Nei Movimenti è ancora forte la spinta a costruire un nuovo soggetto politico alternativo all’attuale pletora dei partiti e all’astensionismo. Però, sul piano dei contenuti, c’è chi auspica per “un nuovo modello di sviluppo”, cioè ribadisce l’idea che il fine dell’economia è lo sviluppo. Invece, la causa dei problemi ambientali e sociali -dunque politici- è proprio la finalizzazione dell’economia allo sviluppo.
Dunque ciò di cui c’è bisogno è un “nuovo modello di economia”, cioè economia non finalizzata allo sviluppo ma alla compatibilità con i limiti della sostenibilità ambientale.
Detto in altre parole: non c’è futuro per l’umanità se si punta ad uno sviluppo economico, perché lo sviluppo consuma più risorse riproducibili di quelle rigenerate annualmente dalla fotosintesi clorofilliana (l’overshoot day l’anno scorso è stato il 29 luglio) ed emette più anidride carbonica di quella che la fotosintesi clorofilliana sintetizza. Insomma, è necessario abbandonare la finalizzazione dell’economia allo sviluppo. Su questa base si può veramente costruire “un nuovo soggetto politico alternativo, per un modello alternativo di economia e di politica”.
Altrimenti, avverte Maurizio Pallante, lo “sviluppo sostenibile” è un imbroglio. Chi usa questo termine: imbroglia o è imbrogliato. Pallante, fondatore del Movimento per la Decrescita Felice, lo dimostra con un libro:
L’ IMBROGLIO DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE
” Una società che ormai basa la propria economia sulla continua produzione di beni in gran parte superflui e sul loro consumo sfrenato, come può pensare di conciliare la crescita economica, seppur calmierata, con una diminuzione di inquinamento e sovrautilizzo di risorse naturali?”
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