domenica 1 gennaio 2023

"Tutto nell’universo è vivo" - La consequenzialità di spazio tempo nella logica buddhista...


"Il pensiero buddista spiega la realtà fenomenica in base al concetto di origine dipendente. "Se questo esiste, quello esiste. Se questo è nato, quello è nato. Se questo non esiste, quello non esiste. Se questo scompare, anche quello scompare". Questo brano indica che nulla esiste né viene generato indipendentemente dal resto, piuttosto l’esistenza di qualsiasi cosa dipende unicamente dalle sue relazioni con tutti gli altri fenomeni.

Il Buddismo insegna che ogni entità non può esistere indipendentemente da ciò che la circonda perché tutti i fenomeni dell’universo sono interdipendenti fra di loro.

La dottrina dell’origine dipendente include le relazioni fra fenomeni a livello sia spaziale (esistenza ontologica) che temporale (cambiamento).

Nell’ottica della dottrina dell’origine dipendente, la visione della natura e dell’ambiente si avvicina molto alla moderna teoria ecologica. Ogni cosa è connessa in qualche modo. A causa di ciò, aspetti come la bio-diversità e la simbiosi fra esseri viventi sono indispensabili nel mantenimento del nostro mondo. La dottrina dell’origine dipendente sta alla base di ogni altro principio filosofico buddista." (La Saggezza del Sutra del Loto)


Tempo e spazio sono osservazioni comparative, parziali e mutuamente correlate, di mutamenti.
Senza mutamento, niente tempo e niente spazio.

E’ sempre stato così, anche se prima di Einstein pochi lo avevano evidenziato.

Devo aggiungere, a onor di completezza, che la filosofia buddhista si è sempre mostrata ben consapevole di tutto ciò, fin dai tempi di Shakyamuni, Shariputra, Nagarjuna, e tutti gli altri suoi tradizionali maestri.

Il sistema spazio tempo viene definito un meccanismo che permette di registrare il movimento/mutamento dell’universo e dei singoli corpi contenuti nel suo insieme. Panta rei.

Ma anche la dizione “singoli corpi” è una utile convenzione intersoggettiva, comoda, ma in realtà infondata come suo senso ultimo. Naturalmente va benissimo usarla nel linguaggio comune, relativo all’esperienza ordinaria ed alla sua organizzazione mentale. Ma è una idea, non una “cosa”, cioè una caratteristica della rappresentazione, non del rappresentato. E’ sempre utile tenere a mente la distinzione tra mappa e territorio, tra rappresentazione e realtà complessiva, a parer mio.

Devo aggiungere che la filosofia buddhista si è sempre mostrata ben consapevole di tutto ciò, fin dai tempi di Shakyamuni, Shariputra, Nagarjuna, e tutti gli altri suoi tradizionali maestri.

Sarvamangalam




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