Una mattina al mare, passeggio su una bella spiaggia riscaldata dal sole di fine settembre, non c’è nessuno fin dove posso vedere, le onde si infrangono sulla battigia, l’aria è pulita e ricca di salsedine trasportata dal vento. L’unico segno della presenza umana sono le orme che i miei piedi lasciano sulla sabbia…
A un certo istante comincio a sentire delle vocine arrivare dalla sabbia bagnata dall’acqua, come un piccolo coro: “Grazie, grazie, grazie!” Non mi sembra vero ma poi capisco che questi ringraziamenti sono rivolti proprio a me e ne sono veramente contento….
Ieri al campeggio mi sono fatto insegnare da Mariagrazia il suo piatto vegan più caratteristico, gli “Spaghetti alle vongole felici”, dove però in questo famoso piatto della nostra tradizione culinaria-marina, le vongole sono state sostituite dai pistacchi. Il piatto è veramente gustoso e non fa proprio rimpiangere l’originale, i pistacchi cotti col soffritto sono anche divertenti da sgusciare… E le vongole?
… Le vongole sono rimaste a vivere felici nella sabbia!
Alla faccia delle barche da pesca “turbosoffianti” che devastano i fondali marini sabbiosi anche sottocosta aspirando tutto quello che trovano per tenersi poi solo le vongole, distruggendo ogni forma di vita subacquea e creando infine un vero e proprio deserto sottomarino come sta accadendo da noi, principalmente nel Mare Adriatico…
Compassione – La parola deriva dal latino patire, ma infine dal greco sympátheia, “comunità del dolore”, definisce un moto dell’anima che ci fa sentire dispiaciuti dei mali altrui, quasi fossimo noi a soffrirli. Nella visione olistica del buddismo la compassione è anche il desiderio del bene nei confronti di ogni essere vivente nell’idea che tutto sia connesso. Dunque si può affermare che non vi può essere saggezza senza compassione, né, ovviamente, vera compassione senza saggezza.
Ecologia profonda – Per il buddismo la compassione è una idea fondamentale ed è legata alla saggezza, ma quale saggezza? La storia del pianeta, le varie civiltà che si sono succedute durante i millenni dal Paleoliticosuperiore fino ai nostri giorni (matriarcali, patriarcali) e il rapporto (ultimamente molto negativo) che gli umani hanno avuto con il pianeta, ci insegnano che la vera saggezza è quella ecologica.
In un interessante articolo apparso sul n. 35 della rivista Lato Selvatico, il poeta americano Gary Snyder afferma chiaramente che non si può salvare un animale o una specie se non si opera per salvare la bioregione in cui essa vive. Questo è quello che insegna l’ecologia profonda. Così se non si risolve il problema della pesca dissennata nel Mare Adriatico non rimarrà in vita più nessuna vongola! E già moltissime ne arrivano dalla Spagna…
La voglia di mangiare troppe vongole (e i pesci) ma specialmente troppa carne (la “Cultura della bistecca” come ricorda Jeremy Rifkin nel suo bel libro Ecocidio) sta causando dei guasti probabilmente irreversibili sul pianeta (desertificazione di mari e regioni intere e miseria per le popolazioni locali), insieme ad una immensa sofferenza degli animali (allevamenti intensivi) e anche degli umani stessi (malattie cardiocircovascolari e tumori in grandissimo aumento).
Gary Snyder ci ricorda ancora il primo precetto buddista: “Non causare male non necessario”. Ecco che quindi è chiaro che per i popoli occidentali, ricchi e pieni di risorse, sarebbe veramente “da ammirare” cercare di cibarsi il più possibile di verdure e cereali e rispettare di più gli animali (esseri viventi più deboli e indifesi), altrimenti, continua Snyder, si va verso “una forma lussuriosa dello spreco” che il pianeta non si può più permettere…
Ovviamente, quello che vale per i popoli occidentali non può valere per le popolazioni del terzo mondo e tribali, la cui economia alimentare è ancora troppo legata alla caccia e alla pesca, e poi il primo precetto buddista non è neanche un ordine imperativo per nessuno (c’è ancora per fortuna chi almeno alleva gli animali con grande cura e amore), è solo un invito alla riflessione che la saggezza ecologica può alla fine trasformare in una pratica quotidiana di mangiare meno carne o addirittura rinunciarci.
