domenica 7 novembre 2021

Reintegrazione bioregionale, per riapprendere il proprio luogo e la propria cultura



Italo Calvino nel suo romanzo il “Visconte dimezzato” raccontava di un visconte che fu colpito in battaglia da una cannonata in due parti uguali una buona e una cattiva. Le due parti si aggiravano per le campagne facendo danni allo stesso modo, una volendo fare il bene e l’altra il male. I contadini disperati con uno stratagemma riuscirono a catturare le due parti e a ricucirle insieme così tornò la pace nelle contrade. Questo per dire che come può esistere un tipo di comunicazione manipolata così può esistere una contro comunicazione o comunicazione alternativa che può essere anch’essa manipolata e sono convinto che tutte e due fanno danni allo stesso modo.

Quando ero giovane assorbivo a piene mani dalla contro cultura americana espressionismo astratto, beat generation, free jazz, sapevo tutto di Bob Dylan di Che Guevara, di un gruppo di femministe morte in un incendio in fabbrica, poi ho scoperto che non sapevo niente di Ninno Nanco, famoso brigante, di Matteo Salvatore famoso poeta cantastorie di Aprirena, scomparso pochi anni fa, non sapevo della rivolta delle tabacchine negli anni 30, nel Salento, in cui morirono diverse donne.

Conoscevo Frank Lyod Wright e non conoscevo l’architettura rurale dei luoghi in cui vivevo, non conoscevo la musica di tradizione della mia regione. Poi ho scoperto pian piano che le grandi coltivazioni di canapa e lino nel meridione sono state spazzate via dal nylon e dal cotone degli americani, che le osterie e le trattorie sono state soppiantate da american bar con tutti i materiali per realizzarli provenienti da oltre oceano, che dopo la guerra alcune lobbies di allevatori americani hanno deciso che tutti dovevano mangiare più carne.

Mio nonno aveva una dieta quasi vegetariana, è stato calcolato che un tempo il consumo pro-capite di legumi era di 25 kg a persona e la carne 2-3 kg a persona e che oggi il rapporto è esattamente l’opposto con un consumo pro capite di carne di circa 25-30 kg e il consumo di legumi 3-5 kg.

Non ho niente contro la cultura americana ma per un sacco di anni come hanno fatto le generazioni precedenti tutto quello che veniva dea fuori e da lontano sembrava più bello, poi non c’era nessun tipo di filtro o resistenza da parte delle istituzioni o anche dagli intellettuali e associazioni, sto scrivendo di getto non so dove voglio arrivare, per ora mi fermo!

Ferdinando Renzetti



1 commento:

  1. Scrive Guido Dalla Casa: ”…tutta l’agricoltura industriale è una terribile patologia della Terra, è un processo che distrugge la Vita. La colpa è di tutta la civiltà industriale, con il suo squallido primato dell’economia e della crescita, che ha ormai invaso il mondo intero…”

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