giovedì 2 marzo 2023

Psicologia ed empatia... Una analisi integrata del dr. Ciro Aurigemma

 


In Psicologia si parla di autenticità, in particolare da parte di Carl Rogers, uno dei principali esponenti della Psicoterapia Umanistica e del Counseling. Nella sua proposta di psicologia umanistica, chiamata Terapia centrata sul cliente, Carl Rogers parla di empatia, di comprensione e di autenticità del terapeuta nei confronti del cliente, come condizione essenziale per la buona riuscita del colloquio clinico e del percorso terapeutico. Autenticità è per lui il contatto interno con la propria esperienza, la spontaneità e la trasparenza, anche se in questo caso nell’interesse del cliente e non di un suo bisogno personale.


Ho chiamato Psicologia integrata, l’integrazione tra la psicologia classica a un approccio più ampio mente- corpo- spirito, che è stato definito Psicologia olistica e transpersonale e che ho proposto di chiamare Psicologia integrata, per evitare che la parola olistico, ormai inflazionata, venga associata a qualcosa di poco scientifico. Per Psicologia integrata intendo quindi una psicologia che tenga conto anche degli apporti di nuove conoscenze, di nuove tecniche, oltre quelle della psicologia e della medicina tradizionali, ma che vengano ben comprese scientificamente, ben utilizzate e ben integrate appunto tra di loro, evitando che qualcosa, solo perché è nuovo, venga preferito o venga giustapposto in modo casuale o arbitrario. Quindi chiarito questo mio approccio, entro nel merito di che cosa intendo per autenticità e perché è così importante svilupparla sia da parte dello psicologo clinico che da parte della persona che completa un percorso psicologico. Se lo psicologo non fosse autentico comunicherebbe a livello verbale un'informazione e a livello non verbale un'altra informazione. Questo è disfunzionale, in quanto la persona ha già subito cose del genere nella sua famiglia di origine e a scuola più volte. Subendo quindi quello che è stato studiato dalla psicologia della comunicazione e dalla Psicologia sistemico-relazionale, chiamato ‘doppio legame’, creando un conflitto interno nel bambino, che non è autonomo, ma deve continuare a rimanere con i suoi genitori. Invece attraverso il rapporto terapeutico autentico, in un setting protetto, finalmente la persona può esprimersi liberamente, essere compreso veramente e sviluppare gradualmente anche la propria autenticità. Come possiamo aiutarlo? Identificando i blocchi che gli impediscano di essere autentico. Quali blocchi ho identificato nella mia pratica? Un importante conflitto interno è quello tra desiderio e paura della verità, quando abbiamo questo conflitto e ci viene comunicata gradualmente come stanno le cose, proviamo una ambivalenza nei confronti di questa presa di coscienza. Da una parte la ricerchiamo con curiosità e con impazienza, dall'altra ne abbiamo paura e quindi questo conflitto genera ansia.



Partiamo dal presupposto che ogni conflitto interno tra l’uno e l'altro aspetto di noi genera ansia e disagio, se poi noi associamo cio' che proviamo, di cui non siamo consapevoli dell'origine, a qualcosa, poi istintivamente tendiamo, per condizionamento, ad evitare quello che ci crea il disagio e a cercare quello che ci dà piacere o rilassamento, compensando cosi' questo stato spiacevole. Quindi la verità non sarà più ricercata…ma sarà addirittura in qualche modo ignorata o evitata... Superato questo conflitto, si passa a conflitti di ordine più profondo e più importante che ci aiutano a essere più autentici, come il conflitto tra la parte razionale e la parte sensibile, tra l'emisfero destro del cervello, che resta in contatto con le emozioni e l’ emisfero sinistro, dove risiede di linguaggio, che quindi è la parte più razionale di noi. Prendendo coscienza di questo conflitto e acquisendo determinate informazioni su noi stessi e sugli altri potremmo sviluppare coscienza e quindi una sinergia tra queste due parti di noi. Approfondendo il discorso, ho scoperto che abbiamo vari conflitti, non solo quelli scoperti da Freud tra l'educazione nel super-io e gli istinti dell'Es. Conflitti interni più banali della vita quotidiana che comunque hanno un peso sulla nostra vita e quindi sulla nostra autenticità e serenità. Quello di cui volevo farvi parte è il conflitto che ho scoperto recentemente, che blocca l'espressione dei nostri Talenti. Si sviluppa infatti tra la parte di noi che vorrebbe esprimere i nostri Talenti e che ci darebbero gioia e produrrebbero in noi degli stati appaganti e la parte di noi che ha associato all'espressione del talento, a causa del suo passato, qualcosa di sgradevole. Facciamo l’esempio di un bambino che esprime un suo talento e può essere scoraggiato dai genitori, perché potrebbero pensare che lo allontani dagli studi o dal futuro lavoro, come qualcosa che ritengono di poco conto o comunque fuorviante rispetto ai loro obiettivi. Se il bambino associa la tristezza o la rabbia che ha provato quando il genitore lo ha svalutato, lo ha deriso, lo ha giudicato o lo ha umiliato, ogni volta che esprime il suo talento proverà un conflitto, senza esserne cosciente, tra la parte di sé che vuole esprimere questo talento e la parte di sé che invece prova quelle emozioni sgradevoli nuovamente, come ricordo più o meno inconscio di quello che ha vissuto in passato. Associando, quindi l'espressione del talento ad uno stato sgradevole, lo evita e cerca di compensarlo con qualcos'altro che può essere una compensazione piacevole. I Talenti veri sviluppano energia endogena, possono invece essere coperti delle compensazioni piacevoli, che consumano energia, quando il talento è bloccato per i motivi che stavamo accennando e quindi per compensazione troviamo qualcos'altro che invece suscita approvazione sociale, per esempio nel gruppo dei pari degli adolescenti o da parte del mondo degli adulti. Potete immaginare quanti conflitti troviamo dentro di noi che limitano la nostra autenticità e quindi se seguiamo l’antico detto ‘Conosci te stesso’, possiamo gradualmente identificare e rimuovere una serie di conflitti interiori, e a seconda della gravità del caso, anche attraverso la semplice meditazione o riflessione o attraverso una riprogrammazione, rilasciando cioè quello che ci crea ansia e disagio e decidendo liberamente e consapevolmente, ciò che riteniamo più giusto è più utile per noi stessi e per gli altri, che si basi sui valori universali, quali la libertà interiore di scelta, il senso di giustizia, l’amore per se stessi e per gli altri e la dignità, come rispetto di sé stessi e del valore della Vita.



