficacia dei primi vaccini, il nostro Paese, il cui governo è in parte (sedicente) ecologista, invece di concentrarsi al 100% su questo epocale dramma, trova il tempo per dare il via a nuove trivellazioni marine e, udite udite, a individuare siti idonei lungo la nostra penisola e le isole per stoccare rifiuti radioattivi europei.
E’ chiaro che prima o poi si sarebbe dovuta trovare una soluzione più idonea ai vari centri di stoccaggio
dei rifiuti radioattivi nati da una fallimentare politica nucleare iniziata nel 1958. Ma viene
spontaneo chiederci: “Perché proprio ora questa smania di risolvere il problema scorie atomiche?”
Quando
sappiamo che il nucleare in Italia dalla fine degli anno ’80 non c’è più e che i nostri magazzini che
conservano le scorie radioattive sono più che sicuri. A questo punto comincia a girarmi uno strano dubbio
in testa: ricordo che nei primi giorni di marzo del 2019 apparvero alcuni articoli su importanti giornali
francesi in cui si informavano i lettori che i centri di stoccaggio materiale radioattivo come quello più
grande d’Europa di Aube, nella regione dello champagne e quello vicino di Morvilliers (paesino con
meno di 150 abitanti), erano prossimi alla saturazione per cui era urgente trovare una soluzione per tutti
i continui rifiuti provenienti dai 58 reattori nucleari francesi.
E se questa soluzione fossero i siti della nostra penisola? Soluzione nata da una qualche accordo
“sotterraneo” tra il nostro governo e quello francese?
Tornando ai siti di stoccaggio scorie radioattive, da ubicarsi in Italia, quello che mi sconvolge di più è come il
movimento politico “5 Stelle” precedentemente a fianco di noi ambientalisti ora chiuda gli occhi davanti a
operazioni anti-ecologiche come il ritorno delle trivellazioni a mare e i siti di stoccaggio nucleare.
Tutto ciò, comunque, per noi di Accademia Kronos vuol dire ancora una volta, come fu per le trivelle in
Adriatico, un’altra forte mobilitazione. Non si finisce mai di stare tranquilli!
Filippo Mariani - AK Informa n. 2
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