sabato 11 settembre 2021

Orti bioregionali. La fortuna di avere un riccio per amico...

 


Il riccio europeo o Erinaceus europaeus, è un piccolo animaletto dal peso che varia dagli 800 ai 1200 gr. La sua superficie dorsale e laterale, ad eccezione della zona facciale e dei piedini, è densamente ricoperta di spine della lunghezza di circa 20 millimetri, (in tutto 5.000). Le spine hanno spazi ripieni e dischi separati da spazi orizzontali per far si che si rafforzi la loro struttura. Alla base di ogni spina c’è un piccolo bulbo, che si estende sotto la superficie della pelle, per far si che si trattenga saldamente. Le spine sono di colore bianco alla base e sulla punta, con fasce centrali che si tingono di colore nero o marrone. Ogni spina è fissata ad un muscolo in grado di alzarsi ed abbassarsi. Le spine in posizione eretta, assumono il verso a zigzag, in modo tale che si sostengono in una massa assolutamente impenetrabile. 

Il Riccio pur appartenendo alla specie Insettivora, è abbastanza Onnivoro. Mangia una vasta gamma di invertebrati, ma predilige i coleotteri, le lumache, la carne e anche la frutta. Ama anche i millepiedi e gli scarabei. Il Riccio mangia anche le rane, piccoli rettilie piccoli uccelli, piccoli topi, ecc. 

Per questo è ospite gradito in un orto o giardino, poiché mangia tutti gli insetti nocivi. Non è consigliabile trattenere in cattività il riccio europeo, anche se attualmente fa parte delle specie protette, ma se abbiamo trovato un riccio, magari sul ciglio di una strada di scorrimento, e pensiamo che sia in pericolo, allora possiamo trattenerlo in casa anche per brevi periodi e dargli così il tempo di riprendersi. 

Se invece il riccio è ferito, è consigliabile portarlo da un veterinario specializzato per la cura di animali selvatici, o presso un comando forestale. Per alimentare un riccio soccorso, si può utilizzare anche della carne tagliata, anche se in genere mangiano di tutto un pò, dal grasso della pancetta affumicata, le scorie del caffè e non rinunciano neppure alla torta. Mangiano anche la patata e la carota cucinata, la frutta ed i succhi di frutta, (gusto aranci fragole ananas, datteri albicocche, uva, ribes neri e in particolare le mele). 

Tra gli insetti non amano i moscerini. Cosa importantissima non dargli da bere il latte di mucca poiché ne provoca la morte. Ma ci chiediamo come mai? Perché i ricci non tollerano il latte di mucca? E’ un fatto molto semplice. Il latte di mucca contiene il lattosio che è uno zucchero. Il lattosio non digerito dai ricci sviluppa agenti patogeni. Quindi si ha una dissenteria cronica, dalla quale i ricci non possono più riprendersi e quindi muoiono. Per quanto riguarda la riproduzione di un riccio, la gestazione varia dai 31 a 49 giorni. Il numero dei piccoli ricci da 1 a 9 senza pelo. Si riproducono da aprile ad agosto. Partoriscono da maggio ad ottobre. Lo svezzamento varia dalle 4 alle 6 settimane. La durata media della vita di un riccio si aggira intorno ai 6 anni di età, ma può raggiungere anche la soglia dei 10, se si trova in cattività e non allo stato libero. La femmina può avere anche una seconda gravidanza.

Si è scoperto che i piccoli ricci nascono già con gli aculei, ma sono avvolti inizialmente da una membrana per proteggere la madre nel periodo del parto. Tale membrana che provvede la madre a rimuovere appena dopo il parto, si toglie da sola anche tre ore dopo la nascita del piccolo riccio. In questo modo gli aculei si vedono bene ma sono ancora molli. Il primo mantello di spine è quindi molle e bianco. 36 ore dopo, un secondo mantello di spine si è sviluppato all’interno, ma decisamente più scure. Dopo questo, ci sarà un terzo insieme di spine che si svilupperà a sostituire i primi due. 

Dopo 11 giorni i piccoli, possono arricciarsi in una sfera difensiva, e dopo 14 giorni sono in grado di aprire gli occhi. Allo sviluppo di un mese, i giovani ricci avranno tutte le sembianze dei loro genitori, naturalmente in piccolo come un comune neonato. Nel riccio in genere la femmina è più grande del maschio. Ha abitudini di vita crepuscolari e notturne. Durante il giorno ama nascondersi nella propria tana fatta di paglia e foglie, situata principalmente sotto la cavità dei tronchi degli alberi, sotto le rocce o nei cespugli. Il suo procedere sul terreno è lento, fiuta ed annusa qualsiasi oggetto che incontra sul suo cammino. In genere ha una vista poco sviluppata, ad differenza di un udito ed un olfatto ai massimi livelli. Riesce persino a sentire gli insetti che si muovono sotto terra. 

Si difende in modo singolare: Appena percepisce un rumore sospetto, l’animale fa un salto sulle quattro zampe e colpisce con gli aculei qualsiasi cosa ci sia vicino a lui. Successivamente si appallottola stretto, nascondendo capo e zampe, trasformandosi in una sfera spinosa non attaccabile. La stessa tattica la usa quando gli capita di scivolare da un muro o cadere lungo un pendio:in questo modo evita di ferirsi. Questa risulta essere la sua migliore arma di difesa, sia per lui che verso qualsiasi pericolo si trovi di fronte. Possiede una dentatura tagliente ed aguzza di 44 denti, molto utile per triturare insetti e cibo. Due curiosità sul riccio. 

Non sembra ma è un abile nuotatore in grado di arrampicarsi velocemente e nuotare malgrado l’apparente lentezza e goffaggine. Inoltre mamma riccio è una brava e paziente mamma, che molto spesso di aggira nei pressi di parchi e giardini portando a spasso la sua carovana di piccoli. E’ proprio il caso di dire che spesso gli animali insegnano lo stile di vita in cui comportarsi anche alla specie più evoluta dell’uomo sapiens. Prendiamo esempio dagli animali per progredire.

Rita De Angelis




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