Nella Neuropsicologia, infatti, proposta dal 1982 in poi da Trimarchi e Papeschi in applicazione degli studi sul cervello destro e sinistro di R. Sperry, premio Nobel per la Medicina 1981, questi valori sono definiti genetici, io genetico, da e-ducere, quindi tramite una consapevole educazione e pedagogia in un Io cosciente, che guidi il cervello, come Platone già prefigurò, parlando del cavallo bianco e cavallo nero, da condurre, da parte del pilota della biga…

Socrate parlò della maieutica, arte di far partorire la verità dalla persona e fu definito il più grande filosofo del tempo, perché sapeva di non sapere, cosa da cui dovremmo imparare anche oggi...epoca in cui la libertà di espressione è scambiata con sentirsi liberi di dire tutto e il contrario di tutto, credendo di aver ragione e perdendo in umiltà e credibilità…

Libertà invece è coscienza di essere liberi di decidere e imparare a usarla, per maturare in coscienza ed essere felici, sani e utili al Bene Comune.

Giustizia fisiologica è diritto naturale, prima di quello legale, come continua ricerca di equilibrio tra se stessi e gli altri e l’ambiente naturale e sociale.

Amore, come energia della vita da evolvere, non solo per gli altri, ma anche per se stessi, nel giusto equilibrio, va ricercato, partendo da errori educativi e socio- culturali della cultura di origine.

Dignità è intesa qui come rispetto verso se stessi e verso il valore infinito della Vita, indipendentemente dallo stato sociale ed economico, come garantito dalla Dichiarazione universale dei Diritti dell’Uomo.



Così solo si potrà sviluppare vera autenticità, senza conflitto con se stessi, tra questi valori universali e quelli sociali e culturali, condizionanti, che ci fanno desiderare stima e consenso sociale, per compensare mancanza di dignità, autostima, amore verso se stessi e poi verso gli altri …

Consiglio di rilasciare la credenza che sappiamo già tutto e che se gli altri lo facessero tutto andrebbe bene e ‘sapere di non sapere’… per poter quindi imparare nuovamente da tutto e da tutti…secondo la pulsione fisiologica a conoscere, propria del bambino.

Aiuto a superare il perfezionismo sociale, che ci fa sentire in colpa, spesso senza averla, ogni volta che non ci sentiamo perfetti, secondo il modello sociale di riferimento.

E infine propongo di rilasciare la tendenza a paragonarsi agli altri e a sentirsi quindi inferiori o superiori, che porta a stati di disagio e ricerca di compensazioni e condizionamenti, che creano dipendenze e malattie psichiche, riconoscendo la verità fisiologica e spirituale che ognuno di noi è unico e irripetibile, sia geneticamente che spiritualmente.

Quindi non serve spesso competere, se non per la sopravvivenza dell’individuo e della specie, già ottenuta in molti casi, vista la sovrappopolazione attale, ma è preferibile andare verso una evoluzione personale e collettiva consapevole e deliberata, più costruttiva, sostenibile e appagante.


Ciro Aurigemma 











Laureato in psicologia, ora docente e formatore individuale e di gruppo -  www.psiconaturopatia.it 




BIBLIOGRAFIA

Trimarchi M., Teoria della Lateralizzazione e della codifica e decodifica degli Emisferi Cerebrali, Rivista Il Cervello e l’integrazione delle Scienze, N.1, Adeceu Ed., 1983

Assagioli R., “Principi della Psicosintesi terapeutica”, 1995

Aurigemma C. Psicologia Pratica, dispensa, 2010, ebook online

Fromm E., L’arte di amare, Mondadori, 1983

Fromm E., Avere o essere? Mondadori, 1980

Montecucco F., Neuropsicosomatica 1, ebook, Istituto di Neuropsicosomatica, 2012



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