Ci sono delle cure che sono indigeste, orribili al palato aspre ed amare, dolorosissime per il corpo; cure da evitare.
Ci sono delle cure che addrizzano una pianta con un sforzo continuo e paralizzante. Cure di un contadino che l'aiuta a crescere dritta poiché da essa trarrà insegnamento e frutti per il corpo.
La vita pone sempre i pigri, i troppo cauti, i terrorizzati, in condizioni tali da far desiderare all’albero...
...o un contadino o d'imparare a camminare.
Gli alberi cantano per chiamare a se gli uomini o camminano; io li ho visti farlo.
Li ho visti muoversi lentamente e a volte correre all’impazzata per raggiungere qualcosa che tardava a venire.
Io sono stato un albero a cui sono cresciute le gambe.
Vai a saper perché...so solo che un giorno dopo anni ed anni, desiderai di aver le gambe.!. Fu così che presi a camminare.
Arrivò un boscaiolo e si mise a colpire il tronco. Nessun dolore. Divenni tavole e poi legna per l’inverno.
Divenni pane mentre il fumo del mio fuoco lo impregnava. Sperimentai cosa vuol dire saziar la fame.
Divenni madia. Per custodire il pane e dolci e quegli odori, che dai cibi saturavano le stanze e gli animi. Ed il mio nuovo corpo era ricovero, ospitale.
Divenni uomo, infine, boscaiolo e cacciatore. Artista, ebanista e pittore.
Costruttore di cattedrali, padre e muratore.
Cure amare, ed indigeste, sono a volte i desideri che portano pali ed asce.
Ci sono però anche forme che ignorano gli uomini e il loro operato. S’adattano al paesaggio e sfidano la gravità del vivere.
In un equilibrio divino, in una danza con qualcosa, ci sono alberi che crescono fra rocce, con le radici che scavano e s’aggrappano alla vita, bilanciando pesi e contromosse.
Il vento che nella cima urla forte e sposta la loro chioma, in pose che mimano miracoli e non produce in loro turbamento alcuno.
Solo bellezza ...e movimento statico.
Il fusto allora si contrare e cerca verso il basso l’equilibrio; fra tensioni che sembrano impossibili, bilancia con le radici le forze che in cielo gli angeli riversano... per scuotere gli uomini e i loro desideri.
Se ci mettessimo a guardare arbusti e piante impareremmo molte cose. Ogni albero ha una natura propria ed un talento. Così anche gli uomini.
Ma questa è l’epoca che finge di donare l’abbondanza e mentre la sbandiera la riduce.
Questa è l’epoca del verde che scompare e terrorizza. L’epoca degli insetti, che invece di contribuire al tutto nella terra, vanno allevati e sminuzzati e resi pane.
Questa è l’epoca dell’inversione dei simboli e dei significati. Pane e vino avvelenati.
Sembra che solo così gli uomini acquisiranno un cuore.
Nuvole a comando, cure non richieste; per ammalare i sani. Cure rifiutate, per i malati veri. Cibo che non nutre.
Abbondanza di veleni e penuria di bellezza.
Ci sono delle cure che sono indigeste. Orribili al palato aspre ed amare.
Ci sono quelle cure e poi c’è altro.
Buon giorno di Giove e Venere, lei è la mia Dea preferita.
Mi dice di spiegarvi che io non so nulla e se qualcosa di buono riesco a favellare è solo poiché mentre scrivo imparo ad ascoltare.
Che metto rime fastidiose messe in mezzo alla prosa,
che proprio non riesco a darmi una forma decorosa.
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