Eh sì cari amici, anch’io sono un “oscurato”, a tutti gli effetti ed in tutti i modi ed in tutti gli argomenti trattati. Non parlo di un “io” fisico, bensì di quel modo di pensare che rende condivisibili quegli oggetti concettuali, che -particolarmente- si adattano ad una concezione olistica evolutiva. Malgrado la capacità espressiva e la collaborazione di anime nobili questo tipo di “informazione”, chiamiamola alternativa al sistema corrente, riceve attenzioni controverse da parte dei media di sistema. Qui non parlo solo dei giornaloni cartacei, delle reti radio e tv, che in un lontano passato dedicarono grande attenzione ai “miei” prodotti o “modi espressivi”, ora completamente ignorati, ma persino quel palcoscenico aperto (dichiaratamente) a tutti, per garantire una libera espressione democratica “personale”, che chiamiamo “internet”, si è dotato di mezzi di controllo, sempre più stringenti che lasciano passare immagini e contenuti condivisi nell’etere solo attraverso fessure sempre più strette.
Faccio degli esempi concreti, prendiamo il grande indicizzatore “google” che ha modificato la segnalazione delle fonti, non più basandosi sulla veridicità dei “contenuti” informativi, sino al punto di cancellare od abbassare il livello della segnalazione, tenendo conto di valutazioni diverse dalla “verità” o dalla “bontà” degli argomenti trattati, operando così l’indicizzazione di ciò che “conviene”, sia in termini di “copy right”, di metro commerciale o di potere politico dominante.
Prendiamo l’esempio del tema “bioregionalismo” che fino agli anni 2000 era rappresentato pressoché integralmente dai temi proposti attraverso i nostri canali, con proposte che toccavano i vari aspetti bioregionali, da quelli relati all’ecologia profonda e ed alla spiritualità della natura, a quelli inerenti la politica amministrativa, i criteri di vita solidale negli ambiti bioregionali, l’economia basata sulla produzione sostenibile, il senso dell’identità locale, la difesa dei valori umani ed universali, ecc. Mentre oggi vediamo che su “google” vengono privilegiati i siti che indicizzano massimamente il bioregionalismo di carattere geografico o “declamativo”, ovvero avulso da una attuazione a tutto campo nella società. I nostri argomenti, trattati nel blog del circolo VV.TT., in quello di Paolo D’Arpini o in Bioregionalismo Treia sono relegati alle ultime voci in lista o addirittura completamente ignorati.
Altro esempio di sottile offuscamento riguarda le pubblicazioni di carattere geopolitico sul nostro blog “Altra Calcata.. altro mondo” che sino a pochi mesi fa contava dalle 1500 alle 2000 letture giornaliere ed oggi, dopo la cura del riposizionamento operato da “google”, arriva ad una media di appena 50 visite giornaliere. Ma questi sono solo piccoli esempi della censura sotterranea operata dai segnalatori delle notizie in Rete.
Poi dovrei passare alla cortina di ferro dei social, ovvero al palcoscenico Meta (FB), lì i sipari sono quasi sempre chiusi, od al massimo socchiusi se trattasi di post innocui, tipo gattini o cagnolini in mostra. Negli ultimi anni ho dovuto cambiare profili che venivano bannati con motivazioni incompresibili, oppure mi vedevo punito con lunghe permanenze in quarantena. Alcuni link, collegati ad alcuni miei blog, non si potevano condividere, perché definiti “spam” o peggio perché provocavano “l’odio sociale” (sic), ed ancora ogni giorno l’ufficio censura mi comunica di aver rimosso qualche post senza specificarne propriamente i motivi.
A volte mi chiedo come mai questi post diano così tanto fastidio al signor Mark Zuckerberg, quando osservo la facilità nell’accoglienza di post veramente diabolici ed osceni mentre i miei innocenti discorsi, basati su verità e giustizia ed espressi con parole pulite, sono interdetti alla condivisione. Forse gli argomenti ragionevolmente proposti sono più pericolosi delle parolacce e delle diatribe inutili?
Beh, tutto sommato sono contento, è evidente che questa griglia censoria è necessaria ai protettori del sistema per tenere a bada chi si permette di infastidire i manovratori, quelli che credono veramente di essere i “detentori supremi” del potere!
Poveretti, non hanno ancora capito…
Paolo D’Arpini
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