domenica 3 dicembre 2023

Addio ventre materno... nasceremo dalle macchine?



 (...) La tecnologia, battezzata biobag, fu sviluppata nel 2017 da un gruppo di ricerca dell’ospedale pediatrico di Philadelphia. Si tratta di uno degli esempi più riusciti e più discussi di crescita del feto al di fuori dell’utero, un processo conosciuto con il nome di ‘ectogenesi’. 

La tecnologia ha anzitutto l’obiettivo di aumentare le possibilità di sopravvivenza per i neonati prematuri, sostituendo gli incubatori utilizzati attualmente con un ambiente più somigliante a quello fisiologico. 

Si tratterebbe, cioè, di quella che è comunemente definita una ‘ectogenesi parziale’, in cui l’utero naturale è sostituito da quello artificiale soltanto nelle fasi finali dello sviluppo del feto.  In realtà, nessuno sa quali siano davvero le potenzialità di questa tecnologia: gli esperimenti, infatti, non hanno mai anticipato il limite stabilito convenzionalmente per la viabilità fetale negli esseri umani. “Se ti spingi oltre” ha commentato Alan Flake, il medico a capo dello studio, “è molto probabile che finirai per aprire un vaso di Pandora”. 

Oggi l’ectogenesi totale è ancora una possibilità lontana, ma non così remota come si potrebbe immaginare. Le tecnologie attuali ci permettono già di far nascere embrioni ‘in provetta’ e di farli crescere al di fuori del corpo umano per almeno due settimane. 

Tra la crescita di embrioni in vitro e ‘grembi artificiali’ come la biobag, il periodo in cui l’utero biologico è strettamente necessario alla riproduzione umana è attualmente soltanto di venti settimane, un gap che potrebbe ridursi sempre di più nel prossimo futuro... 

La possibilità tecnologica della riproduzione al di fuori dell’organismo appartiene da secoli al nostro immaginario culturale, dai misteriosi esperimenti dell’alchimia rinascimentale alla fantascienza inquietante di Matrix. 

Di volta in volta la capacità di svincolare del tutto la riproduzione della specie umana dal corpo biologico è stata dipinta come un trionfo tecnoscientifico o come un incubo distopico, suscitando entusiasmo e indignazione, inquietudini e speranze. (...)

Laura Tripaldi - (Fonte: La Stampa 2 dicembre 2023)


Scrittrice e ricercatrice indipendente. Il suo ultimo libro è “Gender Tech. Come la tecnologia controlla il corpo delle donne” (Laterza, 2023)



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