Lo sviluppo dell’agricoltura sociale in Italia è un processo ancora in corso e si riferisce ad un settore dinamico e in via di sviluppo basato su obiettivi agricoli e sociali. Partita con le prime esperienze maturate nei primi anni ’70, oggi l’agricoltura sociale può essere considerata come un’innovazione di sviluppo rurale ben affermata in tutte le regioni italiane e sostenuta da un quadro normativo nazionale.
La Legge Nazionale 141/2015 descrive l’agricoltura sociale “come un aspetto della multifunzionalità delle imprese agricole, finalizzato allo sviluppo dei servizi sociali e degli interventi di inserimento socio-sanitario, educativo e socio-lavorativo, al fine di favorire un agevole e corretto accesso ai servizi concessi alle persone, alle famiglie e alle comunità locali in tutto il territorio nazionale, in particolare nelle aree rurali o disagiate”.
All’interno delle misure di sostegno, la Legge 141 ha riconosciuto all’agricoltura sociale un valore aggiunto per l’uso del suolo pubblico e confiscato alla mafia. Queste misure di sostegno derivano dalle numerose esperienze maturate negli ultimi 20 anni nelle aree marginali e nell’entroterra del nostro Paese o insediate in terreni confiscati alle mafie.
Sulla base dei dati del Rapporto 2020 sull’agricoltura sociale prodotto dalla Rete Rurale Nazionale (su un campione di 115 soggetti) è significativo il prestito gratuito di terreni pubblici (9%) e privati (7%) e la gestione dei terreni inclusi quelli confiscati alle mafie (9%). Questi dati trovano inoltre conferma da un’analisi approfondita dei membri del Forum Nazionale dell’Agricoltura Sociale che sottolinea l’importanza della rigenerazione dei terreni abbandonati o confiscati alle mafie, la tutela del paesaggio rurale, la conservazione delle risorse naturali promuovendo un nuovo modello di benessere. Rilevante è pure la fortissima interazione tra le fattorie sociali e i paesaggi cui appartengono. In questo rapporto, e in continuità e coerenza con gli approcci etici che caratterizzano le modalità di intervento sociale, l’agricoltura sociale tende in primo luogo e sempre più ad adottare metodi di agricoltura biologica o produzioni ecosostenibili o sistemi agroecologici come i Sistemi di Garanzia Partecipativa e le pratiche di agricoltura sinergica.
Fin dalla sua nascita nel 2011, il Forum Nazionale dell’Agricoltura Sociale ha promosso e sostenuto gli agricoltori sociali nell’accesso alla terra nelle aree rurali e periurbane, salvandole dall’abbandono e dal degrado e offrendo al contempo opportunità di lavoro alle persone a rischio di emarginazione. La tutela dell’accesso alla terra come bene pubblico, la cura dell’ambiente, la lotta alle disuguaglianze sociali e alle pratiche illegali sono quindi strettamente collegati nella missione del Forum Nazionale dell’Agricoltura Sociale.
Negli ultimi due anni, segnati dall’esplosione della crisi pandemica, gli agricoltori sociali hanno svolto un ruolo cruciale in termini di supporto alla comunità locale durante il confinamento. Hanno offerto alle persone con disabilità mentali o autismo un luogo sicuro dove poter ottenere sollievo dall’isolamento, hanno consegnato cibo alle persone bisognose. Si tratta di un’infrastruttura sociale ampia e ben radicata che dovrebbe trovare, anche per quanto detto finora, un posto privilegiato nella prossima Politica a tutti i livelli.
Ulteriori informazioni:
Ilaria Signoriello – Forum Nazionale Agricoltura Sociale e Coordinatrice scientifica Rural Social Act – i.signoriello@libero.it - http://www.forumagricolturasociale.it
Gruppo Suolo Europa
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