sabato 11 marzo 2023

Obiettori di coscienza non violenti condannati dal regime ucraino

“Siamo pacifisti, eppure ci condannano"

LA PROCURA UCRAINA HA AVVIATO 900 PROCEDIMENTI: "CHI NON COMBATTE È FILORUSSO”
 
“Sono colpevole per la legge ucraina, ma non ho violato quella di Dio”. È stata questa la frase pronunciata da Vitaly Alekseenko quando, a gennaio scorso, la Corte di Ivano-Frankivsk ha respinto il suo appello e lo ha condannato a un anno di galera per aver rifiutato di combattere. 

Ufficialmente l’accusa formale è quella di “elusione del servizio militare durante la mobilitazione". 

OLTRE A ESSERE un pacifista, Alekseenko, 46 anni, è un credente, un evangelico praticante: “La sua fede gli impedisce di uccidere, rifiuta la leva perché obiettore di coscienza”ha spiegato Yuri Sheliazhenko, segretario del Movimento pacifista ucraino, intervenuto alla conferenza   della Ifor, "fellowship internazionale per la riconciliazione", una associazione che ha riportato l’attenzione sugli obiettori ucraini alla 50esima sessione del Consiglio dei diritti umani dell ’Onu. 

Originario di Slavyansk, Alekseenko è scappato a Ivano-Frankivsk a maggio, dove ha rifiutato di essere reclutato. Ha richiesto –come hanno fatto 5.000 ucraini, ma prima che la legge marziale entrasse in vigore – di prestare un servizio alternativo alla leva, ma è stato il primo refusnik a finire dietro le sbarre.Segue il suo caso anche un legale italiano, l’avvocato Nicola Canestrini, su mandato del Movimento Nonviolento. 

Andrii Kucher, militante pacifista, a maggio scorso è stato condannato a 4 anni di prigione ma il  tribunale gli ha concesso la libertà vigilata. Un mese dopo è toccato lo stesso a Dmytro Kucherov; sarebbero, in totale, oltre 900 le indagini avviate dalla Procura generale ucraina contro gli obiettori, calcola Sheliazhenko. Il presidente del suo Movimento, Ruslan Kotsaba, l’appello a disertare l’ha lanciato molti anni fa, nel 2015, quando al vertice del potere c’era l’ex presidente Petro Poroshenko. 

ADDITATO COME filorusso e spesso minacciato, Kotsaba si è rifiutato di combattere in Donbass ed è stato condannato per tradimento prima dell'invasione russa. In galera ha trascorso oltre 500 giorni. Anche se Amnesty International lo ha inserito ufficialmente nella lista dei “prigionieri di coscienza”, un altro processo contro di lui è iniziato nel luglio scorso. "Siamo pacifisti, il nostro compito è praticare la resistenza non violenta” dice Sheliazhenko. 

Si ricorda che da quando la legge marziale è in vigore, la Difesa di Kiev ha sospeso la possibilità di fare appello all’obiezione di coscienza per evitare la leva, “una violazione dell’articolo 18 del Patto internazionale sui diritti civili e politici”. 

In Ucraina gli uomini dai 18 ai 60 anni non possono lasciare il Paese: “Abbiamo petizioni con migliaia di firme che richiedono l’apertura delle frontiere, ma la risposta dell’ufficio presidenziale è stata evasiva”.

Chi decide di disertare o diventare obiettore, continua il segretario, “viene fermato in base all’articolo 336 del codice criminale ucraino, quello che punisce l'evasione della mobilitazione con il carcere da tre a cinque anni”.

Michela A.G. Jaccarino - Il Fatto quotidiano del 8 marzo 2023




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