"E’ compito del nobile riconoscere per tempo il momento di ritirarsi. Questa può compiersi in forma amichevole senza che si rendano necessarie incresciose discussioni. Ma pur osservando le forme esteriori è necessario mantenersi assolutamente fermi nella decisione presa, in modo da non lasciarsi fuorviare da considerazioni inopportune." (I Ching, commento alla quinta linea, esagramma 33, La Ritirata)
Caro Paolo, quella volta volevo tanto venire da Etain, ma poi mi sono resa conto che sarebbe stata una fuga, così ho accompagnato mio figlio e il mio compagno al rifugio Sarzana, di cui lui è il gestore.
Ho camminato con grande fatica, perché le mie gambe non sono robuste come quelle di Pia, svizzera di Ginevra che ho trovato una volta salita al rifugio.
Pia, sta facendo il cammino di Santiago e ha due spalle e due braccia che sembrano quelle di una lottatrice. Mi ha raccontato tutta la sua vita e ha pianto tanto davanti alle nostre zuppe. “Ma come? -le dicevo- con due gambe così, con un corpo così puoi andare dappertutto!”. Ma Pia di questo non sembrava affatto convinta. Le ho consigliato Walnut per costruirsi il suo mantello invisibile e continuare ad attraversare il mondo.
Più tardi arrivava gente e ho lavato una montagna di piatti, e sentivo il mio corpo di bambina urbana un po’ meno debole e fugace.
Tuttavia non resisto più di due giorni, perché mi sento accerchiata da montagne che io non conosco. Del resto quello non è un mio luogo. Ma dopo tanti anni ho tentato un primo approccio un po’ più consapevole.
Per il resto sono la solita di sempre. Ho consumato una confezione di Lysoform per pulire la cacca di trenta boy scout in piena dissenteria, almeno dieci litri d’acqua per lavarmi denti e sedere. E due rotoli di carta per asciugare la bocca del bambino sempre appiccicosa di more e marmellate.Però ho riciclato le tovagliette di carta per i clienti, mi sono mangiata gli avanzi delle crostate e non mi sono lavata le ascelle per due giorni.
Dimenticavo mi si sono spezzate due unghie...
Francesca Serra
Pratale. Etain con le mani nella terra
Mia rispostina:
"Cara Francesca, quando ho detto ad Etain che parecchie persone erano con lei lì presenti, idealmente assieme a me, ha abbozzato un sorriso di assenso ed in effetti il nostro rapporto non si è fermato al livello personale. Abbiamo spaziato nell’Universo senza limiti né confini ed abbiamo incontrato le diecimila creature, come dicono i cinesi per significare tutti gli esseri senzienti. Considera questa lettera una risposta da quell’incontro magico!
Una storia affascinante che voglio riportarti è quella di Guglielmo il Conquistatore. Un normanno, figlio naturale del duca di Normandia e di una sciacquina plebea. Quella “pecca” sempre restò nella sua vita ma anche fu una forza prorompente che gli diede il necessario coraggio a compiere le più nefande e le più gloriose imprese.
Una volta aveva posto l’assedio ad una città ribelle. Gli abitanti a mo' di offesa per la sua “bastardaggine” affissero al pennone più alto una pelle, per ricordare a Guglielmo le sue origini, infatti la madre apparteneva ad una famiglia di conciatori di pelli. Alfine quando la città fu espugnata lui fece tagliare entrambe le mani a tutti gli abitanti, bambini e donne comprese. praticamente li condannò alla mendicità a vita o ad una tremenda morte.
Stavamo parlando dei nostri figli con Etain, i suoi sono tutti poliglotti, parlano l’inglese, l’italiano ed alcuni anche il tedesco (Martin è svizzero tedesco ed Etain è inglese). Mentre dei miei figli solo i primi due sono poliglotti, il maschio più grande che vive a Parigi, di madre francese, e la seconda che vive alle Canarie, ed è figlia di una fiamminga. Questa figlia, Barbara, è una vera indipendentista, ha appreso le lingue di tutti i suoi contatti: l’italiano, il fiammingo, il francese, l’inglese, il tedesco, lo spagnolo. Gli altri due figli piccoli, si fa per dire, un’altra femmina, Caterina, ed una altro maschio, Felix, sono nati da due donne fiamminghe, due sorelle che il destino mi fece incontrare in tempi diversi. Ma loro non parlano una parola di altre lingue oltre all’italiano, si sono specializzati in italiano, che strano…
Etain mi ha allora raccontato un’altra storia di Guglielmo I, quella del suo amore per Matilde delle Fiandre (una fiamminga appunto…). Matilde era rinomata per la sua bellezza, si dice avesse dei meravigliosi lunghi capelli rossi e ricci… era una giovinetta diciasettenne e Guglielmo la voleva per sé. Il duca normanno, che aveva già conquistato l’inghilterra, mandò dei messi a chiederne la mano. Matilde freddamente rispose che non avrebbe mai sposato un bastardo… Guglielmo partì di corsa con il suo destriero, da solo, e raggiunse le Fiandre, attese che la bellissima Matilde comparisse per strada con tutto il seguito, lei era su un cavallo bianco ed indossava una veste bianca, i suoi capelli rilucevano al vento ed al sole. Guglielmo si avvicinò, la tirò giù e la trascinò nel fango della strada afferrandola per la capigliatura, la fece rotolare in mezza alla melma ed agli escrementi, poi risalì sul suo cavallo e se ne tornò in Inghilterra. La famiglia della ragazza offesa voleva dichiarare guerra a Guglielmo… ma lei disse: “...non c’è bisogno… sposerò quell’uomo!”
Così non ho potuto fare a meno di sentirmi un po’ anch’io Guglielmo!
Etain mi ha detto che lei vorrebbe nascere ancora diecimila volte, la sua sete di vita e la sua indifferenza alla vita sono evidenti… l’ho capito quando mi ha raccontato di un suo amico morto recentemente. Le ho chiesto “quanti anni aveva?” E lei “cinquantadue..” Ed io “…si è tolto un peso...” E lei “penso anch’io così...”. Ma allo stesso tempo mi ha detto che lei sarebbe contenta di rinascere anche diecimila volte, come i diecimila esseri, evidentemente…
Poi mi ha chiesto di scriverle un pensiero sul libro degli ospiti di Pratale ed io ho scritto, ascoltando il suono di tamburi in distanza “Ci sono tamburi a Calcata, a Jillellamudi ed anche a Pratale… ma non dire che ci sono molti suonatori di tamburi basta dire che sono…”
Paolo D’Arpini
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