E' sera, tardi, sono un po' combattuta: dare retta alla "pigra" che è in me, oppure invitarla non dico a cena (me ne sono dimenticata), ma a prendere la tisana per chiederle il motivo di questo suo modo d'essere e, una volta scoperto che la mia pigrizia deriva, almeno in parte, dalla paura di sbagliare e quindi fare brutta figura (con gli altri, ma anche con me stessa) decidere di provare a superare questa "vergognosità"?
Accolgo la Caterina "pigra", e mi accingo a scrivere qualcosa. Questo mio dilemma nei confronti di questa parte di me è scaturito dal pomeriggio/sera trascorso presso l'associazione "Dharma Shala" di Modena, dove l'associazione culturale "L'Asino che vola" aveva organizzato la presentazione dell'ultimo libro di Nicoletta Cinotti: "Genitori di sé stessi - Mindfulness e Reparenting".
Nicoletta Cinotti è una psicologa e psicoterapeuta con una sfilza di titoli, scrittrice e divulgatrice di metodi terapeutici basati sulla bioenergetica e sulla mindfulness. Ha un blog molto seguito su cui pubblica quotidianamente articoli e pratiche. La seguo da diversi anni con grande piacere e "affetto".
All'arrivo sul posto, assieme a Grazia e a Patrizia, due amiche interessate ai temi trattati, le cose non sono andate proprio come era nelle aspettative: il posto, a guardare sulla carta e/o sul navigatore, sembrava facilissimo da trovare ed invece ci siamo trovate, io, con la mia macchina (per fortuna!), in un parcheggio dove mi sono infilata con un paio di manovre azzardate e con una discreta destrezza, poi sembrava che la strada finisse ad un certo numero ed invece, intuitivamente mi sono diretta verso la direzione giusta, trovando il luogo dell'incontro, che sembrava scomparso nel nulla... Arrivate alla sala dell'associazione, altra scoperta: era una sala Yoga per cui bisognava togliersi le scarpe (brr, che freddo!) e sedersi su dei cuscini da meditazione disposti a terra, in ordine sparso (ahi, la schiena!). L'alternativa era chiedere una sedia e mettersi dietro. Ma io volendo stare davanti per stare più vicina a Nicoletta, per non perdermi neanche una parola, nè uno sguardo o un movimento, con i miei occhi di bambina curiosa, così, bando al fatto che avevo pure un vestitino non proprio adatto alle posizioni yoga, mi sono andata subito a piazzare in avanti, seduta a terra a gambe incrociate, seguita da Grazia, mentre le altre (Patrizia, Maria Grazia e Mara che si erano aggiunte nel frattempo) si sono messe un po' più indietro, sulle sedie (vediamo cosa dirà la mia schiena stanotte!)
Poi è entrata Nicoletta che, accompagnata dai suoi ospiti, ha tirato fuori tappetino, un cuscinone (bello quel cuscino!), trespolo per lo smartphone, ed è iniziata una sorta di presentazione dialogo sui temi trattati nel libro e non solo.
Durante la iniziale presentazione delle associazioni organizzatrici, è stato evidenziato il fatto che c'erano state alcune piccole difficoltà, per alcuni (ahi, le aspettative!) : trovare il posto, trovare il parcheggio, doversi adattare a sedersi come e dove si poteva (ma guarda!) e mi sono sentita toccata, ma ho riso di cuore dentro di me per aver scoperto che la "zona di confort" a volte può anche essere modificata o che a volte vale comunque la pena doverla abbandonare...
Ha dialogato con Nicoletta il dott. Gaspare Palmieri, psichiatra, psicoterapeuta e istruttore di Mindfulness, un giovane simpatico e brillante che ha contribuito a tenere alta l'attenzione, ma soprattutto a "porgere" a Nicoletta, domande pregnanti. Non che ce ne fosse bisogno. Nicoletta, che, come già accennato, "conosco" da alcuni anni, da ben prima del lockdown, e che continuo a seguire con affetto e interesse quasi quotidianamente, è un fiume in piena ed ha parlato e risposto esaurientemente a tutte le domande, anche alle numerose del pubblico presente, toccando non solo la ragione, quanto l'anima, il Sè. Ad un certo punto io mi sono sentita quasi ipnotizzata. Stava in mezzo a noi come una di noi, un'amica, una sorella.
Le parole attorno a cui i discorsi si sono manifestati ed espressi sono state, tra le altre: vergogna, accettazione, conforto, self-compassion, controllo (ecco una parola che sempre rimuovo, ma che è tanto presente in me), perdono, accoglimento delle parti nascoste di noi, rimosse perché scomode, non ascoltate a suo tempo e quindi messe da parte, ma che, finchè non elaborate ritornano prepotentemente fuori nelle occasioni semmai meno "comode".
La nostra "famiglia interiore", da riscoprire, accettare , integrare ed amare. Se si vuole cambiare si può solo partendo dall'accettazione anche delle nostre parti oscure, esiliate, con cui dobbiamo "fare pace". Senza voler strafare, dobbiamo, dopo aver identificato queste parti, chiedere loro e chiedere a noi stessi, se abbiamo voglia di integrarle, per la nostra salute e la nostra felicità.
Non so se ho afferrato bene il significato dei discorsi fatti (e poi leggerò il libro). Quello che ho percepito è che quelle descritte almeno in parte, sono pratiche che possono essere messe in atto anche quando, come me, non abbiamo più i nostri genitori e quindi possiamo diventare noi genitori di noi stessi, senza continuare a recriminare per una vita su quello che non abbiamo ricevuto a suo tempo, per cui possiamo avere al nostro interno parti esiliate, rimosse, che non ci piacciono, che accogliamo come nostro bambino interiore, adolescente interiore, giovane adulto, con tutte le eredità che ci vengono dai nostri antenati (la passeggiata con i nonni di Tich Nat Han).
Sicuramente un incontro che ha portato importanti suggerimenti e stimoli per acquisire maggior integrità e consapevolezza di sè.
Grazie, Nicoletta Cinotti della tua generosità e di essere quella che sei.
Caterina Regazzi
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