Buona tavola eco-pacifista – A tavola ogni giorno ciascuno di noi può fare qualcosa per il pianeta e per lenire la sofferenza di tanti animali maltrattati per un bisogno troppo imposto dalla “Cultura della bistecca” (cioè dalle multinazionali alimentari). La cucina vegetariana e vegana presentano un’infinità di piatti cruelty free veramente gustosi (e anche saggi e divertenti da realizzare come gli Spaghetti alle vongole felici…).
La compassione a tavola! Mangiare rendendo omaggio alla sacralità della vita e del pianeta, una pratica quotidiana del “Great Work” (il Grande Lavoro), la bellissima visione del compianto ecoteologo e bioregionalista Padre Thomas Berry, dove ciascuno di noi dovrebbe sforzarsi di fare ogni giorno qualcosa per arrivare ad una nuova era di saggezza ecologica che lui ha chiamato l’”Era Ecozoica”.
La natura selvatica ci insegna che nessuna specie fa del male ad un’altra per il solo piacere o la consapevolezza di farlo, solo l’uomo è capace di farlo, e attualmente l’idea normalmente accettata che la specie umana abbia un’evoluzione culturale sempre in avanti, è contraddetta proprio da ciò che stiamo facendo agli animali, al pianeta e in definitiva a noi stessi. Solo per parlare da europei, nella Civiltà dell’Antica Europa neolitica, agricola, pacifica, egualitaria e matristica, c’era molta più consapevolezze ecologica che ai nostri giorni.
Forse la vera bontà dell’essere umano, ci ricorda lo scrittore ceco Milan Kundera in L’insostenibile leggerezza dell’essere si può misurare da come tratta tutti gli esseri inferiori, i più deboli, quelli non si possono difendere, prima di tutto gli animali, ma poi anche gli alberi, le donne, le bambine e i bambini, gli anziani, gli zingari, le persone diversamente abili…
Per finire un gioco, un bellissimo ed significativo gioco, che ognuno può fare da solo o in società (narrato sul recente libro di Mark Rowlands: Il lupo e il filosofo).
Proviamo ad immaginare come vorremmo il mondo e magari proviamo ad immaginare una società equa, basata sui valori della pace, della solidarietà, della compassione, dell’uguaglianza, senza la guerra, lo sfruttamento della natura, ecc. Bellissimo no? Chi di noi non vorrebbe viverci?
Però c’è una regola particolare del gioco che lo rende veramente interessante, eccola: solo, ma solo alla fine del gioco, ciascun giocatore potrà sapere chi sarà, che vita condurrà, in questa nuova società. Saprà quindi se sarà un uomo o una donna, bianco o nero, ricco o povero, intelligente o stupido, credente o ateo, altruista o egoista, e così via. Ma anche (attenzione!) se sarà un vecchio o un bambino, un malato, addirittura un animale o una pianta, in definitiva, un debole…
E se a noi ci capitasse di essere una vacca, un maiale o… una vongola?
Stefano Panzarasa
Nota: la ricetta degli “Spaghetti alle vongole felici” e altre ricette eco-pacifiste si trovano su www.veganblog.it (chef: Mariagrazia). I vostri commenti sono benvenuti!
Altre informazioni su www.orecchioverde.ilcannocchiale.it (blog su bioregionalismo, ecologia profonda e poesia dedicato al poeta Gianni Rodari).
Le mie canzoni eco-pacifiste su www.myspace.com/orecchioverde
Nessun commento:
Posta un commento